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Rinnovabili, così la Sicilia (per colpa della burocrazia) sta perdendo un altro treno

L’Italia corre ma la nostra Regione arranca e blocca progetti per 3 GW. Snam intanto compra nave per rigassificare

02 Giugno 2022, 14:10

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Per affrancarsi dalla schiavitù del gas russo, l’Italia sta correndo per aumentare la produzione nazionale di metano e di energia da fonti rinnovabili. Proprio ieri la Snam ha acquisito il controllo della nave gasifera “Golar Tundra” che funge anche da rigassificatore galleggiante di Gnl e che, come ha annunciato il Ceo Stefano Venier, sarà collocata davanti la costa in un punto del Centro-Nord dove maggiore è il consumo di gas, essendo in grado di coprire il 25% del fabbisogno di rigassificazione del Paese. Ed è in corso una trattativa per una seconda nave.

 

 

Invece l’ingessata Sicilia sembra non essere intaccata minimamente dall’emergenza, come se la necessità di evitare un black out energetico e il caro-bollette non la riguardasse. Infatti, nonostante ancora la rete elettrica non consenta di dare spazio a molti nuovi impianti fotovoltaici ed eolici, nel 2021 è stata chiesta l’autorizzazione a investimenti in impianti di energia da fonte rinnovabile per un valore di 2,2 miliardi e pari ad una potenza da installare di 3,6 GW, ma ad oggi sono stati autorizzati solo progetti per 0,6 GW, mentre 3 GW sono ancora in via di autorizzazione. Il dato, che non considera le pratiche ferme dagli anni precedenti, è comunque grave ed è fornito dal think tank Althesys, che ha prodotto l’Irex Annual Report, dal quale si evince che in Italia nel 2021 sono stati realizzati 430 investimenti da 13,5 miliardi per 14,9 GW di potenza, mentre sono in attesa 188 progetti per 8,2 GW. Quindi la quota della Sicilia riguarda quasi il 40% del totale che giace negli uffici pubblici.

 

 

Che la Sicilia sia da sempre la terra più idonea a produrre elettricità da sole e vento e contemporaneamente quella in cui la burocrazia crea un collo di bottiglia è notizia vecchia, ma oggi, con l’emergenza provocata dalla guerra in Ucraina, non è più tollerabile. Fra i motivi di malumore nel centrodestra nei confronti della ricandidatura di Nello Musumeci ci sarebbe anche l’avere inciso poco sul settore delle autorizzazioni. Vero è che occorre evitare rischi di infiltrazioni mafiose in questo settore, ma questo non significa rallentare, semmai controllare e assumersi responsabilità. Soprattutto se i proponenti sono grandi gruppi nazionali. 

 

 

Il governo nazionale è intervenuto con semplificazioni, ma in Sicilia pare sia difficile applicarle. Fonti bene informate riferiscono che, invece di ridurre l’iter, pare adesso vengano richiesti in più anche i pareri della protezione civile e dell’autorità di bacino. Il che allunga i tempi. Per la cronaca (anche se non c’entra), il commissario per il raddoppio ferroviario della Palermo-Catania, Filippo Palazzo, da mesi avrebbe sollecitato invano il parere dell’autorità di bacino, senza il quale la conferenza dei servizi sta scadendo senza possibilità di chiuderla, col rischio di perdere lavori per 5 miliardi del “Pnrr” che si dovrebbero concludere entro il 2026.

Sulle semplificazioni interviene Luigi Rizzolo, responsabile del comitato Energia di Confindustria Sicilia: «Intanto per tutte le pratiche in giacenza si sta ponendo il problema se rivederle, e come, alla luce delle sopraggiunte semplificazioni. Potrebbe significare ripartire da zero e allungare i tempi. Poi la nuova norma prevede la Procedura di autorizzazione semplificata, e mi chiedo quanti uffici tecnici comunali in Sicilia la conoscano. E ancora, la Pas prevede comunque dei nulla osta, i quali si ottengono lavorando su cartografie, che spesso non esistono o non sono aggiornate, per cui occorre fare sopralluoghi».

«Quindi il vero problema - conclude Rizzolo - non è il numero di pratiche in attesa, ma è quello di riportare le autorizzazioni onshore sotto la competenza nazionale, come quelle offshore. La vera semplificazione si può fare solo affidandola ad un gruppo di lavoro a livello nazionale. In Puglia fra il 2008 e il 2012 bastava una sola dichiarazione dell’impresa e lì si sono subito autorizzati tutti i progetti, tutti hanno potuto usufruire degli incentivi, con forte gettito per l’erario, abbattimento vero del costo dell’energia e recupero sano degli investimenti».