Con Roberto e Rodrigo la luce diventa musica
Angelini e D’Erasmo tornano in Sicilia e propongono al pubblico il loro caleidoscopio sonoro: oggi allo Spazio Franco di Palermo, venerdì al Teatro Coppola di Catania e sabato al circolo Arci Sonica di Siracusa
Là dove note e corde si incontrano, nasce la luce. Una fiammella che porta con sé una chiamata alle arti nei tempi bui. Ma anche il quadro surrealista L’Empire des lumières di René Magritte a cui ispirarsi. È questo “Il Dominio della Luce”, progetto musicale e letterario, frutto di vent’anni di musica condivisa e suonata ma anche di amicizia tra il virtuoso Roberto Angelini e l’eclettico Rodrigo D’Erasmo. Il disco, insieme al libro che lo accompagna (Woodworm/Wudz), è un piccolo gioiello in cui musica strumentale, letteratura e arti visive si intrecciano creando un caleidoscopio di emozioni in cui le composizioni fluiscono leggere tra ombre e luce, tracciando paesaggi sonori delicati e profondi. Gli interventi degli altri artisti e artiste aggiungono pennellate di colore a una tela già vibrante di suoni, generando una sintonia rara e un impatto emotivo intenso. Non pensato per il grande pubblico, è un’esperienza preziosa per chi sa ascoltare anche con il cuore e sa lasciarsi trasportare dalla sua magia. Un dono che porteranno in Sicilia oggi allo Spazio Franco di Palermo, venerdì al Teatro Coppola di Catania e sabato 20 al circolo Arci Sonica di Siracusa.
Ritornate in Sicilia. L’ultima volta insieme al Teatro Greco di Siracusa?
«La Sicilia è un posto che ci piace frequentare – risponde Rodrigo D’Erasmo –. E come dimenticare lo spettacolo al Teatro Greco di Siracusa con Laura Morante. Una serata indimenticabile. E poi tra il pubblico Tom Yorke che viene nei camerini a farci i complimenti… un ribaltamento del fronte inaspettato. È stato bellissimo».
Questo disco arriva dopo “PongMoon”, album dedicato a Nick Drake.
«Sentivamo il bisogno di fare qualcosa di nostro dopo vent’anni di musica insieme, di sperimentazione sonora e di grande interplay tra chitarra acustica e violino. Poi Bob ha aggiunto la slide guitar, diventata un’altra voce. Il lavoro su Nick Drake ci ha aiutato a maturare un sound unico e riconoscibile. Il disco è nato in quattro giorni durante la settimana del Festival di Sanremo di due anni fa: se non sei coinvolto, è il momento ideale perché il telefono non squilla. Poi lo abbiamo lasciato decantare come un buon vino».
Musicisti, giornalisti, artisti, filosofi, scrittori, registi, attori, da Francesca Mannocchi a Filippo Timi passando per Vasco Brondi e Chiara Gamberale e le illustrazioni di Gianluigi Toccafondo. Tutti chiamati a riflettere sulla luce.
«Ci siamo fatti un regalo più ambizioso e condiviso: nutrirci del pensiero altrui. Da qui la chiamata alle arti. Tutti chiamati a riflettere sulla luce».
Sembra un concept album, quasi una colonna sonora.
«È la soundtrack di un film immaginario, immaginato. Una “musica applicata” come si dice in gergo, cioè quando applichi la musica e la componi per delle immagini, sia esso un film o uno spot o un videoclip, ma al contrario: siamo partiti dalla musica, poi sono nate le parole e infine le immagini. È diventato anche la colonna sonora di un mio documentario sul mio festival Godai – aggiunge il violinista - che andrà su Sky Arte a gennaio. Il regista ha voluto “Il dominio della luce” come colonna sonora».
Un progetto così articolato come viene restituito dal vivo?
«Portiamo le voci registrate di attori e attrici – risponde Angelini - su cassette, con un registratore, simbolo degli anni ’80. Potremmo tranquillamente usare il pc però sono questi piccoli gesti rivoluzionari che fanno sì che una cosa abbia comunque una poesia in più. È qualcosa che ci riporta indietro nel tempo, diverso da spingere una barra spaziatrice di un computer o far mandare una sequenza dal fonico. È un gesto poetico e teatrale: aprire una custodia, inserire la cassetta, premere play. Dietro di noi scorrono le immagini di Toccafondo e il gioco di luci: la luce ci accompagna ovunque».
Angelini è stata un’urgenza espressiva?
«Sì. È stata una urgenza, una necessità. È un album che puoi mettere in loop e non ti sembrerà mai uguale all’ascolto precedente. Niccolò Fabi lo ha messo come musica d’apertura del suo tour e mi ha detto che lo utilizza per rilassarsi e dormire. E dopo un concerto una ragazza si è avvicinata e mi ha detto: - Mi sarebbe piaciuto regalare un biglietto del concerto a tutte le persone a cui voglio bene. E se ci rifletti non è cosa da poco. È l’esigenza di uscire da una routine musicale sempre uguale. L’algoritmo propone musica simile a sé stessa: noi vogliamo essere il magnete che lo contrasta».
Ad aprire il concerto suo figlio Gabriele Angelini, in arte Tenshi.
«È meraviglioso suonare con lui. Avevamo bisogno di quei colori sonori presenti nel disco, delicate e solitarie note di pianoforte. Per lui sarà un ricordo importante. È una luce nella luce. Ha solo 18 anni ma mostra un grande rispetto per il palco. Mai avrei immaginato di condividere la musica con mio figlio. Me la godo fino in fondo».