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Mario Volanti: "Radio Italia Live a Palermo è un Investimento d'Amore per la Musica Italiana"

Venerdi 27 giugno – ad ingresso gratuito una carrellata di nomi noti

Simone Russo

17 Giugno 2025, 18:58

Mario Volanti: "Radio Italia Live a Palermo è un Investimento d'Amore per la Musica Italiana"

L’attesa sta per finire. Le luci del palcoscenico si preparano ad accendersi al Foro Italico, irradiando la musica italiana sulla splendida cornice di Palermo. Venerdi 27 giugno – ad ingresso gratuito- saliranno sul palco del “Radio Italia Live – Il Concerto” Annalisa, Blanco, Francesco Gabbani, Gaia, Negramaro, Noemi, Raf, Rhove, Rkomi, Rose Villain, Tananai e The Kolors. Sarà una serata di festa, di ritmi incalzanti e di voci che hanno fatto la storia e continuano a scriverla, ma dietro le quinte di questo imponente evento c'è la visione di un uomo: Mario Volanti, editore e presidente di Radio Italia solomusicaitaliana. La sua è una figura che incarna non solo l'innovazione e la passione per la radio, ma anche un legame profondo e inestricabile con la Sicilia, un'isola che lo ha visto nascere e che, nonostante una vita trascorsa in gran parte altrove, continua a richiamarlo a sé con la forza delle radici più autentiche. Pur avendo vissuto la sua crescita professionale a Milano, porta nel cuore un pezzo di quella Terra baciata dal sole. Un legame tanto forte da avergli conferito la cittadinanza onoraria di Palermo, un riconoscimento che sancisce un'appartenenza sentita, profonda.

«Sono nato a Messina, fisicamente, ma il mio viaggio è iniziato prestissimo. A un solo anno di et – spiega Mario Volanti - mio padre, come tanti migranti negli anni '50, mi ha portato con sé a Milano. Partivamo dalla Sicilia con la speranza di trovare lavoro e condurre una vita dignitosa. Quindi, pur essendo nato in Sicilia, la mia infanzia e adolescenza si sono svolte a Milano. Tuttavia, il legame con la mia Terra d'origine non si è mai spezzato. Grazie ai parenti rimasti in Sicilia, ogni anno tornavamo per le vacanze, mantenendo vivo quel filo rosso. In casa, i miei genitori parlavano in dialetto siciliano, e così la lingua della Sicilia è entrata nelle mie orecchie sin da piccolo, diventando parte di me. All'età di undici anni, un tentativo di mio padre di trovare lavoro in Sicilia ci ha riportato a Messina. Ho frequentato la terza media e il primo anno di liceo scientifico, ma purtroppo le opportunità lavorative non si sono concretizzate e così siamo tornati a Milano. Il mio rapporto con la Sicilia è quindi continuativo, ma non intenso come quello di chi ci vive quotidianamente. Ho avuto l'onore di diventare cittadino onorario di Palermo, e in molti aspetti, anche nei miei comportamenti, mi sento profondamente siciliano. Tuttavia, c'è anche una parte di me che non si sente pienamente siciliana. Questo perché non ho avuto la possibilità di vivere in maniera continuativa le complessità della realtà siciliana, che non sono sempre semplici. La Sicilia, come altre regioni del Mezzogiorno, affronta una serie di problemi che chi ci abita sperimenta direttamente. Chi ne sente parlare, invece, ne è a conoscenza, ma l'esperienza vissuta è profondamente diversa. Ed è questa differenza che, in parte, modella il mio legame con l'Isola, un legame forte, ma forse meno viscerale rispetto a chi non l'ha mai lasciata».

Per tre anni , il suggestivo scenario del Foro Italico ha fatto da cornice al concerto di Radio Italia Live. Quali ricordi porta con sé di queste tre edizioni che hanno illuminato Palermo con la musica italiana?

«Ho tre ricordi meravigliosi, ciascuno con la sua peculiarità. La prima esperienza mi ha sorpreso per l'inaspettata partecipazione, che mi ha coinvolto in modo significativo. La seconda volta è stata altrettanto importante. L'ultima, poi, è stata un vero e proprio bagno di folla, regalandomi l'emozione indescrivibile di stare sul palco e vedere la reazione entusiasta del pubblico».

Tra pochi giorni, le luci si riaccenderanno sul palco del Radio Italia Live - Il Concerto, un evento che porta il cuore della musica nazionale in Sicilia. Sappiamo che l'isola, pur ricchissima di talenti, a volte può sembrare distante dal panorama musicale mainstream. Quanto lavoro c'è dietro l'organizzazione di un'iniziativa così imponente? E, soprattutto, quale impegno economico è necessario per offrire uno spettacolo di tale portata, totalmente gratuito per il pubblico siciliano?

