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«Costi per l'energia quintuplicati», aziende agricole siciliane in ginocchio

Imprese sull’orlo della bancarotta. L’appello dei produttori a “Piazza Copagri”: «Non possiamo farcela senza aiuti»

12 Settembre 2022, 06:06

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L’hanno chiamata, per un giorno, “Piazza Copagri”. Un angolo di “Cantine Patria” a Castiglione di Sicilia dove produttori agricoli delle nove province hanno mostrato le bontà dell’Isola ma anche messo in … piazza affanni, debolezze, paure, arretramenti di un settore attanagliato dal caro-energia e dalla siccità, dalla burocrazia e dalla fame di infrastrutture. Una miscela venefica di problemi vecchi e nuovi. 
Tra il danno delle bollette impazzite e la beffa del fotovoltaico negato si arrovella lo stesso padrone di casa, Franco Di Miceli, il proprietario di “Cantine Patria” che molti anni fa lasciò la sua Corleone e si trasferì ai piedi del Mongibello per amore di una terra capace di esaltare le viti e il vino. L’imprenditore afferma: «Abbiamo investito 150 mila euro nel fotovoltaico per un parco solare da 90 kilowatt ma da un anno aspettiamo che l’Enel venga a metterci un contatore, senza neppure sapere perché. Avremmo potuto azzerare la spesa di corrente elettrica, invece stiamo pagando un conto quintuplicato rispetto all’anno scorso. Da 5 a 24-25 mila euro». Di Miceli ammette: «Siamo in grosse difficoltà», eppure non smette di lavorare e pensare futuro: «Abbiamo già commercializzato in alcuni Paesi arabi il nostro spumante senza alcool, risultato di quindici anni di sperimentazioni e ricerche».

Franco Galatioto ha 27 anni e una laurea alle spalle in Biologia Marina. Il “pezzo di carta” l’ha appeso alla parete per coltivare a Siracusa in contrada Frescura, letteralmente coltivare, la sua passione per la campagna. «I limoni, le galline allevate all’aperto, il frutteto» sono il suo presente. Il rischio che tutto si trasformi in un incubo esiste e non ne fa mistero: «Il caro-energia sta pesando tanto, però non puoi aumentare i prezzi perché allora la clientela se ne va. Pure loro, d’altronde, stanno facendo i conti con la crisi. Possiamo solo aspettare e sperare in tempi migliori, intanto dobbiamo fare fronte anche alla siccità. Abbiamo un nostro pozzo, ma per tirare l’acqua serve pur sempre un motore. Quindi, altri consumi di luce che ora costa almeno il triplo». 
Cosa si aspetta dalla politica, dalle istituzioni? «Se l’Amministrazione cittadina – sospira – sistemasse almeno la strada che porta da noi, una via comunale ridotta ormai a una carrettiera, eviterei almeno di scassare un mezzo a ogni spostamento!».
Dallo zootecnico ai cereali, all’agriturismo, passando per le “Dolci tentazioni” delle cassatelle, si estende l’azienda familiare di Paolo Palermo ad Agira in provincia di Enna. «Nella nostra attività abbiamo bisogno di metano, così come per lavorare i terreni c’è necessità di gasolio che lo scorso anno pagavamo a 67 centesimi e proprio ieri ha invece raggiunto un euro e 41 centesimi al litro. Con la nostra stessa produzione cerchiamo di soddisfare il fabbisogno d’impresa, ad esempio le uova per i dolci, ma altre cose dobbiamo per forza acquistarle e tutto è aumentato. Difficile andare avanti così, senza un aiuto esterno». 
Nino Indelicato, presidente della cooperativa agrigentina “Agrisana” composta da 600 produttori olivicoli, sottolinea il paradosso «di un mondo agricolo che in un momento come questo subisce sia quando acquista, sia quando vende». Poi, spiega: «Non abbiamo la forza per incidere né sui costi né sul ricavato. Le porto un esempio. La guerra in Ucraina, ma non solo, ha portato l’olio di semi da 2.50 a 5.50. Il nostro olio extravergine di oliva era mediamente 4.50 o 5 euro, oggi non si potrebbe vendere a meno di 6 euro e 50 ma resta sempre allo stesso prezzo. Insomma, continuiamo a metterci il petto e la faccia per realizzare questo che è olio vero ma lo dobbiamo cedere sottocosto. E molti, soprattutto i più piccolini, adesso si stanno chiedendo davvero se continuare».