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"riflessi culturali"

Daniele Pecci è il “Macbeth”: sul palco del Palacongressi la più oscura delle opere di Shakespeare

Il dramma della sete di potere e di vendetta, la pazzia e un destino ineluttabile sono tra gli ingredienti di una delle tragedie più note dell’autore inglese

Dario Broccio

09 Dicembre 2025, 15:12

17:16

Daniele Pecci è il “Macbeth”: sul palco del Palacongressi la più oscura delle opere di Shakespeare

Un capolavoro senza tempo torna al Palacongressi di Agrigento nell’ambito della rassegna “Riflessi Culturali”.

L’11 dicembre, alle 20.30, Daniele Pecci — anche alla regia — e Sandra Toffolatti porteranno in scena “Macbeth”, la più oscura tra le tragedie di William Shakespeare.

La vicenda è ben nota: il generale scozzese Macbeth riceve da tre streghe la profezia che un giorno diventerà re. Accecato dall’ambizione e incitato dalla moglie, Lady Macbeth, assassina il re Duncan e si impadronisce del trono. Da quel momento prende avvio un regime di terrore e diffidenza, costellato di nuovi delitti. Il rimorso e la follia divorano la coppia, mentre le ambigue predizioni delle streghe si rivelano ingannevoli. Alla fine Macbeth viene sconfitto e ucciso da Macduff, e il legittimo erede riconquista la corona.

Nelle sue note di regia, Pecci — alla seconda prova shakespeariana dopo “Amleto” — osserva: “Ciò che è fatto, non si può disfare”, perché l’atto segna un punto di non ritorno. Questo accade nel “Macbeth”: una volta entrati nel sangue, si è costretti a proseguire in una spirale omicida che non può avere fine. È un incubo dal quale ci si vorrebbe destare, ma a un certo punto diventa arduo distinguere fra veglia e sonno. Nella più esoterica delle tragedie shakespeariane il “viaggio” non può che essere all’interno della mente, dell’inconscio, del sogno del protagonista.

Desolate lande metafisiche, tramonti surreali di sangue, paesaggi distorti, deformati dal sogno, saranno il tentativo di un’indagine sulla natura omicida dell’uomo.