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Alberto Urso presenta "Reale": l'autenticità siciliana in ogni nota

Il cantautore messinese torna con un nuovo singolo che promette di far riflettere

Simone Russo

10 Luglio 2025, 19:50

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In un'epoca sempre più dominata dal digitale e dall'illusione, il cantautore messinese Alberto Urso torna con un nuovo singolo che promette di far riflettere: "Reale". Il brano si preannuncia come un vero e proprio inno alla ricerca dell'autenticità in un mondo che sembra averla smarrita. Con "Reale", Urso ci invita a guardare oltre le apparenze e a riscoprire ciò che conta davvero, attingendo alle sue radici e alle esperienze che lo hanno plasmato.

«In un mondo che a volte sembra dominato dalla finzione e dalla solitudine digitale – spiega Alberto Urso - la realtà può assumere molteplici forme per ognuno di noi. Non esiste un'unica interpretazione universale, poiché ciò che è reale per me potrebbe non esserlo per te. Mentre viviamo immersi in un'esistenza sempre più artificiale, dove i legami spesso si trasformano in interazioni digitali e la connessione autentica può sembrare un miraggio, la ricerca della realtà diventa un'esigenza profonda. Per me, la realtà si manifesta nella musica, nella sua capacità di evocare emozioni, di raccontare storie senza bisogno di parole, di creare un ponte con il proprio io più profondo. È in quelle melodie e armonie che si ritrova un senso di autenticità e appartenenza, un rifugio dalle maschere che vengono indossate quotidianamente. Per altri, la realtà è incarnata da una persona importante. In un'epoca in cui ci si può sentire isolati nonostante la connettività perenne, la presenza, il supporto e l'amore di qualcuno a cui teniamo profondamente possono rappresentare la vera essenza del reale. È nel contatto umano, nella condivisione di momenti autentici e nella costruzione di relazioni significative che si riscopre il calore e la tangibilità di un'esistenza che va oltre lo schermo. Infine, la realtà è, in fondo, ciò che ciascuno di noi percepisce e sente. Che sia attraverso la potenza evocativa della musica o la forza rassicurante di un legame umano, ognuno trova il proprio modo per ancorarsi a qualcosa di vero e tangibile in un mondo che, spesso, appare come una grande messa in scena».

Com’è nata “Reale”? Quando hai capito che era il momento giusto per scriverla?

«Tutto è iniziato qualche mese fa, quando ho avuto l'opportunità di scrivere un brano insieme a Giuseppe Anastasi. In quel periodo, mi sentivo come se la mia vita stesse andando a rotoli, sia a livello musicale che personale. Vedevo tutti ossessionati dai numeri e dal successo effimero, dimenticando che la vita è una sola e va vissuta appieno. Dobbiamo imparare a dare priorità a noi stessi, a fare cose belle e autentiche, e a smetterla di vivere nella finzione. L'avvento dell'intelligenza artificiale, in particolare, mi preoccupa. Sembra che stiamo peggiorando anziché migliorare, perdendo sempre più il contatto con la vera essenza dell'esistenza. Questo brano è nato proprio da queste riflessioni, dalla voglia di riscoprire e valorizzare la realtà in un mondo che sembra allontanarsene sempre di più».

Il video ufficiale della canzone lo hai voluto girare nella “tua” Messina, come mai?

«Messina, la città dove sono nato e cresciuto, rappresenta per me la mia vera realtà. Proprio da questa profonda connessione è nata l'idea di creare alcune immagini con l'intelligenza artificiale. Il mio intento era far comprendere alle persone come, al giorno d'oggi, la realtà autentica stia svanendo, lasciando il posto a una vita sempre più intrisa di finzione. Ho voluto mostrare, attraverso queste immagini, quanto ormai viviamo in un mondo non reale. Ad esempio, ho raffigurato un pescatore con una balena che salta maestosamente alle sue spalle, o un'astronave che emerge in mezzo al mare. Queste scene, volutamente surreali, servono proprio a sottolineare come la nostra percezione del reale sia stata alterata, spingendoci a vivere in una dimensione sempre più artificiale. Messina è un posto magico per me, le mie radici più profonde. Non le abbandonerò mai, perché se non fosse per questa città dove sono nato e cresciuto, semplicemente non sarei qui adesso».

Quindi, intelligenza artificiale favorevole o contrario?

«L'uso dell'intelligenza artificiale dipende interamente da noi. Può rivelarsi uno strumento estremamente positivo se impiegata con criterio e parsimonia per scopi davvero importanti. Tuttavia, se la utilizziamo per futilità, abusandone come spesso facciamo con i social media, rischiamo che si trasformi in un danno per l'umanità anziché in una risorsa interessante. La chiave sta nel bilanciare l'innovazione con la responsabilità».

Nel video, però, hai sottolineato anche la solitudine. Sei seduto su un trono completamente da solo. Cosa rappresenta la solitudine nella tua vita?

