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L'ANTICIPAZIONE

Dalle previsioni del Pil alle acciughe sotto sale: ecco l’idea della Sicilia 2020

Di Mario Barresi |

Un libro dei sogni, per definizione. Ma anche uno sfogo, molto felpato, sulla «drammatica situazione» ereditata. Il Defr 2018/2020 è di tutto un po’. Non sono promesse da comizio elettorale, né appassionate dichiarazioni programmatiche a Sala d’Ercole. Magari non è l’atto che cambierà il destino dell’Isola dall’oggi al domani, ma nel Documento di economia e finanza regionale (approvato dalla giunta regionale e ora trasmesso in commissione all’Ars) c’è un’idea di Sicilia. Il primo scenario messo nero su bianco dal governo di Nello Musumeci. in cui torna quel refrain – il «riconsegnare ai siciliani una Regione “normale”» – tanto caro al governatore.

Ma come? Con quali soldi? Con quali progetti? Con quali strategie? Con quali priorità? Nelle 90 pagine approvate a Palazzo d’Orléans si parte dall’analisi di una «decrescita infelice alla quale sembra essere condannate l’Isola» alimentata da un «atteggiamento rinunciatario» della Regione, con dati non certo inediti su una situazione economica «complessa e difficile». Fra i tanti – calo di occupati, povertà, neo-emigranti e via piangendo – due sono grottescamente sfiziosi. Il primo: con i 4,2 miliardi della programmazione comunitaria 2007/13 sono stati creati 8.663 posti di lavoro, ognuno dei quali è costato 484mila euro. Il secondo: i siciliani spendono ogni anno 65-70 miliardi per importare prodotti «specialmente agricoli», il che suona come un’onta.

Si parte dal «quadro economico». Interessanti i dati sulla previsione della “spesa di sviluppo” della Regione: fra fondi Ue e spesa corrente, 3,2 miliardi nel 2018, 2,2 nel 2019, 1,5 nel 2020. Questi soldi, assieme ad altre variabili “macro”, aiutano a formare la stima sul Pil siciliano: quello tendeziale di crescita è dell’1% per l’anno in corso e dello 0,6% per il 2019.

E poi si passa alle «analisi tematiche». In tutto 15 capitoli su tutti i settori più importanti. In “Istituzioni ed enti locali”, oltre al «ripotenziamento delle ex Province» si parla della «stabilizzazione dei lavoratori con contratti a termine», ma anche dell’avvio di «un piano di reclutamento di alti profili e di funzionari qualificati per ringiovanire e innovare l’amministrazione regionale» e del riavvio della trattativa «per i rinnovi contrattuali dopo anni di blocco della contrattazione».

Per le attività produttive confermati i due piani: accorpamento di Irfis, Crias e Ircac e «rivedere le funzioni» dell’Irsap che sa tanto di liquidazione. Importante l’accenno, nel capitolo su banche e imprese, al «credito d’imposta per investimenti»: per la Sicilia 1,4 miliardi dal Fsc.

Il turismo punta sul mercato cinese, mentre per lo spettacolo c’è un Fondo di rotazione (affidato a un «istituto bancario») per il rilancio dei teatri in profondo rosso. Nei beni culturali, fra le altre cose, l’apertura alle gestione dei privati e l’idea di musei gratis per i siciliani la domenica.

In materia di formazione, si accenna alla «costituzione di un’unica agenzia regionale in cui far confluire sia il personale addetto alle politica attiva del lavoro, sia i dipendenti a tempo indeterminato dei centri pubblici per l’impiego». L’Agenzia coordinerà anche gli enti accreditati in materia di formazione e lavoro.

Sulle politiche sociali si scopre la disponibilità di 11 milioni, nel 2018, per l’applicazione della legge sul “Dopo di Noi” in Sicilia.

Sanità: conferma su revisione della rete ospedaliera, stabilizzazioni e concorsi; ma anche qui si aprirà un contenzioso con Roma. La Regione copre il 49,11% delle spese del Ssr. Attenzione, dunque, al nuovo piano di riparto del Fondo sanitario nazionale, con la priorità di «uniformare il sistema di finanziamento della spesa» della Sicilia alle altre Regioni.

Sostanziali conferme, rispetto a quanto più volte detto da Musumeci, sulla gestione di rifiuti e acqua. Nel Defr 2018/20 non c’è traccia di termovalorizzatori all’orizzonte. Ma dopo il “piano stralcio” in via di redazione, si rimandano le scelte più a lungo termine al nuovo Piano regionale dei rifiuti.

Complesso e ambizioso il piano su infrastrutture e trasporti: recupero delle incompiute, nuovo rapporto con Anas, Fs, Enac, ipotesi di “rottamazione” di Ast e Iacp.

Infine, la finanza pubblica regionale. A monte una nuova «stagione negoziale» nei rapporti con il governo nazionale, punto molto caro all’assessore all’Economia, Gaetano Armao, affrontato nell’altro articolo della pagina. Nel Defr una stima sulle riscossioni. Nelle casse regionali, alla luce anche della rottamazione delle cartelle, entreranno 340.605.401 euro nel 2018 e 224.862.296 euro sia nel 2019 sia nel 2020. Ma la partita più importante resta quella del balance delle entrate erariali sull’asse Roma-Palermo. Una partita che vale miliardi.

Twitter: @MarioBarresi

Pubblicato su “La Sicilia” di lunedì 26 febbraio 2018 a pagina 3

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