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Oltre 4 anni per ottenere un permesso Così è impossibile fare impresa in Sicilia

Di Daniele Ditta |

Qualche esempio? Per quanto riguarda l’autorizzazione unica alla costruzione e alla messa in esercizio di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, il tempo massimo stabilito dalla legge per avere risposta è di 180 giorni. In Sicilia, sulla base dei 22 casi esaminati, servono 1.733 giorni (4 anni e 7 mesi) per avere l’ok ad un’istanza: circa dieci volte il tempo massimo. Entro i termini solo il 9% delle domande. Per la procedura di valutazione d’impatto ambientale (Via) l’ipotesi di tempo massimo è 210 giorni. Su 29 casi il tempo medio rilevato è stato di 1.065 giorni (quasi tre anni), circa cinque volte il tempo massimo. Nel 2016-2017 il tempo medio riferito alle autorizzazioni è aumentato a 1.211 giorni. Entro i termini solo il 10% dei casi esaminati. Per l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), l’ipotesi di tempo massimo è di 180 giorni. Su 29 casi il tempo medio rilevato è di 1.166 giorni (più di 3 anni), circa 6,5 volte il tempo massimo ipotizzato. Entro i termini solo il 3,4% dei casi esaminati. Ci sono anche i casi limite: 3.725 giorni per un’autorizzazione unica, 4.014 giorni per la Via, 4.158 per l’Aia. In Trentino Alto Adige il tempo medio per una Via è di 250 giorni, per l’Aia 162 giorni, con il 60% delle pratiche che vengono archiviate nei termini prefissati dalla legge. L’associazione degli industriali propone delle soluzioni per accelerare le procedure: assegnare termini perentori alle varie fasi burocratiche, estendere l’istituto del silenzio-assenso, convocare conferenze di servizi solo per decisioni importanti, semplificazione e trasparenza con un maggiore utilizzo di piattaforme telematiche, monitoraggio dei processi per individuare le criticità.

«Dalle testimonianze degli imprenditori emerge un quadro drammatico» afferma Giuseppe Catanzaro, presidente di Sicindustria. Ci sono aziende che hanno dovuto chiudere i battenti, altre che hanno subito danni per diversi milioni di euro a causa della burocrazia-lumaca. Danni che finiscono per essere pagati dalla collettività. Qualche giorno fa la Regione è stata condannata dal Consiglio di giustizia amministrativa ad un maxi risarcimento da 20 milioni di euro a favore di una ditta di Modica, la New Energy srl, che ha dovuto aspettare quattro anni per l’autorizzazione a costruire un impianto di energia elettrica da biomasse. Risultato? La New Energy srl non ha potuto beneficiare di un finanziamento europeo.

Soldi in fumo e tanta rabbia. La stessa che assale i tanti imprenditori – come lamenta Giuseppe Di Martino, diventato ormai un “esperto” di autorizzazioni per impianti d’energia e trattamento di rifiuti – «intrappolati nelle pastoie burocratiche o impossibilitati a volte anche a interloquire con funzionari e dirigenti preposti». Sul punto Catanzaro è netto: «Bisogna evitare che gli imprenditori facciano ancora la questua negli uffici pubblici, occorre evitare i contatti anomali, le alterazioni, assicurare agli imprenditori un contesto di vicinanza con la pubblica amministrazione e non di aggressione mirata, come talvolta accade, contro l’impresa». È un fiume in piena il presidente di Sicindustria che, mantenendo la flemma, si rivolge così al nuovo governo regionale: «La “mamma” di tutte le povertà si chiama inefficienza. Dove c’è un contesto efficiente c’è benessere e un reddito sociale alto, dove c’è inefficienza c’è quello che noi ora tocchiamo con mano, cioè disagio sociale. Noi proponiamo un’alleanza con le famiglie, perché vogliamo creare benessere e posti di lavoro. Alla Regione chiediamo normalità».

Il governo Musumeci, presente al cospetto dei vertici siciliani di Confindustria con gli assessori Gaetano Armao (Economia) e Bernardette Grasso (Funzione pubblica), promette il dimezzamento dei tempi per le autorizzazioni. Una promessa che è un impegno, pena le dimissioni: «Se entro un anno esatto da oggi non riusciremo a dimezzare queste cifre causate dalle inadempienze della pubblica amministrazione – dice Armao – ci dimetteremo, perché vorrà dire che non avremo fatto un buon lavoro». Sulla stessa scia Grasso, che assicura una riforma breve per ridurre l’impatto della burocrazia. Parola d’ordine: snellire. Lo ripete anche Armao, entrando nel dettaglio: «La soluzione tecnica – spiega – la adotterà la Giunta con un ddl che intervenga sulla delegificazione o con un intervento legislativo che metta mano all’attuale impianto normativo che risale al 2011 e che sconta i ritardi di una Regione che ha omesso di adeguarsi ai principi della riforma della pubblica amministrazione statale».

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