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"Fitusi e ingrasciati" visti dalla penna folle del nostro scrittore più dissacrante. «Fiorello, su infrasciamato semu r‘accoddu?»

Ottavio Cappellani dice la sua sul botta e risposta tra il nostro quotidiano e Rosario Fiorello, che da alcuni giorni a La Pennicanza ci riserva particolare attenzione

Redazione La Sicilia

27 Novembre 2025, 14:08

"Fitusi e ingrasciati" visti dalla penna folle del nostro scrittore più dissacrante. «Fiorello, su infrasciamato semu r‘accoddu?»

Minchia, Signor Fiorello, qui, nella Sicilia, intesa come “o giunnali” sta succedendo un bordellicchio. E prima la dimensione della fottografia che Diletta Leotta ce l’aveva più grande della sua. Già Leonardo Lodato, i’ ccaporedattore, Le ha chiesto – doverosamente – scusa. E qui le rinnoviamo: è che per noi la fottografia è una cosa molto femminile perché quando una sposina piglia e resta incinta ci fanno la fottografia col gel nella pancia e idda, nunsuntedda, la fa vedere alle amiche. Non avevamo considerato – colpa di Leonardo Lodato, io non c’entro – che Lei è da tempo che sta in Continente e forse è diventato un po’ Diletta Leotta anche Lei: dice che adesso è una cosa alla moda che si porta e a noi ci fa piacere che Lei è alla moda, anche se, per amore della verità, qui in Sicilia eravamo alla moda quando ancora i puppi si chiamavano gay.

Adesso però Lei – giustamente, ci mancassi – si è lamentato del titolo sugli “sporcaccioni”, quelli che conferiscono la munnizza per strada perché per Lei dovrebbero chiamarsi: “Ingrasciati e fitusi”. E noi è una giornata che stiamo assicutando i titolisti redazione redazione, perché sono con la Katana in mano che vogliono fare Caccachiri, perché Lei è Fiorello e noi ci abbiamo i titolisti sensibili.

Ora Lei deve capire il nostro problema: da un lato ce ne stiamo fottendo alla grande dei titolisti perché Lei è Fiorello e ci fa comodo che Lei parla della Sicilia (inteso come “u giunnali”), ché adesso è in edicola a Roma e a Milano, e per quanto ci riguarda i titolisti pazienza. Però siamo quasi sotto le feste e ci pare un po’ male farli tornare a casa con le vuredda in mano e non stiamo parlando del sangele, ché quello bello sape, soprattutto con lo zibibbo ghiacciato.

Per cui siamo qui a scriverLe per addivenire a un amichevole accordo o, come si dice, per portarla a cafè. Su “ingrasciati” abbiamo fatto la riunione di redazione e ci siamo trovati tutti d’accordo, anche se, etimologicamente e filologicamente, una persona il rascio ce lo ha addosso e non è che lo può buttare per la strada. Ma comunque: Lei ha proposto due aggettivi e noi almeno uno glielo dobbiamo fare passare, questo ce lo ha detto Palella che nei contratti ce la fa troppo forte e ce la puotono annacare. Per quanto riguarda invece “fituso” ci vediamo costretti a proporre una versione alternativa a quella da Lei gentilmente proposta. Come Lei sicuramente sa, “fituso” è un difetto dell’anima, interiore insomma, ci sono infatti persone che che si fanno la ddoccia, il bidè, c’hanno il parchè a casa, i divani bianchi bianchi, fanno la differenziata, ma sono fitusi lo stesso, anzi forse di più.

Per cui, dopo attenta riflessione ci siamo trovati d’accordo su “infrasciamato”, uno che è pieno di “frascie” casa casa, che si veste con le frascie, tipo con la gonnellina di frascie e che quando cammina per la strada lascia frascie in giro. Lei cosa ne dice? Semu r‘accoddu?