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Non studiano né lavorano: è la Sicilia la patria dei giovani senza prospettive

Di Matteo Miglietta |

BRUXELLES – Oltre un giovane su tre non studia, non lavora e non sta nemmeno seguendo un percorso formativo. La fotografia della Sicilia scattata da Eurostat mostra una regione che con il suo 39,6% si conferma anche nel 2017 maglia nera in Europa per numero di cosiddetti ‘neet’  (not in education, employment or training) fra i 18 e i 24 anni.

Il leggero miglioramento rispetto al 2016, quando il dato aveva toccato il 41,4%, non basta a farla risalire dall’ultimo posto nell’Europa continentale. Peggio fa infatti solamente la Guyana francese (45,4%), territorio d’oltremare che sconta anche la lontananza dalla capitale Parigi.

Ma in fondo alla classifica delle 276 regioni Ue la Sicilia non è sola: la Campania registra la seconda peggior performance con il 38,6% di neet (+2,4% dal 2016), e fra le 11 peggiori d’Europa ci sono anche Puglia (36,4%, +2,9%) e Calabria (36%, +0,1%). In Italia la media è del 25,7%, in leggero calo dal 26% del 2016.

Dati, quelli delle regioni del Mezzogiorno, lontani anni luce dal 2,7% di neet presenti nella regione di Praga (Repubblica ceca), che guida la classifica europea precedendo ben 10 territori dei Paesi Bassi, dove il tasso di giovani inattivi viaggia fra il 4,6% e il 5,3%. La media dell’Unione è invece del 14,3%, in calo per il quinto anno consecutivo rispetto al picco del 17,2% raggiunto nel 2012.

L’analisi dei dati sui neet riflette l’immagine di un mercato del lavoro nel Mezzogiorno da cui i giovani si sentono sempre più tagliati fuori, scoraggiati anche nella ricerca di qualsiasi impiego legale. Non stupisce quindi scoprire attraverso i dati Eurostat che fra le cinque regioni europee dove meno della metà della popolazione fra i 20 e i 64 anni lavora, ben quattro sono del Mezzogiorno. Il record negativo è ancora una volta della Sicilia (44%), seguono Calabria (44,2%), Campania (45,8%) e Puglia (48,3%).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA