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l'esposizione

Memorie d'oro: a villa Zito l'avventura dei gioielli della Sicilia tra XVII e XIX secolo

Le rotte culturali il collezionismo e le maestrie artigiane raccontate in una mostra

Francesca Landolina

18 Dicembre 2025, 16:26

Memorie d'oro: a villa Zito l'avventura dei gioielli della Sicilia tra XVII e XIX secolo

L’oro, in Sicilia, non è mai stato soltanto materia. È linguaggio, identità, memoria stratificata. Nei gioielli forgiati tra il XVII e il XIX secolo questa sostanza incandescente si fa racconto visivo, sintesi di culture, rotte mediterranee e maestrie locali capaci di trasformare influenze lontane in forme irripetibili. Un patrimonio che dal 19 dicembre torna a risplendere, e accompagnerà il pubblico fino ai primi mesi del 2026, nelle sale di Villa Zito, a Palermo, con la mostra L’età dell’oro. Il gioiello siciliano tra XVII e XIX secolo. Opere, collezionismo e contesti per l’oreficeria contemporanea.

Ospitata nella sede museale della Fondazione Sicilia, l’esposizione si presenta come un viaggio colto e sensoriale dentro l’arte del gioiello, intesa non come semplice ornamento ma come oggetto culturale complesso, capace di restituire gerarchie sociali, devozioni, committenze e gusti estetici di un’epoca. In mostra esemplari dal Seicento all’Ottocento, per la maggior parte provenienti da una prestigiosa collezione privata siciliana, affiancati da opere di musei e tesori ecclesiastici dell’Isola: dalla Galleria Regionale di Palazzo Abatellis al Tesoro della Cattedrale di Palermo, dal Museo Pepoli di Trapani al Museo Diocesano di Monreale, fino a raccolte meno note ma di straordinaria qualità.

«I gioielli esposti in mostra sono il nostro regalo di Natale per tutti i visitatori» – afferma Maria Concetta Di Natale, presidente della Fondazione Sicilia e studiosa di arti decorative – «non solo perché si tratta di vere e proprie opere d’arte, ma perché, nella loro specificità siciliana, raccontano la storia del collezionismo isolano e i legami con le tradizioni orafe spagnole e francesi tra XVII e XIX secolo. Tradizioni che i maestri locali hanno saputo rielaborare con tecniche originali e cromatismi vivaci, rendendo unica ogni creazione».

La mostra è curata da Sergio Intorre e Roberta Cruciata, che hanno scelto di porre al centro il tema del collezionismo privato novecentesco come chiave di lettura. «Questo patrimonio – spiega Intorre – è stato a lungo custodito fuori dai circuiti espositivi, ma ha contribuito in modo decisivo alla riscoperta dell’oreficeria siciliana come ambito di alto valore storico e artistico. La presenza di opere contemporanee consente di individuare linee di continuità tra passato e presente». Per Cruciata, «non si tratta solo di una mostra di preziosi, ma di un viaggio nell’anima più autentica della Sicilia: ogni gioiello è espressione di creatività, rigore tecnico, amore per la propria terra e apertura culturale. Gioielli capaci di fondere influenze plurime in un linguaggio unico».

L’allestimento, firmato dall’architetta Barbara Rappa, segue un criterio cronologico e tipologico che mette in evidenza l’evoluzione degli stili: dalla forte impronta spagnola tra XVI e XVII secolo all’influsso francese a partire dal Settecento, senza mai perdere quella cifra inconfondibile fatta di policromie accese, varietà formale e soluzioni tecniche proprie dell’Isola. Un articolato apparato didattico, pannelli e supporti multimediali accompagnano il percorso, offrendo confronti con disegni preparatori europei, approfondimenti sulle tecniche orafe e sulla storia delle principali collezioni siciliane.

A completare l’esperienza, un’installazione multimediale immersiva e uno spazio dedicato agli orafi siciliani contemporanei, che espongono a rotazione le loro creazioni in dialogo diretto con quelle storiche: da Fiorella Friscia a Platimiro Fiorenza, da Massimo Izzo a Laura Di Giovanna Nocito. Un ponte ideale tra secoli diversi, nel segno di una tradizione ancora vitale.

La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Sicilia, con il patrocinio della Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, in collaborazione con Sicily Art and Culture s.r.l., Banca del Fucino (main sponsor), Civita Sicilia e Teatro Massimo, ed è accompagnata da un catalogo scientifico. Un progetto che restituisce al gioiello siciliano il suo ruolo più autentico: arte viva, capace di attraversare il tempo senza perdere splendore.