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Agrigento capitale della cultura

“L’immaginifica storia di Espérer” di Antonio Damasco va in scena a Favara

La rappresentazione teatrale si terrà domani sera a Palazzo Cafisi. L’ingresso è libero.

Dario Broccio

09 Dicembre 2025, 12:04

“L’immaginifica storia di Espérer” di Antonio Damasco va in scena a Favara

Antonio Damasco e Maurizio Verna

Nel giugno 2015, un numeroso gruppo di migranti provenienti dalle nazioni più disagiate dell’Africa, in transito dall’Italia, si fermò a Ventimiglia: di fronte alla chiusura del confine da parte della Francia, famiglie intere rimasero sulla linea di frontiera, trovando riparo sugli scogli per oltre quattro mesi.

Da quell’episodio è scaturita una fiaba allegorica, divenuta prima un libro e poi, soprattutto, un racconto per la scena.

Lo scorso anno “L’immaginifica storia di Espérer” ha attraversato la penisola da Lampedusa a Bardonecchia; ora riprende il suo percorso.

L’attore e drammaturgo Antonio Damasco, insieme al musicista Maurizio Verna, presenterà “L’immaginifica storia di Espérer” domani sera (mercoledì 10 dicembre), alle 21, a Palazzo Cafisi (via Cafisi 17), a Favara, nell’ambito di Agrigento Capitale Italiana della Cultura. L’ingresso è libero.

Damasco è alla guida della Rete Italiana di Cultura Popolare, il collettivo che, in collaborazione con Agrigento2025, alcuni mesi fa ha promosso la nascita della prima Portineria di Comunità: uno spazio di ascolto e partecipazione, cerniera tra cittadini, associazioni ed enti pubblici.

Dall’apertura, all’inizio di ottobre, la Portineria ha accolto e “ascoltatodecine di persone.

In questa circostanza, però, Damasco torna sul palco come attore e narratore con una denuncia sociale travestita da fiaba, dedicata alle sue figlie e concepita come itinerario educativo ai valori della tolleranza.

È una vicenda insieme antica e contemporanea, popolata da uomini, donne e bambini in movimento da una terra all’altra, “sradicati”, non riconosciuti, apolidi costretti a ricominciare.

Non sarà una fiaba a restituire loro una vita, ma può bastare a farci avvertire la nostra responsabilità.