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Prezzo della farina cresce fino al 50%: rischio chiusura per i panettieri

A lanciare l'allarme è il presidente dell’Unione artigiani di Milano, Stefano Fugazza, la cui attività è attiva da 73 anni nel quartiere di Lambrate

Redazione La Sicilia

05 Marzo 2022, 12:22

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Con la guerra in Ucraina da parte della Russia si è scatenata la corsa delle materie prime agricole, con effetti devastanti sulle filiere e sulle produzioni alimentari. Uno dei casi più eclatanti è quello del prezzo del pane, con molti produttori che non riescono più a far fronte ai rincari e stanno valutando di chiudere le attività. 

A lanciare l’allarme è il presidente dell’Unione artigiani di Milano, Stefano Fugazza, panettiere di terza generazione. La sua attività è attiva da 73 anni nel quartiere di Lambrate, nel capoluogo lombardo. Dopo dieci giorni dall’inizio del conflitto i costi delle farine di grano tenero provenienti dall’Ucraina sono «cresciuti del 40/50%. Nel giro di anno sono aumentate del 150% e le scorte sono a rischio», spiega Fugazza. «Non possiamo scaricare - aggiunge - questi aumenti in un colpo sul prezzo del pane. Si lavora in perdita per mantenere il rapporto con i clienti. Ma fino a quando noi panettieri potremmo reggere? Il caro energia ci ha già messo in ginocchio. Ci sono decine di panetterie a rischio chiusura». 

Con il protrarsi della guerra la situazione, secondo gli osservatori, è destinata a peggiorare. L’intera filiera del pane è ad un «passo dal baratro. Da tempo sono impazziti anche i valori di burro, lieviti, olio, marmellate, cioccolato», aggiunge il presidente dell’Unione Artigiani. Secondo i dati della Camera di Commercio - elaborati dall’Ufficio Studi di Unione Artigiani primo dello scoppio del conflitto - in dieci anni nell’area metropolitana di Milano le panetterie artigiane sono aumentate del 30%, mentre le rivendite di pane sono calate del 17%. Ha resistito in particolare chi ha unito la produzione con la ristorazione, in particolare nei centri storici o nelle vie dello shopping o degli uffici, con questi ultimi che si interrogano sulle nuovi abitudini dello smart-working. «Siamo convinti che non si rinuncerà al pane di qualità artigiana - conclude il Segretario Generale di Unione Artigiani Marco Accornero - ma quanto sarà disposto a pagare il cliente medio? Serve un intervento sull'intera filiera, altrimenti fra poco troveremo il pane solo nella grande distribuzione».