il progetto
La falesia della Scala dei turchi tra natura, storia, arti visive e pratiche del territorio
Uno strumento narrativo e scientifico per conoscere e vivere l’area attraverso una lettura multispecie e multidisciplinare
Teresa Fiore
È titolare della cattedra Inserra di Italianistica e Italoamericanistica a Montclair State University, nel New Jersey e ha anche insegnato a Harvard, Yale e NYU.
Stiamo parlando della prof.ssa Teresa Fiore, ideatrice insieme al prof. Vetri Nathan, della UCLA, University of California Los Angeles, del progetto digitale di ricerca di Umanistica ambientale e digitale dal titolo “Ecoculture della Scala dei Turchi”, sviluppato all’interno del dossier SPONDE per Agrigento Capitale della Cultura 2025.
Il sito propone una lettura innovativa della celebre falesia, connettendo natura, storia, arti visive e pratiche del territorio.
Non una semplice guida turistica, ma uno strumento narrativo e scientifico capace di restituire complessità e di offrire percorsi alternativi per conoscere e vivere l’area della celebre Scala dei Turchi, attraverso una lettura multispecie e multidisciplinare del luogo, attenta alla storia, alla botanica, alla biologia marina, alla geologia, alla gastronomia, al cinema e alla letteratura.
Il progetto, infine, favorisce il dialogo tra i contributi di docenti dell’Università di Palermo, giovani laureati dell’Università di Palermo, guide storiche e naturalistiche, fotografi e chef di Agrigento e provincia. Allo stesso tempo, il sito è stato arricchito con nuovi materiali (foto, interviste, testi) raccolti e prodotti nel corso del 2025, e intende accogliere futuri contributi, configurandosi come uno spazio aperto e poroso, anche grazie a funzioni interattive.
Nata a Palermo, dopo un importante percorso di studi in Europa, Teresa Fiore “atterra” con una borsa Fulbright, nel 1995, negli Stati Uniti: “Dovevo rimanere per nove mesi – ricorda con velata nostalgia- adesso sono trascorsi trent’anni”.
La ricercatrice si occupa anche di programmazione culturale all'interno della sua università, portando negli USA il lavoro di tantissimi artisti e studiosi siciliani, come, per esempio, quello di Emma Dante e dei fratelli Mancuso.
Nel 2019 è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia, per il suo lavoro di diplomazia culturale tra Italia e USA.
È autrice del libro Spazi Pre-occupati: una rimappatura delle migrazioni transnazionali e delle eredità coloniali italiane (Mondadori/Le Monnier 2021), che affronta anche il tema della cittadinanza, e di numerosi articoli sulle migrazioni da e verso l’Italia. Al momento lavora a un progetto sulle pratiche alimentari durante lo sbarco degli alleati in Sicilia nel 1943 (Food, Hunger and Migration), al progetto sulla rappresentazione culturale dell’adozione (Adoption Studies Project) e SPONDE, con il co-sostegno della Inserra Chair in Italian and Italian American Studies (Montclair State University), di UCLA e del Multispecies Futures Lab, con il supporto del Ministero della Cultura, della Fondazione Agrigento Capitale, della Regione Siciliana e del Comune di Agrigento, e con l’ospitalità del Comune di Realmonte. Incontriamo la ricercatrice per parlare del progetto e per tracciare un primo consuntivo delle attività svolte.
Da Agrigento agli USA e ritorno per narrare la bellezza di un territorio ancora tutto da scoprire?
“Sono qui per un anno sabbatico che ha splendidamente coinciso con Agrigento 2025. È un ritorno veramente soddisfacente perché per la prima volta sono qui anche per lavoro ed ho avuto la possibilità di realizzare progetti importanti con artisti e studiosi che ammiro”.
Parliamo del progetto Ecoculture della Scala dei Turchi, di cosa tratta?
“È un progetto di ricerca di Umanistica ambientale e digitale che invita a entrare in un mondo di storie umane e non umane che restituiscono un’immagine molto più complessa di questa rinomata località balneare. Questa visione può aiutarci a proteggere questo luogo con cura e saggezza, perché è tanto spettacolare e complesso quanto fragile”
Le piacerebbe raccontarci la genesi?
“Tutto nasce con l'inserimento del progetto nel dossier di Agrigento 2025. Dal momento che il dossier ha come titolo Il sé, l'altro e la natura, relazioni e trasformazioni culturali, ho pensato di lavorare con il collega Vetri Nathan che si occupa proprio di un approccio multispecie, una lettura del mondo non soltanto incentrata sull'uomo, l'antropocene, ma sulla complessità dell'ecosistema. Dovevamo scegliere un luogo, però, per raccontare attraverso questa lettura multispecie. Abbiamo pensato alla Scala dei Turchi, per la sua varietà naturale, per la storia umana nel corso del tempo, diacronicamente molto lunga, che abbraccia il periodo romano con l'antica Villa, così come la Seconda Guerra Mondiale con il bunker”.
Qual è stato il percorso seguito?
