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Alessandro Sortino, da iena alla tv ecumenica «Viaggio nell’umano»

Alessandro Sortino, da iena alla tv ecumenica «Viaggio nell’umano»

Il giornalista spiega il suo nuovo ruolo, e parla della sua fede della sua Sicilia

Di Ombretta Grasso |

«Solo Gesù è buono. Io rivendico la mia cattiveria, è un talento che mi ha dato Dio». Da un anno Alessandro Sortino, fino al 2008 una delle Iene più seguite, chioma rossa e aria birichina, passato poi a “Matrix”, “Presa diretta”, “Piazzapulita”, è direttore creativo di Tv2000, il canale della Conferenza episcopale italiana. Dal 25 maggio è tornato in video con “Beati voi”, ogni lunedì alle 21.05, portando le sue domande scomode nel cuore delle beatitudini evangeliche. Una rivoluzione pop che punta sulla riflessione più che sulle battute. «Un viaggio nell’umano attraverso temi come la fame, la povertà, il dolore, il perdono», spiega. Uno “story-telling” di otto puntate focalizzate sulle testimonianze di ospiti non solo famosi. Stasera i beati saranno i misericordiosi. «In studio Giovanni Bachelet, figlio del giurista assassinato dalle Br, Alex Schwazer ed Emanuele Schifani, 23 anni, oggi nella Guardia di Finanza – anticipa -. Nel 1992 aveva solo quattro mesi quando suo padre Vito, poliziotto, fu ucciso nella strage di Capaci». Sui temi del perdono e della giustizia si incrociano più puntate. «C’è una incredibile fame di giustizia in Italia – commenta Sortino – che però produce un costante racconto dell’ingiustizia. E’ come se fossimo in un teatro in cui si assiste a una gogna mediatica: c’è un capro espiatorio su cui le persone scaricano difficoltà e rabbia, ma chi commette reati gravissimi non finisce in galera. Non c’è un cambiamento reale». Il suo passaggio a Tv2000 ha suscitato un po’ di incredulità, si fa fatica a mettere insieme l’ex iena dalle domande cattive con una tv ecumenica. «Ho fatto inchieste sulla corruzione, sulla ‘ndrangheta, sulla sanità non perché ero musulmano o buddista o ateo – ride –. Mi riconosco la capacità di non essere accomodante, di non far stare l’altro comodo in un’intervista. Ma questo tipo linguaggio oggi è quello del potere». Una modalità di giornalismo con sberleffo nata anche dalle “Iene”. «Il punto è che oggi sono i politici a usare quel linguaggio, sono loro che rottamano e parlano della casta. Un comico è diventato uno dei principali personaggi politici italiani. Berlusconi, Renzi, Grillo sono animali televisivi. E poi l’informazione al tempo della rete è completamente cambiata. Quando da iena andavo dal sindaco del paesino quel momento di difficoltà, di presa in giro, durava 5 minuti alle 23.40 su Italia 1, adesso quel filmato rimane per sempre». Difende l’esperienza delle Iene. «Non ne condivido alcuni effetti – ammette -, però c’erano elementi positivi. In quel momento nessuno faceva pubblicamente domande imbarazzanti ai politici, venivano riveriti. Striscia la notizia e poi Le iene si occupavano di fatti che non trovavano spazio su giornali e tv, la gente era disperata perché magari aveva subito una truffa o temeva di vivere in una zona dove aumentavano i tumori. Oggi queste notizie sono così tanto diffuse da farne quasi perdere il significato».   La notizia, per lui, oggi è ci siano persone «che fanno cose positive, che non rubano, si impegnano. Oggi non viene denunciata abbastanza l’onestà. Io sono qui a dire che c’è una possibilità di beatitudine, una possibilità di felicità, di rimetterci insieme e ricominciare. Ma la partecipazione deve diventare un soggetto politico. Non si può delegare, se fai il volontario devi chiederti anche dove finiscono i soldi». Passare a Tv2000 è una dichiarazione pubblica di fede, cosa è cambiato? «Non è che sono quello che ha visto la Madonna e di colpo è andato a Medjugorje – ribatte – Onestamente ero credente anche prima, ma non me lo ha mai chiesto nessuno. Forse la consapevolezza della dimensione pubblica dell’essere cristiano è arrivata dopo. E soprattutto è arrivato papa Francesco, se non c’era lui probabilmente non potevo stare in questa tv». Lo ha incontrato? «Una volta con tutti quelli di Tv2000. Ha detto cose che avrei sempre voluto sentirmi dire: che non bisogna tacere di fronte all’ingiustizia ma non bisogna trovare spiegazioni troppo semplici, il capro espiatorio da un lato oppure il salvatore della patria dall’altro. Ha detto che “bisogna accendere le scintille che ci sono nelle parole”. Io vorrei illuminare l’infrastruttura sociale orizzontale del Paese, mi sono rotto le scatole del meccanismo denuncia-indignazione-rabbia contro il potere-immobilismo. Cambiamo le cose e pure il linguaggio. Papa Francesco insegna che comunicare è parlare la lingua del tuo interlocutore. Credo che le parole del Vangelo possano essere rimesse nel mondo».   La sua scelta cristiana, racconta, è nata quando aveva 18-20 anni. «Ho letto il Vangelo stravaccato sul divano. Non mi è parso un libro casuale, scritto da pescatori della Galilea. Ho riconosciuto la verità e questo ha determinato alcune scelte. Ma l’unico tipo di conversione che vorrei ottenere è che le persone riuscissero a pensare con la propria testa». Tv2000 è una nicchia per la comunità cattolica, «ma vorrei aprire la porta e fare entrare anche gli altri – lancia Sortino -. Il cristianesimo non è una cosa bigotta. Mi piacerebbe fare una proposta che parta dal cristianesimo ma coinvolga anche chi non lo è». Racconta che il rosario è il programma di punta, «un evento che costruisce una comunità, ci si sente collegati con le altre persone. Come a “X-Factor” – azzarda – quando decidi che cantante votare, un’esperienza che puoi spendere nelle relazioni con gli altri l’indomani». “X-Factor” è il programma che più gli è piaciuto in questa stagione. «A parte i predicozzi dei giudici e una finale con solo canzoni in inglese – precisa -. Si mostra un’Italia diversa, in cui si dice che il talento deve essere coltivato, messo alla prova. Mi piace il racconto che viene fatto del sogno dei ragazzi e dell’ambiente da cui vengono: famiglia, compagni, mariti, genitori».   Sortino ha il papà siciliano. «Amo tantissimo la Sicilia, vengo spesso, mi sento a casa. Cosa non mi piace? Il rapporto tra cittadini e politica: una relazione malata fondata su una sfiducia profonda. Non c’è più niente da dare, ma il voto si genera addirittura dalla promessa di dare qualcosa. E’ diventata la caricatura di un sistema corrotto».

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