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Catania, Leo Gullottae il Teatro Stabile: «Io dico: ognuno ‘cco so misteri...»

Catania, Leo Gullotta e il Teatro Stabile: «Io dico: ognuno ‘cco so misteri…»

L'attore catanese: «Ho seguito la vicenda con stupore» E il Comune diserta l'incontro sul teatro etneo

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – «Io dico: ognuno ‘cco so… ». L’attore catanese Leo Gullotta è fino a stasera a Catania col suo spettacolo «Spirito allegro». «E ritornato nella mia città d’origine – esordisce con la sua tagliente ironia – ho trovato anch’io spiritelli e fantasmini… ».

In che senso? «Nel senso che ho seguito la vicenda dello Stabile con stupore. Ora pensare che un sindaco e l’assessore regionale alla Cultura decidano a chi consegnare il futuro di questo teatro non lo capisco… Non capisco anche, come operatore dello spettacolo, se il sindaco Bianco, per le scelte che sono state fatte, voglia migliorare questo teatro innalzandolo, oppure vuole abbassarlo per una decisione personale, politica, di futuro… So che erano stati inviati anche dei curricula di operatori del teatro e della cultura di un certo spessore. Quindi si poteva pensare e scegliere nell’ottica di una visione di un teatro annaspante che andava aiutato. Cioè mi aspettavo una scelta che permettesse di sostenere il teatro, per fare crescere anche questa città».

Lei ritiene che abbiano prevalso altre dinamiche? «Ritengo che se faccio il salumiere sto lì perché lo so fare. Non mi mettono certo a fare il primario… ».

Quindi secondo lei chi si occupa di teatro deve fare teatro e chi no non lo deve fare? «Esattamente, ognuno cco’ so… E vorrei aggiungere una cosa: cosa vuol dire che il nuovo direttore dice: “sarò per tutti e a tutti quanti farò fare… ”».

Cos’è: vota e fai votare… per il futuro? «Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio… ».

Lei è un maestro dell’ironia. Se dovesse trovarsi davanti il sindaco Bianco cosa gli direbbe per le scelte sullo Stabile? «Gli direi: signor sindaco mi spieghi, soprattutto perché ha voluto fare queste scelte che non sono sicuramente in salita. E’ inutile che dice che il nuovo direttore ha esperenze di manageriato, ma quale manageriato… E’ un’altra cosa il manageriato. Cchi facemu come le terme di Acireale per cui si tengono convegni e riunioni salvo poi capire “ca manca l’acqua? ”. Ora penso che ci sia una ambiguatà di fondo che non solo non capisco, ma mi spaventa: si vuole andare in alto o in basso? E quando dico puntare in alto significa costruire per il futuro, per i giovani… ».

Lei sostiene chi dice che la politica deve restare fuori anche dai teatri? «La politica purtroppo ci ha messo sempre lo zampino nel mondo generale della cultura ed è entrata a piede lungo. Però dal punto di vista culturale i politici sono ignoranti, tanto che a teatro in tantissimi anni, le poltrone riservate alle autorità sono state sempre vuote e in tutti i posti. Soltanto tre persone ho visto a teatro nel tempo: Cofferati, Letta e Bertinotti. Il resto zero. Bisognerebbe organizzare “a sagra da sasizza o le Oba oba” per vedere qualcuno di loro in sala. Ora loro lo sanno che sono ignoranti, nel senso che ignorano le cose del teatro, ma sanno anche bene che il mondo della cultura è un potere. E quindi stanno dietro le quinte dove manovrano gruppi e gruppettini, tribù, massonerie solo e soltanto nella visione della conquista di probabili future poltrone. E che discorso è questo? Cosa si vuole per una città se il suo sindaco fa questo tipo di scelte? ».

Domani si terranno a Catania gli Stati generali sul teatro. Se potesse parteciparvi cosa chiederebbe? «Può passare un disegno per il fallimento di un teatro e poi ricominciare? Insomma parliamoci in un tavolo, serenamente e serenamente costruiamo. Non ambiguamente, che non ha portato a nulla. Tra l’altro si contribuirebbe a scardinare la parola ambiguità proprio qui da noi. Ora cosa significa incontriamoci il 13, no il 13 no. Allora il 29… ma cos’è stato un periodo di tempo per mettere le museruole? Insomma non capisco cosa vuole la parte politica da un gioiello che è della città di Catania».

L’assemblea e il cda del teatro hanno sempre detto che le scelte sono state fatte per il bene del teatro… «No, per me non è così che si fa… ».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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