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“Addio, Buck Rogers”: è morto Gil Gerard, l’eroe scanzonato che riportò l’avventura nello spazio
Dal cab di New York alla cabina del Ranger 3: storia, set e umanità del volto di Buck Rogers, tra un film pilota diventato cult e una carriera che ha saputo molto più che guardare alle stelle
Gil Gerard, per milioni di spettatori il capitano William “Buck” Rogers, è morto a 82 anni dopo una forma di cancro rara e aggressiva, in un hospice della Georgia, dove viveva con la moglie Janet. È successo nella mattina di martedì 16 dicembre 2025, pochi giorni dopo la diagnosi, come ha reso noto la moglie sui social. Un addio rapido, quasi irreale, per un attore che al piccolo schermo aveva insegnato a prendere la fantascienza con il gusto dell’avventura e della battuta pronta.
Buck Rogers, il film che aprì la porta alla serie
Nell’immaginario collettivo, Buck Rogers torna dal XX secolo e, catapultato nel XXV, trasforma lo choc del risveglio in una commedia d’azione cosmica, più arguta che muscolare. Il suo ritorno in scena avviene al cinema: il 30 marzo 1979 Universal Pictures decide l’uscita in sala del lungometraggio “Buck Rogers in the 25th Century”, nato come film per la tv e poi promosso a debutto teatrale sulla scia del successo di “Battlestar Galactica” e, prima ancora, dell’onda lunga di “Star Wars”. Il risultato? Un incasso nordamericano di circa 21,7 milioni di dollari a fronte di un budget stimato in 3,5 milioni: numeri sufficienti a convincere NBC a ordinare una serie settimanale, al via il 20 settembre 1979. Il film pilota — diretto da Daniel Haller, prodotto da Glen A. Larson e Leslie Stevens — fu poi rimontato per la tv con tagli e aggiunte, compresi i toni “più generici” dei titoli di testa e il destino meno definitivo di Tigerman.
Quella scelta industriale — prima il grande schermo, poi la serialità — definì un modello che Buck Rogers condivise proprio con “Galactica”: riuso di elementi di scena, effetti e costumi, e una poetica dell’intrattenimento che intercettava famiglie e adolescenti senza rinunciare a ironia e ritmo. Sul set, accanto a Gerard, brillavano Erin Gray (la colonnella Wilma Deering), Pamela Hensley (la Principessa Ardala), Tim O’Connor (il dottor Huer) e l’iconico Twiki, corpo di Felix Silla e voce del leggendario Mel Blanc.
Un eroe diverso: umano, ironico, mai “superuomo”
A fine Anni ’70, mentre molte saghe si aggrappavano al mito dell’eroe invincibile, Buck incarnava altro: l’astronauta capace di cavarsela “sui piedi”, con scaltrezza e spirito, più che con superpoteri. È uno dei motivi per cui la sua leggerezza è rimasta, e con essa l’interpretazione di Gerard: un eroe imperfetto e vicino, che sapeva scherzare con il tempo — e sul tempo — senza trasformarsi in figura monolitica. Lo stesso attore raccontò di aver inizialmente esitato: temeva che il ruolo, “troppo camp”, lo imprigionasse come era accaduto ad Adam West con “Batman”. Poi accettò, e quella sfumatura tra umorismo e umanità divenne la chiave del personaggio e della serie, durata due stagioni tra 1979 e 1981.
Dalla cabina del taxi a quella del Ranger 3
Nato a Little Rock, Arkansas il 23 gennaio 1943, Gilbert Cyril Gerard studia recitazione a New York sul finire degli anni ’60, lavorando di notte come tassista. Una corsa fortunata lo porta sul set di “Love Story” come comparsa, i commercial lo rendono un volto noto, quindi l’approdo alle soap: è Dr. Alan Stewart in The Doctors per 162 episodi (1973-1976). Seguono la partecipazione a “Airport ’77”, il tv movie “Killing Stone” su chiamata di Michael Landon dopo un cameo in “La casa nella prateria”, e una sceneggiatura autoriale trasformata in film, “Hooch” (1977). Nel 1978 arriva l’occasione della vita: il ruolo di Buck nel progetto che di lì a poco diventerà fenomeno pop.
