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In Sicilia la ripresa economica non si vede: le imprese muoiono, record di fallimenti

Di Michele Guccione |

PALERMO – Fallimenti di imprese ai minimi da 7 anni, in forte calo nel Nord-Est e gradualmente in flessione nelle altre aree del Paese. Lo dice la Cerved. Buona notizia? Non per noi, perché solo in Calabria, Sicilia e Lazio i fallimenti continuano a crescere, al punto che la Cerved parla di «segnali di attenzione».

«Che qui in Sicilia la situazione non stia migliorando affatto, ma che, anzi, stia peggiorando è un fatto evidente a tutti, non servono le statistiche per rendersene conto. Ma il problema vero è che senza crescita le imprese muoiono, qui stanno morendo tutte. La situazione è drammatica». È il crudo commento di Fabrizio Escheri, presidente provinciale dei Dottori commercialisti di Palermo, alla notizia resa nota da Cerved.

«Non conosco ancora i dati con precisione – osserva Escheri – ma il trend dei fallimenti nell’Isola sta evidentemente proseguendo, con casi anche eclatanti, come quello di Mosaicoon. Tanti colleghi di altre parti d’Italia mi dicono che lì la ripresa si vede, anche se a macchia di leopardo. Ma c’è. Qui è tutto fermo. Le imprese muoiono. E quelle che ancora resistono sono quelle che stanno investendo i risparmi di famiglia per cercare di sopravvivere. In Sicilia si sta investendo solo per sopravvivere, non per crescere. Una situazione resa ancora più grave dal fatto che non nascono nuove imprese, non c’è la necessaria dinamicità per compensare la moria di attività economiche».

L’Osservatorio Cerved sui primi sei mesi del 2018 parla chiaro: se nel resto d’Italia i fallimenti sono in calo, «in alcune regioni il miglioramento tarda a manifestarsi. È il caso della Calabria, del Lazio e della Sicilia, in cui il numero dei fallimenti ha continuato ad crescere nella prima parte del 2018, rimanendo a livelli doppi o comunque molto più elevati rispetto a quelli del 2008».

In dettaglio, ecco l’analisi per macroaree: «La fase congiunturale positiva ha prodotto un calo delle procedure in tutta la penisola, anche se con tendenze diversificate. Nel Nord-Est il numero di fallimenti è ormai rientrato su livelli fisiologici: nella prima metà del 2018 sono fallite 971 imprese, il 16% in meno dell’anno precedente e un dato vicino a quello del 2008. Nelle altre aree prosegue il miglioramento, ma più lentamente. Nel Nord-Ovest si contano 1.808 procedure, cui corrisponde un calo del 3,1% su base annua che ha riguardato tutte le regioni dell’area. Nel Centro sono fallite nella prima metà dell’anno 1.582 aziende, un numero non lontano da quello dell’anno precedente (-1,7% rispetto ai 1.610 casi dei primi sei mesi 2017): pesa il dato del Lazio, regione in cui il trend positivo si è interrotto e i fallimenti sono tornati ad aumentare (+1,4%). Nel Sud e nelle Isole sono state aperte 1.603 procedure fallimentari, in calo del 5,1% su base annua: tra le regioni meridionali, migliorano Puglia, Campania, Molise e Sardegna, ma tornano a peggiorare Basilicata, Calabria e Sicilia».

Dati alla mano, nell’Isola da gennaio a giugno sono stati presentati 407 fallimenti contro i 385 dello stesso periodo del 2017, con un incremento del 5,7%. Crescita peggiore in percentuale solo in Calabria con +25,4%.

Sempre a livello nazionale, sono in calo anche le procedure concorsuali diverse dal fallimento, trascinate dal crollo dei concordati preventivi, mentre torna ad aumentare il numero di imprenditori che decidono di liquidare volontariamente società in bonis, dato che potrebbe indicare minore ottimismo da parte di chi si assume il rischio di impresa. Tra marzo e giugno è proseguito un trend positivo che dura ormai da undici trimestri consecutivi, cioè dalla fine del 2015: 2.949 le imprese che hanno portato i libri in tribunale, un anno prima erano 3.236 (-8,9%). Complessivamente, nella prima metà dell’anno sono fallite 5.964 società, il 5,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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