il nuovo singolo
IBLA: “Ho deciso di fare musica seguendo quello che la mia anima chiede”
Con "Rituale", prodotto da James & Kleeve e Salvo Scibetta per The Orchard, l’artista agrigentina trasforma il folklore in linguaggio di liberazione
IBLA, dai teatri siciliani alle collaborazioni con Treccani e alla notorietà raggiunta con la partecipazione ad Amici nel 2021, riscrive i destini assegnati in Rituale.
Nata ad Agrigento, IBLA, al secolo Claudia Iacono, negli ultimi dieci anni ha portato la voce coraggiosa, politica, primigenia di Rosa Balistreri sui palchi italiani ed europei. Oggi depone il ruolo di tramite per diventare origine: non più solo custode e interprete, ma autrice del proprio lessico musicale, di un racconto popolare riscritto in voce presente. La continuità viene riformulata, stratificata per essere tramandata in un altro codice, attraverso un passaggio di consegne che avviene per trasformazione anziché per replica.
Con "Rituale", prodotto da James & Kleeve e Salvo Scibetta per The Orchard, l’artista agrigentina trasforma il folklore in linguaggio di liberazione. Tra matrimoni imposti e riti che cambiano funzione, “Rituale” rivendica la presa di parola come primo atto di emancipazione: una ragazza di sedici anni, promessa a un uomo che non ha scelto, il destino già scritto da altri, il silenzio come unica lingua concessa. Non è una scena d’archivio etnografico, è un’immagine antica che torna a bussare, ruvida come la pietra, alle porte della contemporaneità.
Il suono fa lo stesso lavoro del testo: mescola, disobbedisce, fonde. Tamburi arcaici, tonalità folkloriche e invocazioni cerimoniali isolano e convivono con bassi elettronici, texture digitali, tagli ritmici di matrice urban. A grattare il perimetro del genere, ci sono il canto tellurico di IBLA e una drammaturgia vocale che porta la lingua del rito fuori dal suo uso originario, la prende in prestito e la reinventa altrove.
Il videoclip ufficiale che accompagna il singolo, diretto da Andrea Vanadia, con la fotografia di André Tedesco e il montaggio di Eleonora Cassaro, evita l’iconografia folklorica edulcorata per sovrapporre corpi, terra, simboli ed elementi liturgici del Sud, come in un vero e proprio processo di svelamento in cui il rito filmato non rappresenta nulla, ma semplicemente accade.
Raggiungiamo al telefono IBLA mentre si trova a Milano, dove la cantante si è trasferita da qualche anno.
Risponde con cordiale amicizia e con il suo timbro di voce caldo e riconoscibile ci parla di Rituale.
Dopo tre anni un nuovo singolo. possiamo definirlo coraggioso?
“Questo tempo mi è servito per guardare a fondo nella mia anima e in tutto ciò che volevo davvero comunicare. Uscire dopo tre anni con una canzone, che è praticamente in dialetto siciliano, è certamente, in qualche modo, un atto di coraggio. Ma ho deciso di fare musica seguendo ciò che la mia anima chiede, e quindi Rituale è un po' l'inizio di questo mio nuovo percorso discografico. Ho scritto “Rituale” per capire dove iniziavo io e dove finivano le voci degli altri”.
Di cosa parla?
“Racconta la storia di oppressi che non diventano oppressori. Anna ha, infatti, 16 anni ed è costretta dal padre a sposare un uomo che lei non vuole. E allo stesso tempo, lei, essendo innamorata perdutamente di un'altra persona, inizialmente, diciamo, per attirarlo a sé, stava per fare la stessa cosa che suo padre aveva fatto con lei. Poi, rendendosene conto, rinuncia a diventare oppressore, perché si rende conto che quella persona probabilmente avrebbe sofferto tanto quanto lei. “Rituale” mette allo scoperto il momento in cui una donna riconosce il copione, lo sfila dalle mani altrui e si domanda, per la prima volta, se la propria vita stia procedendo per voce propria o per volontà altrui. Questo brano è il punto in cui ho detto basta. La libertà non si aspetta, si prende. E inizia quando smettiamo di confondere la nostra voce con l’eco delle istruzioni altrui”.