Il successo pop e il suo dopo
Dopo “Buck Rogers”, Gerard resta un volto familiare della tv americana: guida la serie d’azione Sidekicks (1986-1987) insieme al giovanissimo Ernie Reyes Jr., passa per titoli come E.A.R.T.H. Force e ritorna alle soap con “Days of Our Lives”, senza disdegnare cameo e film indipendenti fino a una piccola parte in “The Nice Guys” (2016). La sua voce entra anche nei franchise animati, dai Transformers alle produzioni per il web. Negli anni Duemila, la reunion con Erin Gray nel film tv “Nuclear Hurricane” e un ritorno affettuoso nell’universo di Buck in un progetto web indipendente testimoniano la fedeltà al personaggio che lo ha consacrato.
Dietro le quinte: un uomo che non ha mai smesso di combattere
La vita privata di Gerard ha attraversato nodi difficili: le dipendenze da alcol, cocaina e soprattutto dal cibo, ammesse senza reticenze in interviste e special televisivi, e un peso altalenante che — diceva — gli era costato “oltre 1 milione di dollari” in occasioni mancate. Nel 2005 si sottopone a un bypass gastrico “mini” documentato nell’ora di tv “Action Hero Makeover” (2007, Discovery Health), con miglioramenti sensibili nel giro di mesi. Una sincerità disarmante gli conquista rispetto anche fuori dal set, e illumina l’altra metà del suo talento: quello di uomo capace di raccontarsi senza pose.
Le ultime ore e il congedo
Secondo la moglie Janet, la traiettoria della malattia è stata fulminea: “dal momento in cui abbiamo capito che c’era qualcosa che non andava alla sua morte sono passati pochi giorni”. A confermarlo sono varie testate statunitensi: Entertainment Weekly, TheWrap, e quotidiani online che hanno ripreso il post della moglie su Facebook. Il decesso è avvenuto “questa mattina” di martedì 16 dicembre 2025; a stretto giro, Janet ha condiviso il messaggio finale affidatole dal marito, un invito a non sprecare il tempo e un saluto “da qualche parte nel cosmo”. La prima ricostruzione italiana di Adnkronos ha indicato la data di domenica 14 dicembre: una discrepanza che altre fonti internazionali correggono al 16 dicembre, e che segnaliamo ai lettori per una comprensione chiara della cronologia.
L’eredità di un “capitano” che parlava a tutti
C’è un tratto di Gerard che colpisce più di altri: l’assenza di cinismo quando rileggeva il suo personaggio, e la serenità con cui ne riconosceva i limiti. Diceva di amare l’umanità di Buck, la sua ironia e quella capacità di non essere un supereroe: elementi che hanno permesso alla serie di invecchiare meglio di altre coeve, pur tra inevitabili ingenuità produttive. Anche nella vita, l’attore ha cercato la stessa misura: la lotta con le dipendenze, raccontata con trasparenza; il ritorno alla forma fisica dopo il bypass; la continuità con i fan, mai interrotta. È un’eredità che si legge nei messaggi di cordoglio, ma anche nell’affetto delle community che da anni custodiscono episodi, memorabilia, aneddoti di set.
Oltre Buck: la tv che cambia, un attore che resiste
Dopo l’acuto di fine Anni ’70, la tv americana attraversa mutazioni profonde: cable, poi streaming. Gerard non diventa mai “ex”, semmai si ricolloca: telefilm d’azione, procedural, film tv, fino alla spalla in produzioni più grandi o alla voce in progetti animati. Il frontman dell’astronave draconiana diventa un professionista affidabile, chiamato per la memoria che rappresenta e per l’energia con cui la porta in scena. In Sidekicks, ad esempio, è il sergente Jake Rizzo: un poliziotto che fa coppia con il giovanissimo maestro di arti marziali Ernie Lee (interpretato da Ernie Reyes Jr.), in un ibrido action per famiglie che fotografa gli Anni ’80 tv meglio di tanti saggi.