«Per me e per Radio Italia, questo evento è un investimento considerevole. È impensabile riuscire a coprirne i costi diretti, ma lo consideriamo un'opportunità preziosa. Ci permette di offrire al pubblico un grande momento di spettacolo e, allo stesso tempo, di dare agli artisti un'occasione bellissima per esibirsi su quel palco, un'opportunità che ci chiedono proprio. Dietro a ogni concerto, sia a Milano che a Palermo, c'è un lavoro immenso, circa sette mesi di preparazione. Non si tratta solo dello show in sé: ci sono l'allestimento, le autorizzazioni, l'organizzazione generale, gli incontri con le autorità, e la complessa gestione delle prove con l'orchestra e degli spostamenti aerei. È un'impresa molto complicata. Nonostante la mole di lavoro, siamo ormai rodati e riusciamo a gestire tutto in modo efficiente. Una grande festa in musica».

Facendo un passo indietro nel tempo, arriviamo al 1982, l'anno in cui vede la luce Radio Italia. Fu un momento storico particolare, in cui nessuna altra emittente radiofonica trasmetteva esclusivamente musica italiana. Come è nata, quindi, un'idea così innovativa e controcorrente per l'epoca?

«È nato tutto dalla mia forte volontà, e l'ho realizzato. Spesso si dice che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, ma per noi, tra il dire e il fare c'è stato di mezzo Mario. Con un pizzico di fortuna, un impegno instancabile e decisioni mirate, siamo cresciuti fino a diventare una grande emittente. Abbiamo costruito una struttura solida, frutto di 43 anni di lavoro costante e quotidiano. Insieme al mio staff, che per me è una vera famiglia, abbiamo dato vita a questo splendido strumento di comunicazione».

Oggi Radio Italia solomusicaitaliana è una realtà imponente: con ben 120 dipendenti e l'impressionante cifra di 720 concerti realizzati all'interno della vostra "casa" di Cologno Monzese in 25 anni, è evidente che siete diventati una vera e propria grande famiglia radiofonica. Come siete riusciti a costruire un'organizzazione così solida e coesa nel tempo?

«Siamo una vera famiglia, specialmente nei rapporti. Ho un contatto quotidiano con tutti i miei dipendenti: ci vediamo, parliamo e, se serve, scherziamo ogni giorno. Tutto quello che abbiamo realizzato è frutto di pura passione. Pensiamo ai 720 concerti a Cologno Monzese, un impegno enorme, o ai "Radio Italia Live" a Milano, Palermo, Napoli e Malta. E ci sono tante altre iniziative che spesso non mettiamo in evidenza. Ricordo, ad esempio, nel 2001, subito dopo l'attentato alle Torri Gemelle, organizzammo in poche settimane un concerto in diretta da New York con quattro grandi artisti italiani, mentre le Torri fumavano ancora. Abbiamo portato la musica anche a Cuba, in Sud America e in Canada, dove Tiziano Ferro ha tenuto il suo primo concerto proprio con noi di Radio Italia-Solo Musica Italiana. Tutto questo non solo ha creato una forte unione tra di noi, ma ha anche permesso di coltivare grandi professionalità all'interno della mia azienda».

Avete contribuito ad esportare la musica italiana nel mondo…

«Il nostro è stato un importante contributo alla diffusione della musica italiana, soprattutto nelle comunità all'estero. Con circa 22 milioni di italiani residenti fuori dai confini nazionali, abbiamo stretto una proficua collaborazione con il CIM (Confederazione Italiani nel Mondo). Attraverso congressi e incontri diretti, abbiamo mostrato alle varie comunità come accedere alla musica italiana, portando un pezzo di casa loro direttamente nelle loro case. Notiamo che, in particolare, gli italiani all'estero non più giovanissimi hanno un forte desiderio di risentire i suoni e le parole della nostra lingua. Questo impegno rappresenta uno dei maggiori contributi che abbiamo fornito nell'arco degli ultimi ventisette anni».

Quando nel lontano 1982 avete "acceso" la radio, l'avete fatto con una “semplice” cassetta a ciclo continuo. Oggi, invece, viviamo nell'era della "musica fluida", accessibile ovunque e in qualsiasi momento. A livello fisico, concretamente, come è cambiata la musica in questi quarant'anni, passando dalla cassetta ai flussi digitali?

«La registrazione musicale è stata rivoluzionata dai progressi tecnologici. Quello che un<< tempo richiedeva uno studio professionale e processi complessi e laboriosi, ora può essere raggiunto con notevole facilità e qualità superiore. In passato, registrare un LP a 24 tracce richiedeva un meticoloso premixaggio in studio, spesso comportando il taglio e la giunzione fisica dei nastri magnetici. Era un processo che richiedeva tempo, era intricato e necessitava di attrezzature specializzate e competenze. Oggi, lo scenario è completamente diverso. Un semplice computer offre capacità che superano di gran lunga quelle di un tradizionale studio a 24 tracce. Questo salto tecnologico ha ridotto significativamente le complicazioni e ha migliorato enormemente la qualità delle registrazioni. Gli aspiranti musicisti possono ora allestire uno studio di registrazione di livello professionale nelle proprie case, utilizzando una tecnologia che è dieci volte più potente di quella disponibile solo trent'anni fa. Questa accessibilità ha democratizzato la produzione musicale, dando potere a una nuova generazione di artisti».

