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arte

La Madonna del Rosario torna a Santa Caterina: un secolo di memoria restituito

La tela di Antoon van Dyck sarà esposta in occasione della riapertura del complesso il 23 dicembre

Francesca Landolina

22 Dicembre 2025, 18:43

Il complesso di Santa Caterina a Palermo

Dopo oltre un secolo, la Madonna del Rosario torna nel luogo per cui era stata concepita, accompagnando un passaggio decisivo per la storia recente del patrimonio monumentale palermitano. Il rientro della tela di Antoon Van Dyck si inserisce nel percorso che conduce alla riapertura del complesso monumentale di Santa Caterina d’Alessandria, prevista per il 23 dicembre, al termine di un lungo e articolato intervento di restauro.

L’opera, databile intorno al 1624, appartiene alla stagione siciliana del pittore fiammingo, giunto a Palermo durante la fuga dalla peste. Destinata originariamente al monastero domenicano, la Madonna del Rosario con Bambino si distingue per un tono raccolto e per una devozione misurata, lontana da ogni enfasi retorica. Pur inscrivendosi nella grande tradizione delle immagini mariane di intercessione, Van Dyck sceglie qui una scala quasi domestica, intima, che riduce la distanza tra il sacro e lo sguardo dello spettatore.

La Vergine non troneggia su nubi né è circondata da un apparato celebrativo: è una giovane madre, colta in un gesto di silenziosa protezione. Il Bambino, appoggiato al fianco materno, stringe il drappo e cerca il contatto, mentre Maria inclina appena il capo, stabilendo un rapporto diretto, empatico, con chi osserva. La pittura è tutta giocata sulla morbidezza dei passaggi tonali: il rosso caldo della veste, il blu profondo del manto, la carne lattiginosa del Bambino emergono da un fondo neutro e scuro che annulla ogni distrazione narrativa. È una luce che non drammatizza, ma accarezza; una luce di ascendenza veneziana, filtrata attraverso una sensibilità nordica ormai pienamente maturata.

Iconograficamente, l’opera rinuncia a ogni simbolismo esplicito: la sacralità passa attraverso l’umanità del gesto, non attraverso l’attributo. È una Madonna pensata per la devozione quotidiana, per uno spazio raccolto — monastico o privato — dove l’immagine sacra diventa presenza silenziosa più che dichiarazione dottrinale. Allontanata dal complesso nei primi decenni del Novecento, la tela ha vissuto per oltre cent’anni una condizione di sradicamento, oggi finalmente sanata.

Il suo ritorno coincide con il completamento dei lavori di restauro della pavimentazione marmorea policroma, uno degli elementi più pregiati e identitari dell’edificio sacro. L’intervento, complesso e di estrema delicatezza, ha interessato le tarsie marmoree seicentesche, restituendone la leggibilità cromatica, la continuità dei disegni e l’equilibrio complessivo degli apparati decorativi. I lavori sono stati finanziati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per Sicilia e Calabria, segnando un raro esempio di attenzione strutturata alla conservazione di un bene monumentale di altissimo valore storico e artistico.

La riapertura di Santa Caterina non rappresenta soltanto la conclusione di un cantiere, ma un’operazione culturale più ampia: il recupero di un luogo in cui architettura, arti figurative e devozione tornano a dialogare secondo il loro senso originario. In questo quadro, la ricollocazione della Madonna del Rosario non è un semplice trasferimento, ma un atto di ricomposizione della memoria, capace di restituire all’opera — e alla città — il proprio tempo e il proprio spazio.