Venezia, "La grazia" di Sorrentino è la bellezza del dubbio
Ogni azione del protagonista, un Presidente a fine mandato, e degli altri personaggi, gira intorno a un cardine: l’amore
Al via l’82esima Mostra del cinema di Venezia si è aperta con il film in concorso “La grazia” di Paolo Sorrentino, che al Lido ventiquattro anni fa era approdato con “L’uomo in più”, segnando l’inizio di una carriera ricca di riconoscimenti anche in terra straniera, vincendo nel 2008 a Cannes il Premio della giuria con “Il divo” e conquistando nel 2013 un Oscar per “La grande Bellezza”, nel 2021 qui a Venezia ha vinto il Leone d’Argento con il suo film forse più personale, “E’ stata la mano di dio”.
Ancora una volta, come quella che fu la prima, protagonista della storia è colui che Sorrentino definisce un amico più che un alter ego: Tony Servillo: immenso come sempre nell’esprimere il doppio gioco dell’esistenza, tra realtà e visione onirica, che, come nei sogni, nei vuoti e nelle zone oscure e inespresse nasconde i suoi più cruciali significati.
Nel film Servillo interpreta il Presidente della Repubblica italiana a pochi giorni dalla scadenza del mandato. Un presidente i cui poteri attribuitegli dalla Costituzione italiana, elencati in testa al film, sono tanti ma che può risultare una figura irrilevante. Una mancanza decisionista del personaggio che procrastina all’infinito la scelta di una posizione, che si tratti di dare la grazia a due condannati in carcere o decidere in merito alla legge sull’eutanasia, ogni azione sua e degli altri personaggi coinvolti gira intorno a un cardine: l’amore.
Ed è lo stesso Servillo/Presidente che nel film rivela la scelta del titolo e il senso dell’agire del suo protagonista, perché “La grazia - dice - è la bellezza del dubbio”.
Sorrentino dal suo arrivo al Lido ha giocato un po’ a nascondino, non concedendo selfie a nessuno senza troppa cortesia, e declinando l’invito a partecipare alla proiezione del film di preapertura, “Queen Kelly” capolavoro del 1929 di Erich Von Stroheim; invito che invece il presidente della giuria del Concorso di quest’anno Alexander Payne (Sideways, Nebraska, The Holdovers) e Frances Ford Coppola hanno accettato.
Film d’apertura della sezione Orizzonti “Mother” della macedone Teona Strugar Mitevska come macedone è la protagonista della sua storia: 7 giorni nella vita di Madre Teresa di Calcutta prima che diventasse Madre Teresa di Calcutta.
A interpretarla Noomi Rapace, attendibile nel raccontare la visione e le tribolazioni spirituali che precedono la nascita delle Missionarie della carità. Audace, severa, brusca e inflessibile come il Dio del Vecchio testamento, ma anche materna ben oltre la più trita e retorica compassione cattolica.
Alla serata che inaura la Mostra, consegnato dalle mani di Francis Ford Coppola il Premio alla carriera al visionario Werner Herzog, “Cineasta fisico e camminatore instancabile - spiega il direttore della Mostra Alberto Barbera, anche lui come il presidente di Sorrentino a fine mandato - percorre il pianeta Terra inseguendo immagini mai viste, mettendo alla prova la nostra capacità di guardare, sfidandoci a cogliere ciò che sta al là dell’apparenza del reale”.
Lido blindato in questi giorni, in giro si vedono più divise che abiti civili, forse anche in previsione di possibili tafferugli questo sabato durante il programmato corteo Pro Palestina, che si paventa, ma chi scrive ha suoi dubbi, porterà al Lido più accoliti dello scorso anno quando venne Lady Gaga.