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Il Wanbookail tamburocon il suonodel mare

Il Wanbooka il tamburo con il suono del mare

L’invenzione dello strumento è del polistrumentista catanese Luciano Nigro

Di Redazione |

Quando Luciano Nigro mi ha invitato a provare questo suo nuovo strumento musicale ho pensato fosse il solito millantatore, ma appena ho provato la wambooka è stato amore a prima vista. È uno strumento dalle potenzialità straordinarie che, grazie all’acqua, sviluppa suoni del tutto nuovi. In pochi mesi l’ho utilizzata nei contesti più disparati: dalle registrazioni del nuovo disco di Carlo Muratori fino alle repliche di “Ifigenia in Aulide” che sono andate in scena al teatro greco di Siracusa». A parlare è il percussionista catanese Giorgio Rizzo, tra i più grandi virtuosi della wambooka, strumento musicale progettazione tutta siciliana, che si caratterizza per un incredibile mix di tradizione e tecnologia.   Prendendo le mosse dalla tradizionale “darboka” mediorientale (dalla quale mutua la forma) la wambooka è uno strumento percussivo, il cui suono è tuttavia modificabile mediante l’inserimento di acqua al suo interno. «L’idea di costruirla – spiega l’inventore, il polistrumentista catanese Luciano Nigro – mi è venuta in mente alcuni anni fa. Il problema principale da risolvere era quello di trovare un materiale idoneo, che non subisse alterazioni con l’acqua. La risposta è stata uno stampo industriale e un materiale sintetico: una miscela di polimeri simile al plexiglass».   Esteticamente la wambooka si presenta come un unico blocco trasparente. Se utilizzata “a secco” il suono è quello di una tradizionale darboka professionale, ma è inserendovi dell’acqua che avviene la magia: il risultato è un mix tra una sorta di talking drume un effetto wah wah (da cui il nome). Come suonarla al meglio è ancora per molti un mistero, ma non per Giorgio Rizzo vero pioniere dello strumento: «Ho sviluppato una mia tecnica – ci spiega ancora – e a breve metterò online un tutorial.   Per capire come ottenere la massima resa è stato importante capire quanta acqua utilizzare, mentre per il metodo ho preso spunto da varie tecniche orientali». Le grandi potenzialità della wambooka hanno fatto sì che lo strumento sia oggi adottato in contesti musicali molto diversi tra loro: ne fanno uso il percussionista di Noa, Gadi Seri, ma anche quello di Jovanotti, Leo Di Angilla. Renderla elemento centrale di uno spettacolo, tuttavia, è un’altra storia e anche in questo Rizzo si è dimostrato un vero precursore: dapprima utilizzandola nel suo spettacolo teatrale I monologhi della Darboka e successivamente contestualizzandola nell’Ifigenia in Aulide diretta da Federico Tiezzi in scena fino alla scorsa settimana al Teatro Antico di Siracusa. «La tragedia – spiega ancora il musicista – ruota tutta sull’elemento acqua e, in questo senso, la wambooka è stato lo strumento ideale per commentare musicalmente le scene.   Durante un monologo essa è stata addirittura coprotagonista, mentre nella scena in cui le corifee hanno la visione che Ifigenia verrà sacrificata l’ho utilizzata in verticale, creando note lunghissime ed evocative». La “consacrazione” della wambooka in un contesto così prestigioso come quello delle rappresentazioni classiche non poteva che rendere orgoglioso il suo ideatore, oggi al lavoro su nuovi strumenti musicali che, ancora una volta, mischiano tradizione e innovazione: «Assieme a mia sorella (l’ingegnere Laura Nigro, che ha curato gli aspetti tecnici del progetto ndr) stiamo ideando un nuovo tipo di rullante costruito, come la wambooka in un unico blocco. Si tratta di una sfida tanto interessante quanto ambiziosa, ma se siamo riusciti a fare innovazione rivisitando uno dei più antichi strumenti del mondo vorrà dire che nel mondo musicale ci sono ancora moltissime cose da sperimentare e scoprire». romeo. giorgio@tin. it

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