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Società

I fedeli del santuario del Carmine di Ragusa si mobilitano per Santo Spiridione

Le celebrazioni religiose in programma domani per fare rivivere il rito della tradizione

Redazione Ragusa

13 Dicembre 2025, 07:39

I fedeli del santuario del Carmine di Ragusa si mobilitano per Santo Spiridione

Il simulacro del santo al santuario

Domani anche Ragusa celebrerà la solennità di San Spiridione, venerato nel santuario della Madonna del Carmine, nel cuore del centro storico.

I Padri Carmelitani Scalzi hanno predisposto per sabato 14 dicembre un articolato calendario di celebrazioni:

09:00 - Messa presieduta da padre Joel Nilaima, ocd.
10:00 - Liturgia guidata da canonico sacerdote Giorgio Occhipinti.
11:00 - Celebrazione presieduta da padre Fabio Pistillo, ocd.
12:00 - Eucaristia officiata dal priore del convento, padre Gianni Iacono, ocd.
17:30 - Santa messa presieduta nuovamente da padre Gianni Iacono.
18:30 - Celebrazione del canonico sacerdote Giuseppe Ramondazzo.
20:00 - Funzione religiosa guidata da padre Luca Bonomo, ofm cappuccino.

La chiesa resterà aperta dalle 7.30 alle 21.30. Sarà possibile offrire ceri votivi dinanzi al simulacro di San Spiridione. La tradizionale offerta dell’“oliu bonu” (per le cosiddette promissioni) potrà essere consegnata ai volontari: l’olio verrà destinato ai poveri assistiti dalla Caritas del santuario. I Padri Carmelitani saranno inoltre disponibili per le confessioni dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 20.

Nato intorno al 270 d.C. nell’isola di Cipro, in una famiglia di pastori, Spiridione proseguì l’attività dei suoi avi, come il re e profeta Davide e i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. Sposato e padre di famiglia, rimase presto vedovo; continuò a lavorare e a crescere i figli, senza far mancare ospitalità a forestieri e indigenti. Mentre cresceva nel suo amore per Dio e per il prossimo, ricevette il carisma di guarire i malati e scacciare i demoni con la sola parola. Per la santità della sua vita e i prodigi compiuti per grazia divina, fu scelto e ordinato vescovo della sua città natale, Trimithonte, durante il regno di San Costantino il Grande. Nonostante l’episcopato, per umiltà continuò a pascolare le pecore; per questo, nell’iconografia, è ritratto con i paramenti vescovili e il tipico berretto da pastore.