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Le Zone economiche speciali in Sicilia: a un anno dalla nascita già dimenticate

Di Tony Zermo |

CATANIA – Le Zes, le Zone economiche speciali, che dovevano servire ad attrarre nuove industrie, dopo oltre un anno dalla loro istituzione sono ancora ben lontane dall’entrare in funzione. È come se il nuovo governo gialloverde non gradisse questa iniziativa del precedente esecutivo, e in particolare dell’allora ministro Graziano Delrio. E questo è un grave danno per quelle regioni come la Sicilia che attendono di recuperare il tempo perduto, perchè nelle Zes sono previsti previsti strumenti e agevolazioni agli operatori economici che vi operano. In Cina ma anche in Polonia sono una realtà, funzionano e attirano investimenti.

Ma in Italia è come se su queste Zes, che interessano soprattutto i porti con i loro retroporti, sia sceso il silenzio, non ne parla più nessuno, nemmeno il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, quello stesso che in visita in Sicilia ha detto che «parlare del Ponte è offensivo», a cui il governatore Nello Musumeci ha replicato che affermazioni del genere «in casa nostra sono inammissibili».

Qui non si tratta del Ponte sullo Stretto, un discorso da riaprire appena possibile, ma di qualcosa di più facile che però improvvisamente diventa difficile. Ma perché le Zes sono state sostanzialmente dimenticate? Lo chiediamo all’assessore regionale per le Infrastrutture e i Trasporti Marco Falcone. «Stiamo aspettando – spiega – che il governo nazionale approvi le norme attuative che mettano in campo il contenuto di questo contenitore. Il governo nazionale ci deve dire quali sono le agevolazioni fiscali e finanziarie per gli imprenditori che andranno a investire nelle zone speciali. Se non si sa questo, cosa diciamo agli imprenditori?».

Il governo nazionale finora non ha fatto nulla di concreto per fare partire le Zes. Ma la Regione che cosa ha fatto per la parte che le compete?

«Abbiamo messo in campo tutti i fattori per muovere le Zes, abbiamo circoscritto le aree, abbiamo individuato i soggetti pubblici per il governo di queste aree come le autorità portuali. Ma ancora siamo in attesa delle norme applicative che debbono arrivare dal ministero».

Non vorrei che siccome queste Zes sono state lanciate dal governo precedente, ora il nuovo governo intende ignorarle?

«Questo lo ha detto lei».

Scusi, ma gli uffici regionali hanno proceduto alla delimitazione delle aree?

«Certo abbiamo messo in campo tutto quello che c’era da fare, abbiamo incontrato anche i sindacati. Ho curato personalmente queste cose conoscendo la loro importanza sul piano degli investimenti e dei posti di lavoro. Una volta che abbiamo individuato le aree dobbiamo anche poter dire agli eventuali investitori quali sono le opportunità offerta dalle Zes. Le ripeto che siamo in attesa che ci dicano cosa c’è dentro il contenitore Zes. Naturalmente uno dei fattori riguarda anche l’Interporto, compresa la parte della cementeria».

Ma la cementeria, ormai dismessa da anni e che inquina, bisognerà acquisirla. A chi tocca provvedere?

«Naturalmente al governo nazionale, che però al momento non fornisce risposte. Ecco, ad esempio la cementeria bisogna collegarla al porto. Per collegarla cosa dobbiamo fare, un sottopasso, un sovrappasso, dobbiamo fare una rotonda? Dobbiamo farle tutte queste cose».

Ma intanto, dopo un anno di attesa, le Zes – che in altri Paesi sono già una realtà – restano una sigla che corrisponde ad un grande vuoto e a una grande delusione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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