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Giovanni Caccamo «Tanta Sicilia nel mio modo di essere»

Giovanni Caccamo: «Tanta Sicilia nel mio modo di essere»

L’artista modicano in gara a Sanremo con Deborah Iurato

Di Mariella Caruso |

MILANO. Un anno fa all’esordio nelle Nuove proposte di Sanremo con Ritornerò da te ha fatto l’en plein conquistando il primo posto, il premio della critica e quello della sala stampa. Fra poco più di una settimana il modicano Giovanni Caccamo tornerà sul palco dell’Ariston per gareggiare coi “grandi” dividendo la scena con la conterranea Deborah Iurato sulle note di Via da qui, un brano firmato nella musica e nei testi da Giuliano Sangiorgi.«Stavolta sarà diverso, l’ansia tecnica è decisamente inferiore perché, quanto meno, so già come regolare l’audio – sorride Caccamo -. L’ansia umana ed emotiva, invece, rimane. Sarebbero guai se non ci fosse, ma ci sarà Deborah a condividerla con me».

Com’è nata l’idea del duetto?

 «È successo nello studio di registrazione del mio produttore Placido Salamone. Mentre registravamo il disco, Deborah veniva spesso a trovarci e Via da qui era la sua canzone preferita. Una sera, durante le prove, mentre provavo il testo al pianoforte ha iniziato a cantare e ci siamo resi conto che scattava la magia. Anche Caterina Caselli (che ha voluto Caccamo nella famiglia Sugar, ndr) e Mario Lavezzi (produttore di Deborah Iurato, ndr) sono stati d’accordo con noi».

I duetti sono sempre stati un’arma in più al Festival di Sanremo…

«Questa è una cosa che ci è stata sottolineata, ma non c’è alcuna strategia dietro la nostra scelta».

Il vostro pezzo è stato molto apprezzato dagli addetti ai lavori, quale risultato ti soddisferebbe?

«Il nostro sguardo è molto basso, siamo felici di esserci. Questo è già il regalo più grande. Poi arrivare alla finale sarebbe fantastico, ma è tutto da vedere».

Sei un cantautore e firmi tutti i pezzi del tuo album “Non siamo soli”, in uscita il 12 febbraio, tranne quello sanremese firmato da Giuliano Sangiorgi. Perché non hai presentato un tuo brano?

«Ero indeciso su Via da qui e Resta con me, che nell’album faccio con Carmen Consoli di cui era la preferita anche per Sanremo. La scelta è caduta su Via da qui perché Deborah se n’era innamorata».

La Consoli ti avrebbe anche accompagnato al Festival?

«No, con lei c’era solo l’idea di incidere un duetto. Le ho mandato tre pezzi: Resta con me, Non siamo soli e Nonostante noi e lei ha scelto il primo».

Definisci Giuliano Sangiorgi un amico fraterno, com’è nata quest’amicizia?

«L’amicizia è nata un anno fa dopo il Festival, ero in Puglia a fare promozione e gli ho dato l’album da ascoltare. Mi ha richiamato perché è rimasto colpito dalle mie canzoni e mi ha detto che gli sarebbe piaciuto scrivere qualcosa per me. Durante l’estate ci siamo visti e abbiamo scritto insieme. Via da qui, invece, è stato un regalo che mi ha commosso».

Hai cambiato qualcosa?

«Nemmeno una nota, era perfetta. Poi quando scrivo per altri, come per Emma, Arisa, Francesca Michielin, mantengo un’armonia di fondo e un po’ mi secca quando mi chiedono delle modifiche. Perché se a volte sono migliorative, spesso sono poco condivisibili».

Sei geloso delle tue canzoni?

 «No, mi sento più autore che cantante. Mi è capitato di togliere dei brani dal mio album per darli ad altri: a Emma, per esempio, ho regalato Finalmente. Se dovessi scegliere fra voce e scrittura, opterei sicuramente per la seconda perché scrivere è una mia esigenza naturale. Nell’ultimo anno e mezzo, però, ho lavorato molto sulla voce e sulle esibizioni dal vivo che sono diventate parte integrante della mia vita».

Tra le tue nuove canzoni c’è “Non siamo soli”, scritta dopo un viaggio in Terra santa. Un viaggio che ti ha cambiato?

«Mi è stata offerta un’opportunità singolare. A colpirmi è stato l’equilibrio precario che c’è in quel luogo dove convivono popoli diversi tra loro. Arrivando si ha la sensazione che da un momento all’altro possa scoppiare il caos, invece tutto rimane com’è per il rispetto di quei luoghi sacri comuni a più religioni. Non siamo soli nasce dopo una mia visita a due centri di accoglienza, uno per anziani e l’altro per bambini malformati, a Betlemme. Davanti a un’umanità del genere mi sono chiesto come faccia l’uomo a trovare un senso alla propria vita. Ho alzato gli occhi al cielo e ho avvertito una pienezza estrema».

Sei religioso?

«Ho una mia spiritualità che mi fa dire grazie ogni giorno per la vita, ma sono ancora in fase di ricerca».

La Sicilia incide ancora nel tuo processo creativo anche se ormai vivi a Milano?

«C’è tanta Sicilia nel mio modo di essere e in ciò che scrivo. È una terra che dà un forte imprinting. Il rapporto con la mia terra è splendido, ci sono tante cose che mi piacerebbe fossero valorizzate, e credo che pian piano lo saranno».

Malika, Iurato, Consoli sono le tre donne del tuo nuovo disco. Come scegli con chi duettare?

«La cosa che accomuna tutte le collaborazioni è il rapporto umano che sta alla base. Mi piace condividere il mio percorso musicale con artisti che stimo. Mi piacerebbe collaborare con Elisa, e come autore con Fossati di cui apprezzo tantissimi pezzi».

Dopo Sanremo parti con il tuo tour?

«Sì, sarò al teatro Jolly di Palermo il 23 febbraio e al teatro Tenda di Ragusa il 24. Saranno concerti acustici, ai quali si potrà accedere con il mio nuovo cd come biglietto, in cui interagirò col pubblico che potrà interrompermi quando vorrà per farmi domande».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA