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Chattare sotto il banco nelle ore di lezione

Di Francesco Pira |

Il docente o la docente provano a spiegare e lo fanno con grande trasporto, passione, tirando fuori tutta la loro preparazione.

Lo studente o la studentessa devono ancora svegliarsi. Riescono totalmente a disconnettersi dalla classe.

L’aula è un non luogo: sono li ma è come se non ci fossero. Sotto il banco c’è lo smartphone pronto a collegarli con tutto il mondo.

Possono chattare con amici e amiche che sono costretti come loro ad andare a scuola.

Possono immergersi nei social e vedere cosa accade su Instagram o Facebook.

Possono conversare amabilmente in chat su Whatsapp. Così le ore passano presto, la giornata scolastica dura poco.

Un po’ di chattate e arriva la ricreazione. Altre subito dopo e suona la campanella.

Studenti e studentesse 3.0 riescono a guardare l’insegnante che spiega e se serve anche ad annuire.

Il gioco è fatto. In barba a disposizioni e regolamenti che vietano l’uso del cellulare in classe.

E se adesso sarà autorizzato l’uso dello smartphone per usi didattici entreranno in crisi. Non potranno più chattare. E dovranno farsene una ragione.

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