Ponte sullo Stretto, il governo affila le armi contro le infiltrazioni della mafia: in preparazione nuova norma sui controlli
La Lega annuncia che sarà riproposta la norma che è stata espunta dal testo finale del provvedimento
Dopo l'approvazione del progetto da parte del ministero dell'Ambiente e a poche settimane dall'approdo al Cipess del Ponte sullo Stretto, il governo affila le armi contro le possibili infiltrazioni mafiose negli appalti. «Chiederemo il massimo del rigore, il massimo della trasparenza, più poteri al ministero dell’Interno e alle Prefetture per verificare che non ci siano infiltrazioni. Dal mio punto di vista era importante, qualcuno l'ha pensata in modo diverso, vorrà dire che sarà il Parlamento a mettere il massimo delle garanzie», ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a margine di un sopralluogo ai cantieri della nuova strada Sopraelevata portuale a Genova ommentando i rilievi del Quirinale sul decreto Infrastrutture.
«È chiaro che quando ci sono le Olimpiadi, la Tav, opere importanti a Genova, Messina o Roma, bisogna vigilare in maniera totale, siccome a Messina ci saranno più di centomila posti di lavoro in ballo e migliaia di imprese coinvolte, è mio interesse che le Prefetture, le Procure, le associazioni, i sindacati, possano avere il massimo della vigilanza e della trasparenza», ha ribadito Salvini.
Le parole di Salvini sono come detto una risposta alle precisazione odierne del Quirinale che questa mattina è intervenuto per chiarire lo stop alla norma sui controlli antimafia relativi al Ponte sullo Stretto di Messina originariamente inserita nel decreto legge Infrastrutture approvato lunedì scorso dal Consiglio dei ministri.
L’ufficio stampa, in una nota, parla di alcune inesattezze comparse sulla stampa odierna in relazione al decreto Infrastrutture, e precisa innanzi tutto che «la norma sui controlli antimafia non era contenuta nel testo preventivamente inviato al Quirinale, ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri».
«La legislazione in vigore -viene poi spiegato nello stesso comunicato- contempla norme antimafia rigorose per le opere come il Ponte di Messina. La norma proposta prevedeva invece una procedura speciale - adottata finora soltanto in casi di emergenza, come i terremoti, o di eventi speciali, come le Olimpiadi - che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie. Basti ricordare che la procedura speciale, che veniva proposta, autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale».
Salvini però auspica che a questo punto sia il Parlamento a inasprire i controlli antimafia sul Ponte sullo
Stretto. E infatti, secondo indiscrezioni, in sede di esame parlamentare del decreto Infrastrutture la Lega intende riproporre sotto forma di emendamento la norma sui controlli antimafia per il Ponte sullo Stretto che è stata espunta dal testo finale del provvedimento.
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi rispondendo a una domanda sui controlli sulla realizzazione del ponte sullo Stretto, si è limitato a dire: «La prevenzione sull'antimafia è sempre stata nell’interesse di tutti».
Critico sulla questione Angelo Bonelli, deputato AVS e co-portavoce di Europa Verde, secondo il quale «è sorprendente che il Mit scopra solo oggi che il Ponte sullo Stretto di Messina è una formidabile occasione per le organizzazioni mafiose di fare affari. Quando Don Ciotti sollevò con coraggio questo tema, Salvini non esitò a dileggiarlo pubblicamente, invitandolo a lasciare l’Italia. Così come ha fatto pochi giorni fa nei confronti del procuratore D’Amato, che ha lanciato l’allarme sulle infiltrazioni mafiose nei grandi appalti pubblici. La migliore prevenzione sta prima di tutto nel seguire procedure trasparenti e rigorose nell’approvazione dei progetti e nella formulazione dei pareri obbligatori per legge, cosa che fino ad adesso è mancata».