Il filosofo Cacciari a Scicli: «L’ordine mondiale è venuto meno, ristabilirlo si può»
«La Meloni avrà carte importanti da giocare in economia, ma non pare vada in quella direzione»
Nella frescura delle spesse mura di Palazzo Favacchio - Patanè a Scicli il filosofo Massino Cacciari riannoda i pensieri. Sotto le volte affrescate di questa dimora ottocentesca Cacciari, nella sua fugace sosta siciliana, si apre al dialogo alla sua maniera: diretto, senza infingimenti sulle cose dette che fa emergere una personalità schiva ai compromessi.
È stato nella vicina Sampieri invitato in una rassegna letteraria a spiegare un tema esistenziale ovvero l’applicazione dell’Intelligenza artificiale che va messa a confronto con quella umana che l’ha pensata e generata.
Accanto ad un’evoluzione tecnologica rivolta al beneficio dell’umanità convivono però aree del mondo dove si combattono ancora guerre assurde. L’invasione della Russia in Ucraina, il genocidio in atto nella striscia di Gaza spostano di secoli indietro lo spirito del nostro tempo. cul
Che mondo è questo?
«Da un lato bisogna cercare di comprendere i caratteri della rivoluzione tecnologica e culturale - ammette il filosofo - e questo è un processo che va avanti a prescindere dalle guerre e che trasformerà completamente le nostre forme di vita. A meno che la guerra futura non sia una catastrofe atomica, credo evitabile. Le guerre in atto dimostrano il venir meno di un ordine internazionale: quello stabilito a Yalta, quello derivante dalla guerra fredda. Nessuno è stato in grado di ristabilirlo né in chiave monarchica, come nelle aspirazioni della nuova destra americana dopo la caduta del muro, né in una chiave federale che era la speranza dei veri europeisti».
Come andrà a finire?
«La tendenza europeista viene sconfitta dalle crisi economiche e dalla prepotenza dell’altro indirizzo che non riuscirà però a realizzare l’ordine monarchico malgrado lo cerchi attraverso i conflitti mondiali di questi ultimi quarant’ anni. Oggi Trump vuole affermare l’America grande che rafforzi il suo potere ma che non vuole intervenire nei conflitti internazionali. C’è in atto una rivoluzione tecnologica che procede saldamente in mano ai grandi capitali finanziari in tutti i settori che determinano le modalità del processo tecnologico e poi c’è il nuovo ordine internazionale che fatica estremamente a concepire quale forma potrà avere. L’unica possibilità è quella di un’infinita guerra locale, peraltro secolare, sul ciglio del globale. E sarà sempre così tra alti e bassi. Per finirla c’è solo la guerra mondiale dalla quale uscirebbe un nuovo ordine mondiale, come è sempre successo».
Veniamo in Italia. La destra al Governo vanta risultati eccellenti in tema di occupazione, di crescita industriale, di investimenti in infrastrutture, in politica estera. La riforma della giustizia e in particolare la separazione delle carriere è già decollata, previsto il varo del premierato. Secondo lei cosa c’è dietro questo orizzonte?
«Parliamo della Meloni perché attorno a lei non c’è una classe dirigente e che ha una grande abilità a vendere alcune cose. La ripresa economica dopo il covid era inevitabile, una tenuta dell’economia italiana che è più elastica di quella tedesca. L’occupazione sì ma si tratta di quella precaria a bassi salari. Non c’è uno sviluppo economico che determina occupazione duratura. L’esito è quello di un esodo di giovani acculturati all’estero che è drammatico. È più forte di tutti in Europa. Non è responsabilità della Meloni sia chiaro ma non venda frottole. Non sono poi pregiudizialmente contrario alla riforma della giustizia. Non farei una guerra ideologica. In molti paesi c’è la separazione dei poteri. I problemi sono la lentezza della giustizia e in altri settori dell’amministrazione italiana. Mi sembrano problemi che riguardano la corporazione non il rapporto tra la giustizia e il cittadino. La Meloni avrà carte importanti da giocare soprattutto in economia se riuscirà a sedare i conflitti e dimostri di avere un ruolo in Europa ma non pare che vada in quella direzione. Anche sul premierato sono contrario a battaglie ideologiche. Non vedo pericoli di autoritarismo nel senso tradizionale del termine. Il timore è che si creano pasticci tremendi, come è stata la riforma del titolo V. Si modifica una cosa e ne mantieni un’altra. Hai un presidente eletto direttamente e mantieni un presidente della Repubblica che continua ad avere cariche non secondarie. Sono follie».
La sinistra in queste battaglie ha detto fermi tutti e quando non è stato così ha combinato disastri».
Professore cosa pensa della Sicilia e dei siciliani…
«La Sicilia è una terra di una bellezza sconvolgente. Lo sanno tutti. Però ha tali potenti caratteristiche da rendere evidente quello che sarebbe stata la vera riforma ovvero quello di uno Stato federale. La Sicilia è un Paese. Sarebbe auspicabile la nascita di macro regioni che possano funzionare come Stati. Cinque tra cui la Sicilia. Oggi le regioni sono enti di amministrazione che dipendono per le risorse dallo Stato. Enti di trasferimento. L’opposto del federalismo. Questo impedisce un’autonomia culturale perché deresponsabilizza. La Sicilia in queste condizioni avrebbe risolto i suoi problemi».
Cosa è per lei la tolleranza. Diversi abbandoni infuocati dagli studi televisivi sembrano contraddire i saggi di Voltaire…
«Detesto la tolleranza. Non si può tollerare chi non è in grado di intendere e di volere. Una sorta di selvaggio non civilizzato. Non sono così buono da sopportarlo per modificargli la testa. Non voglio selvaggi da educare. Si esprimono le proprie idee, se puoi mi fanno perdere la pazienza e non mi ascoltano me ne vado».
Cacciari ha scritto: “Solo pensando alla morte si può vivere davvero”
«In ogni momento della vita devi essere pronto a fare i conti con il tuo Dio. Non devi avere né sensi di colpa né rimpianti. Devi vivere ogni istante come se fosse ultimo».
Massimo Cacciari crede…
«Non sono credente. Ma neanche un ateo che pretende di dimostrare che Dio non esiste».