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La battaglia delle Egadi rivive nel museo realizzato nell’ex stabilimento Florio

La battaglia delle Egadi rivive nel museo realizzato nell’ex stabilimento Florio

Otto rostri, anfore ed elmi a Favignana raccontano la prima guerra punica

Di Mariza D’Anna |

L’intuizione iniziò a diventare certezza quando, nel mare delle Egadi, in una piccola area a Nord-Ovest dell’isola di Levanzo, di fronte l’estremità occidentale della Sicilia, vennero trovati i primi rostri in bronzo, alcuni elmi, oltre ad anfore databili alla metà del III secolo a. C. Fonti storiche, come Polibio e Diodoro Siculo, avevano indotto la Sovrintendenza del mare, con il prof. Sebastiano Tusa, ad effettuare scavi subacquei nell’area in questione, fino a quando, nell’arco di pochi anni, arrivarono ad affermare con certezza che la prima guerra punica, il 10 marzo del 241 a. C., si era combattuta proprio in quel tratto di mare. E il rostro fu uno dei protagonisti: una formidabile arma navale, un pezzo unico fuso in bronzo e inserito nella prua delle navi sulla linea di galleggiamento, atto a sfondare il fasciame delle imbarcazioni nemiche. Intorno alle 12 di quella storica giornata, spirava un vento da Sud-ovest; l’ammiraglio cartaginese Annone diresse la sua flotta verso la costa di Trapani, passando quasi davanti l’isola di Levanzo. Lutazio Catulo, console romano, però, intuì le sue intenzioni e fece sbucare circa 200 navi da Capo Grosso, una delle estremità di Levanzo, sorprendendo i cartaginesi provenienti da Marettimo dove avevano fatto rifornimento dopo la lunga traversata che da Cartagine li aveva portati nelle acque siciliane. Dopo un cruento scontro, durante il quale Annone perse molte imbarcazioni, i romani ebbero la vittoria. Si concluse così la prima guerra punica a cui ne seguirono altre due che diedero ai romani la supremazia dei Mediterraneo.   Una pagina di storia che prende il nome di Battaglia delle Egadi, grazie alla quale oggi si è realizzato un eccezionale Museo all’interno dell’ex Stabilimento Florio di Favignana, recentemente ristrutturato con 15 milioni della Regione, e in parte ancora da completare. Una sala espositiva ospita sei rostri interi con epigrafi in latino e due danneggiati, anfore ed elmi montefortini, testimoni della guerra punica, ed è pronta a ricevere i tre che torneranno da Amsterdam, dove in queste settimane si tiene una mostra sulla Sicilia e il mare, costituendo così un unicum nel Mediterraneo. Rarissimi sono infatti i ritrovamenti di rostri: il primo riemerso, nel 1980, ad Athlit dalle acque antistanti la costa israeliana, si trova custodito al museo di Haifa.   Sempre nella sala espositiva, cinque totem touch-screen consentono al visitatore di immergersi nelle scoperte, nella ricostruzione e nelle strategie, e di avere informazioni sui metodi di fabbricazione, epigrafi e metallografia. La particolarità del Museo sta anche nell’allestimento, fornito dalla società genovese Ett, di una sala cinema in 3D dove lo spettatore, grazie ad una sceneggiatura cinematografica, “vive” in circa dieci minuti, la battaglia realizzata con accurate ricostruzioni al computer, suoni, immagini, cartine geografiche con le rotte seguite dalla flotte proiettate sul pavimento, e racconti che prendono voce grazie a due attori (Antonio De Luca, che interpreta Annone, e Vincenzo Zampa nelle vesti di Lutazio Catulo).   «Siamo riusciti a realizzare in tempi brevi e superando molte difficoltà una fruizione esaustiva dei reperti riconducibili alla Battaglia delle Egadi – spiega il sovrintendente Tusa -. È una grandissima soddisfazione completare tutti i passaggi della filiera: il rinvenimento dell’area, il recupero, lo studio e l’esposizione dei reperti. Un procedimento virtuoso da realizzare per ogni scoperta archeologica». Le sale museali sono state inaugurate venerdì, oltre che da Sebastiano Tusa, dalla sovrintendente Paola Misuraca e dal sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto. L’inaugurazione è stato il momento clou di un convegno di studi internazionale a cui hanno partecipato ricercatori inglesi, greci e italiani. Partendo da un evento storico si è arrivati, dunque, ad un museo, nell’idea che altri Paesi europei hanno già percorso anche se in modi e forme diverse, come a Stoccolma, per esempio, dove è nato un museo intorno al Vasa, il galeone affondato nel 1628 durante il varo.   Il museo favignanese arricchisce il già preesistente allestimento realizzato nell’ex Stabilimento Florio, un’industria fiorente fino agli anni ‘70 dove tutta la comunità isolana era impegnata, dalla pesca del tonno fino alla conservazione e inscatolamento del pesce. I magazzini affacciati sul mare oggi ospitano le “muciare”, le barche della tonnara ricoperte di pece, una collezione vastissima di scatole e scatolette, anfore e altri reperti. Ma molto suggestiva è la sala chiamata Torino (ricordando l’industria Fiat) dove, immersi nel buio, si possono ascoltare i racconti degli operai e delle operaie che hanno lavorato nell’industria, ognuno di loro intervistato, in una sequenza di immagini quasi olografiche.   «L’ex Stabilimento Florio – afferma la sovrintendente di Trapani, Paola Misuraca – è il sito più visitato dopo Segesta e Selinunte anche se resta aperto solo sei mesi all’anno: è più visitato di Palazzo Abatellis a Palermo e vogliamo prolungarne la fruizione a tutto l’anno. C’è già un progetto preliminare di riqualificazione nel Pon Cultura 2014-2020, stiamo pensando anche di organizzare i servizi aggiuntivi, un book shop e un bar per incrementare gli incassi». Ricorda il sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto, che ci sono stati «60mila visitatori paganti per 260mila euro di incassi in sei mesi, e che il turismo delle navi da crociera che attraccano a Trapani è stato dirottato sull’isola».   Un esempio virtuoso che dovrebbe essere adeguatamente pubblicizzato, seguito e reso facilmente accessibile considerato che Favignana è facilmente raggiungibile anche in inverno in 20 minuti di aliscafo. «Molte istituzioni regionali, e non solo, non capiscono la grande importanza di tutto questo – si rammarica Tusa – e sperperano denaro pubblico in fiere inutili: eventi come questo e come la mostra “Siciliy and the Sea” in corso ad Amsterdam fino ad aprile e che poi andrà ad Oxford e speriamo in Sicilia, dovrebbero rappresentare momenti di grande importanza da valorizzare».

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