«Ho voluto rappresentare una scena emblematica: sono seduto su un trono, ma non in un palazzo sontuoso, bensì in una strada totalmente malfamata e vuota. Questa immagine serve a simboleggiare una verità amara del nostro tempo: siamo tutti, in apparenza, seduti sul nostro "trono" digitale. Sui social media, ci mostriamo al mondo intero in una veste di perfezione, tutti idealizzati e inarrivabili. Ma la realtà è ben diversa. Se ci guardiamo intorno, al di là dello schermo, spesso ci ritroviamo soli. La realtà che viviamo è un pianeta completamente diverso da quello che costruiamo online, un mondo dove l'apparenza regna sovrana e la vera connessione si perde nel vuoto».

Il mondo dell’online, però, ha aiutato notevolmente la musica. Se pensiamo ad oggi con dieci anni fa, la musica è molto più veicolata sul web. Non è un bene?

«Tornare ai "vecchi tempi" non è affatto un male, soprattutto quando si parla di musica e della relazione con l'artista. Ricordo quando si comprava un disco, si conosceva la storia di chi lo aveva creato, si andava ai concerti per vederlo e sentirlo dal vivo, per percepire il contatto fisico e magari ottenere un autografo. Era un'esperienza completa, un modo per immergersi davvero nel mondo dell'artista. Oggi, invece, spesso ascoltiamo un brano di soli 15 secondi, senza conoscerne la struttura, a malapena il ritornello. Credo che questo abbia contribuito a rendere le canzoni più fugaci e consumabili. Ma un vero artista non è definito da un tormentone o da un momento passeggero; la sua arte si comprende solo conoscendo la sua intera storia, capendo cosa c'è dietro le parole e le melodie. Se chiedessimo alle nuove generazioni di raccontare le canzoni che ascoltano, scopriremmo che spesso non ne conoscono neanche la storia o il significato profondo. Le cantano, certo, ma senza capirne il vero messaggio. I social media, pur avendo aiutato a diffondere la musica, purtroppo hanno anche contribuito a distruggere questa connessione più profonda. Il problema è che tendiamo sempre ad abusare di tutto, perdendo il vero valore delle cose».

Musica che ti ha visto protagonista in tutto il mondo, come ci si sente a portare il proprio talento fuori dai confini nazionali?

«È una vera soddisfazione, frutto di una profonda fiducia in me stesso. Ho portato la mia musica in giro per il mondo, ma la strada è ancora lunga. Sento di essere solo all'inizio e ho ancora tanto da crescere, con l'obiettivo di far conoscere la mia musica a quante più persone possibile e, soprattutto, di farle emozionare».

Cosa fai l’attimo prima di calcare un palco?

«Prima di salire sul palco, è sempre lo stesso rituale: il segno della croce e un "in bocca al lupo" rivolto a me stesso. Poi respiro profondamente, faccio qualche vocalizzo, e finalmente, entro in scena».

La Sicilia, cosa rappresenta nella tua vita?

«La Sicilia significa tutto per me, è un'energia e un calore che solo la nostra Terra sa trasmettere. Tutta la mia famiglia vive qui, e la mia storia personale è profondamente legata a questo luogo. Quando scrivo, attingo sempre alle esperienze vissute a casa mia, lasciandomi ispirare dall'energia che la Sicilia mi infonde. La mia città è sempre nel mio cuore; persino quando ero in Canada, i miei pensieri e le mie parole tornavano sempre qui. La Sicilia è, semplicemente, casa mia».

Quanto è difficile poter emergere da “casa nostra”. Realmente siamo distanti dal panorama musicale nazionale.

«È innegabile: emergere dalla Sicilia presenta le sue belle difficoltà. Eppure, c'è qualcosa di unico nel modo in cui noi siciliani crediamo nei nostri sogni, una fame e una determinazione che difficilmente si trovano altrove. Certo, ci sono ostacoli sotto molti punti di vista. Ma dall'altro lato, c'è una voglia profonda, quasi viscerale, di far scoprire al mondo intero chi siamo veramente. È questo desiderio di mostrare la nostra essenza e il nostro valore che ci spinge a non mollare mai».

Nel futuro cosa vedi…

«Per me, la musica è davvero tutto. Ho messo tutta la mia anima in questo progetto e sono entusiasta di annunciare che a settembre uscirà il mio nuovo album. Sarà un lavoro in cui racconterò me stesso attraverso canzoni scritte sia da me che in collaborazione con altri autori. Voglio mostrare chi è Alberto nella sua essenza più vera, e tutti i ricordi e le esperienze che ho vissuto in questi anni si riverseranno in ogni traccia. Continuare a fare musica è la passione della mia vita. Non potrei immaginare di vivere senza, perché è l'unica cosa che sento come autenticamente reale. Questo album riserverà anche delle sorprese, inclusi alcuni duetti e una canzone napoletana che ho scritto con un autore di Napoli. Questa città ha un posto speciale nel mio cuore e la amo profondamente. Sarà un album più orientato al pop, diverso dai miei lavori precedenti, ma un disco che mi rappresenta in modo completo, a 360 gradi».