Nel singolo tracci un ponte tra passato e futuro...
“Diciamo che questa cosa qui, con la musica, per chi mi conosce e ha seguito il mio percorso, la faccio da molto tempo con le canzoni della nostra cultura popolare, soprattutto con Rosa Balistreri, e ho deciso di farlo con la mia musica, perché credo che ci siano messaggi, come quelli contenuti in Rituale, che sono messaggi di libertà, che non hanno né presente né futuro, ma sono semplicemente, in realtà, un eterno presente. Ed è proprio per questo che ho usato un linguaggio musicale, se vogliamo, folkloristico, quindi in qualche modo antico, ma con sonorità estremamente moderne”.
Hai portato la musica di Rosa Balistreri in giro per l'Europa, cosa ti lega a questa straordinaria artista?
“Mi lega, in qualche modo, alla sua forza, non perché io sia forte quanto lei, ma conoscere la sua storia mi ha dato molto coraggio, mi ha dato anche molta speranza, perché è riuscita a ribellarsi a fare cose che a quel tempo erano davvero improbabili, impossibili; ci voleva un coraggio incredibile! Quel coraggio risuona nelle sue canzoni, e cantando le sue canzoni, in qualche modo, ho assorbito il suo coraggio, la sua forza, la sua tenacia”.
Parli di coraggio, un'esortazione alle nuove generazioni?
“Anch’io appartengo a questa generazione, quindi conosco perfettamente quali sono i problemi che sono dentro la nostra generazione e la nostra società. C'è una grande competizione tra pari. Spesso diventa una continua lotta per avere l’ultimo iPhone o qualsiasi cosa che l'economia propone come elisir di moda, come elisir di qualcosa che devi necessariamente avere, perché altrimenti resti ai margini della società. Penso sia davvero estremamente falso, perché, a mio parere, i valori sono altri. Bisogna tornare a guardarci dentro piuttosto che fuori. Oggi tendiamo a imitare quello che fanno gli altri, quello che fa il mondo, senza guardare davvero a quello che abbiamo intorno a noi”.
Hai partecipato ad Amici, qual è l’eredità più grande che questa trasmissione ti ha lasciato?
“Studiare molto, essere in un certo modo stacanovisti, senza mai arrendersi, senza mai, in qualche modo, sentirsi sopraffatti e stanchi. La musica è certamente meravigliosa e assolutamente magica, ma dietro c'è un lavoro incredibile e Amici mi ha insegnato che bisogna lavorare duro per ottenere risultati”.
Il tuo rapporto con la Sicilia?
“È un rapporto meraviglioso. Ci sono stati, però, momenti nella mia vita in cui ho odiato la mia terra. L'ho odiata perché non era all'altezza dei miei sogni e in qualche modo non riusciva a darmi il futuro che immaginavo. Adesso che sono distante mi sento ancora più legata alla nostra terra perché so che senza di lei oggi sarei un'altra persona. Mi sento estremamente grata alla mia Isola e mi manca da morire”.
Quale consiglio daresti ai giovani che vogliono intraprendere il tuo stesso percorso artistico?
“Li inviterei a guardarsi dentro per cercare di capire davvero se stessi. Ritengo fondamentale nella vita guardarsi allo specchio e riconoscersi. Lavoro con artisti emergenti e scrivo per artisti emergenti, il primo approccio è chiedere cosa muove la loro anima”.
Progetti futuri?
“Sicuramente tantissimi live, chi mi conosce sa perfettamente che il palco è la mia casa e ne ho un estremo bisogno. Ci sarà, anche, nuova musica. Stiamo lavorando con i produttori ad altre canzoni”.