Esiste un legame indissolubile tra Radio Italia solomusicaitaliana e la figura di Pino Daniele. Qual è il suo ricordo più vivido e significativo di questo straordinario artista?

«La prima nota che ha riempito l'aria di Cologno Monzese, la primissima canzone che ho avuto l'onore di trasmettere, è stata un'anima musicale di Pino Daniele. Parlare di Pino è evocare un universo, un artista immenso, un musicista pazzesco, direi persino unico nel suo genere. Non oserei definirlo "amico" nel senso più intimo e sacro del termine, perché l'amicizia vera, quella con la "A" maiuscola, è un tesoro raro, un legame profondo che si stringe con pochi nella vita. Eppure, tra noi c'era una frequentazione sincera e affettuosa. Ricordo ancora nitidamente quei pomeriggi in ufficio: lui entrava, la sua presenza riempiva la stanza con un'energia calma ma potente, e quasi subito, senza bisogno di preamboli, afferrava una chitarra. In quei momenti, il tempo si fermava. Le sue dita danzavano sulle corde, e dalla sua anima scaturivano melodie che ti entravano dentro, raccontando storie di Napoli, di vita, di passione. Erano momenti indimenticabili, frammenti di pura magia che conservo gelosamente. Pino non era solo un virtuoso delle sette note; era una persona autentica, di una semplicità disarmante e di una grandezza d'animo rara. Non era uno che si "tirava", che ostentava il suo genio. Era semplicemente vero, con una modestia che lo rendeva ancora più gigante ai nostri occhi. La sua musica era lo specchio della sua anima: onesta, profonda, capace di toccare le corde più intime del cuore. Ogni volta che lo ricordo, la sua melodia continua a risuonare, vivida e intramontabile, testimonianza di un talento che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia della musica e nei cuori di chi, come me, ha avuto il privilegio di incrociare il suo cammino».

Radio Italia solomusicaitaliana fin dalla sua nascita si è distinta per essere sempre stata avanti e all'avanguardia. Negli anni, innovazioni come il vostro celebre "Fermo Posta" hanno persino rivoluzionato il modo di interagire tra artisti e pubblico. Ritiene che questa capacità di essere sempre un passo avanti sia una caratteristica intrinseca della vostra emittente?

«Non so dire se siamo stati "avanti" o "all'avanguardia". Quello che so, con assoluta certezza, è che abbiamo sempre cercato di fare ciò che gli altri non facevano. Questo è uno dei miei principi fondamentali: se vedo che qualcosa è già stata fatta, la mia inclinazione è di prendere un'altra strada, di inventare qualcosa di nuovo. Ed è così che, nel tempo, abbiamo dato vita a idee innovative. Una di queste è stata il nostro "Fermo Posta". Era un'idea semplice, ma che si rivelò incredibilmente efficace e, a giudicare dalle reazioni della gente, anche molto apprezzata. Avevamo lanciato un invito al nostro pubblico: "Scriveteci! Le vostre lettere le consegneremo direttamente agli artisti quando verranno a trovarci in radio." E così facemmo. Ogni giorno raccoglievamo con cura la posta dei nostri ascoltatori, e al momento giusto, con un pizzico di emozione, la consegnavamo. Questo non fu solo un'opportunità per chi ci seguiva di sentirsi più vicino ai propri idoli; divenne anche un momento atteso e speciale per gli artisti stessi. Ricordo ancora quando Laura Pausini entrava nei nostri studi. La prima cosa che faceva era chiedere con entusiasmo: "È arrivata posta per me?". Era un piccolo gesto, ma carico di significato, che creava un ponte autentico tra i fan e i loro beniamini, un legame che sentivamo di aver contribuito a forgiare. Questo è ciò che ci rende orgogliosi: aver creato non solo programmi, ma veri e propri spazi di connessione umana e di emozione condivisa».

La musica cosa rappresenta nella sua vita?

«La musica per me è sempre stata, e continua a essere, tutto. Un amore nato quando a soli nove anni ho imbracciato la mia prima chitarra. Da quel momento, non l'ho più lasciata. Certo, con l'avvento della radio e i ritmi serrati del mio lavoro, ho dovuto rallentare, dedicandole meno tempo, ma l'essenza non è mai cambiata: non ho mai smesso di suonare. Anzi, le ore passate a strimpellare a casa, sono per me un puro divertimento, una vera e propria fonte di vita. Ascolto musica costantemente, e negli ultimi quarantadue anni mi sono dedicato esclusivamente a quella italiana. Un tempo, la mia curiosità mi spingeva anche verso la musica straniera, che ho amato e da cui ho tratto molta ispirazione, soprattutto quando suonavo la chitarra e cercavo nuovi spunti creativi. Oggi, la musica italiana è diventata la mia principale musa, e anche da essa traggo ispirazione continua. Per me, la musica non è un semplice sottofondo; è l'aria che respiro. È il battito che scandisce i miei giorni, la compagna fedele che mi ha sostenuto in ogni momento. Senza la musica, onestamente, probabilmente sarei morto da un pezzo. È la mia passione più grande, la mia energia, il mio rifugio».