“A marzo abbiamo fatto un primo sopralluogo: fotografie, video, interviste, visite guidate. Abbiamo, così, elaborato la prima stesura e a luglio l'abbiamo presentata presso il Polo universitario di Agrigento alla presenza dei colleghi dell'Università di Palermo e del Polo che hanno già scritto sulla Scala dal punto di vista geologico, della biologia marina e dell'architettura e hanno deciso di condividere con noi gli articoli scientifici che avevano già pubblicato”.
Parliamo del sito web...
“Il sito (https://storymaps.arcgis.com/stories/517f1e0f5453459ba9bca3fe95ad0a8c) utilizza la piattaforma di mappatura geografica e geospaziale ArcGIS, che ha permesso di realizzare una mappa dinamica che crea degli spot, dei luoghi a cui è possibile accedere. Ad ogni luogo corrisponde una sezione tematica. Questo permette di avere una visione d’insieme immediata, ma anche l’analisi nel dettaglio”.
Che ruolo occupa la vostra ricerca rispetto agli studi scientifici già esistenti?
“Per noi è stato un avvicinarsi umilmente a quello che è stato già realizzato. Il progetto nasce con l’obiettivo di mostrare il celebre luogo non come semplice destinazione balneare, ma come un ecosistema multistrato ricco di interconnessioni. Il sito raccoglie materiali dedicati a botanica, biologia marina, geologia, formazione delle dune e ruolo della Posidonia, offrendo contenuti accessibili e non accademici. Per esempio, lo studio sulle praterie di Posidonia è fondamentale. La Posidonia rappresenta una barriera naturale per evitare l'erosione delle coste. Rimane, però, uno studio altamente scientifico. A noi premeva renderlo accessibile sul sito. Il paragrafo introduttivo è, infatti, un paragrafo di taglio divulgativo, ed è esattamente questa pluralità, anche di registri, che ci interessava”.
Qualche altro esempio?
“Spiegare come si è formata la marna, che è il risultato di un grande aumento di aridità del Mediterraneo che si è prosciugato e poi nuovamente alluvionato. Spiegare che le stratificazioni sono legate alla posizione della terra e alle variazioni stagionali. Non soltanto, dunque, la multidisciplinarietà, ma pensare ogni disciplina, non come separata, ma all’interno di collegamenti, come collegate sono le forme di vita. Esempio: la Posidonia, che non facilmente può attecchire sulla marna, è aiutata dal Dattero di mare che crea un buco naturale, che gli serve, che diventa un invito alla Posidonia ad attecchire lì. È un continuo di richiami, di echi; anche la villa romana, per esempio, che è nella zona della Scala dei Turchi, probabilmente è stata scelta da Publio Annius proprio perché aveva una vista spettacolare, ma i proventi per la costruzione di questa villa bellissima, con marmi policromi e mosaici preziosi, sono il risultato delle miniere di zolfo del territorio, quindi un altro minerale che ha permesso poi la costruzione, appunto, della villa. Una testimonianza del passato che felicemente è rimasta, mentre due ecomostri fortunatamente sono stati abbattuti e un belvedere accessibile è stato creato”.
Quindi vi rivolgete ad un pubblico eterogeneo?
“Assolutamente sì! Dal bambino che si può divertire a scoprire appunto un angolo di questo luogo, osservare una pianta come il giunco e capire come funziona. O quel bellissimo fiore bianco che si chiama Giglio di mare che ha la capacità di nascere nella sabbia, fino ad arrivare, appunto, a degli studi importanti di zoologia o di biologia marina”.
Un sito dicevamo che parla anche di gastronomia?
“Abbiamo cercato di essere il più aperti possibili ai contributi, c'è per esempio una sezione sulla gastronomia con due piatti creati rispettivamente da Pino Cuttaia e da Biagio De Caro, che si ispirano alla Scala e dintorni”.
Un progetto che nasce con Agrigento capitale, ma quale sarà il suo percorso futuro?
“Lo scorso 13 dicembre abbiamo presentato un contenitore che continuerà a essere arricchito. È stato un aggregatore di sapere preesistente e adesso è aperto a nuove tematiche e proposte. C'è anche un modulo in cui le persone ci possono dare dei consigli, dei feedback. Abbiamo già ricevuto dei materiali, un video degli anni Sessanta con il treno che passa non lontano dalla Scala dei Turchi. Tante storie che le persone stanno condividendo, quindi rimaniamo aperti a tutto questo. Organizzerò dei momenti di aggregazione a tema. Altre cose possono venire come suggerimento dalle persone e il nostro augurio è che sia non soltanto una fonte di sapere e quindi un contenitore al quale attingere durante la visita di questi luoghi, ma anche dove proporre dei nuovi modi per tutelarla, perché riteniamo che sia uno spazio che in questo momento resta molto fragile perché c'è ancora un overtourism che preoccupa e non ci sono degli interventi di preservazione attivi, per esempio sulla Posidonia, sulle coste e quindi abbiamo notato che c'è bisogno di più consapevolezza”.”