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Il femminicidio nel discorso pubblico e nei tribunali, un viaggio che racconta le parole di un’emergenza nazionale

Di Redazione |

Non tutti gli omicidi sono uguali e ancora meno sono quelli in cui la vittima è una donna. Cosa sono davvero i femminicidi? È ancora oggi plausibile che si uccida la propria compagna per amore o per gelosia? Quali caratteristiche hanno le donne uccise e i loro assassini? Come mai diminuiscono gli omicidi in generale ma i femminicidi rimangono per lo più costanti?

Tutti temi affrontati nel libro “L’amore non uccide. Femminicidio e discorso pubblico: cronaca, tribunali, politiche”, a cura di Pina Lalli, edito da Il Mulino. Il volume contiene saggi di Pina Lalli, Lorenzo Todesco, Chiara Gius, Michela Zingone, Renato Stella, Cosimo Marco Scarcelli, Tiziana Piccioni, Ilenia Colonna, Valentina Cremonesini, Stefano Cristante, Alessandra Dino, Gaetano Gucciardo, Clara Cardella, Marinella Belluati, Simona Tirocchi, Saveria Capecchi

“L’amore non uccide. Femminicidio e discorso pubblico: cronaca, tribunali, politiche” e il frutto di una ricerca nazionale e racconta le varie facce della cronaca di oltre 400 donne uccise in Italia fra il 2015 e 2017, quali discorsi si tengono nei tribunali e nelle sentenze, cosa dicono i giornali, come se ne parla in ambito politico-sociale. Un quadro variegato, che attraversa spazi diversi del discorso pubblico, alle prese con questa parola strappata dalle rare, ironiche presenze in qualche antico documento del 1600 riapparsa con vigore dagli anni 1970 per opera dei movimenti femminili stanchi di vedere le donne escluse dal novero delle vittime meritevoli di giustizia. In Italia abbiamo abolito nel 1981 le norme di giustificazione del delitto d’onore ma lo abbiamo abolito dalle nostre credenze e dagli invisibili pregiudizi con cui tappezziamo le disuguaglianze di genere?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA