Il ministro Giorgetti preoccupato per lo spopolamento del Sud: i numeri della Sicilia su invecchiamento e fuga dei giovani
Nelle regioni meridionali del Belpaese la popolazione potrebbe calare di 3,4 milioni di abitanti entro il 2050
Nelle regioni meridionali del Belpaese la popolazione potrebbe calare di 3,4 milioni di abitanti entro il 2050 e di ben 7,9 milioni entro il 2080. I dati sul calo demografico preoccupano il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che oggi in audizione alla Commissione d’inchiesta sulla transizione demografica, ha snocciolato numeri che parlano di un'Italia che invecchia e si spopola.
In conseguenza dei bassi tassi di natalità e fecondità le previsioni demografiche, come è stato ricordato, indicano un calo della popolazione residente tanto nel breve termine (-1,1 per mille in media annua fino al 2030), quanto nel medio (-3,3 per mille fino al 2050) e lungo termine (-5,8 per mille fino al 2080).
Il fenomeno però non riguarda solo la dimensione macroregionale (Nord - Centro - Mezzogiorno), ma anche quella interna a tali macroaree, nel senso che gli scenari demografici indicano che il calo sarà più intenso nelle aree interne rispetto ai centri maggiori. Sullo spopolamento nel Mezzogiorno e nelle aree interne hanno influito e influiscono diversi fattori, dal calo di fertilità e natalità, dal perdurare del fenomeno della mobilità interna, che continua ad essere di segno negativo soprattutto per Sud e Isole.
Fenomeno drammatico
«Lo spopolamento territoriale delle aree interne è drammatico - ha detto Giorgetti - . Quando mancano persone in età fertile e rimangono solo gli anziani non nasce più nessuno e intere comunità sono destinate a morire».
In generale quello demografico, ha detto Giorgetti concludendo l’audizione, è un tema che «tutta la classe politica ha presente, ma tende deliberatamente ad accantonare. Chiunque faccia politica non può non rendersi conto di quello che sta accadendo, ma per tutti sicuramente non è il primo tema, non è
il primo, secondo terzo tema della propria attività e azione politica. Non essendo il primo tema per nessuno non viene trattato. Avete questa responsabilità - ha aggiunto rivolgendosi ai parlamentari della commissione - di richiamare la classe politica su un tema che riguarda tutti noi, sia chi governa oggi
sia chi governerà tra 10-15-20 anni. E’ un tema che riguarda l'intera comunità».
La Sicilia è une delle regioni che soffre di più i fenomeni di invecchiamento e spopolamento. E il grido d'allarme lanciato oggi dal ministro dell'Economia non stupisce come sottolineato non stupisce come sottolineato dal segretario generale della Cisl Sicilia, Leonardo La Piana. «Lo ripetiamo da anni - ha detto La Piana -, che la Sicilia è fra le realtà a maggior rischio, lo dicono chiaramente i dati Istat secondo i quali al 31 dicembre 2023, la popolazione residente in Sicilia era 4.797.359 abitanti, in calo dello 0,3% rispetto al 2022, dunque con 16.657 persone in meno».
Aree rurali
«Negativo anche il saldo naturale delle nascite rispetto ai decessi: nel 2023 i nati sono stati 35.489 (-1.321 rispetto al 2022), con un record di denatalità» ha aggiunto il segretario generale della Cisl Sicilia, sottolineando come la situazione delle aree interne sia ancora più complessa. «Le aree rurali e interne - ha detto La Piana - che va ricordato rappresentano oltre il 70% dei Comuni siciliani, registrano una vera emorragia di giovani e un contemporaneo aumento dell’età media. È chiaro che, come ha sottolineato il ministro Giorgetti, si rischia entro il 2050 di ritrovare una Sicilia spopolata».
Secondo il leader della Cisl nell’isola, in ballo non c’è soltanto la tenuta sociale, ma tutto il sistema produttivo ed economico della regione. «Gli effetti di questo trend preoccupante si colgono già oggi e saranno sempre più evidenti - ha detto La Piana - perché la diminuzione della popolazione attiva e la minore disponibilità di forza lavoro influiscono negativamente sulla produttività e sullo sviluppo economico. Inoltre l'invecchiamento della popolazione comporta un aumento della domanda di servizi per gli anziani, mentre la riduzione del numero di contribuenti può mettere sotto pressione la capacità di fornire tali servizi».
Come il ministro anche la Cisl invoca un intervento della politica. «Si deve agire presto - afferma ancora La Piana - mettendo in atto interventi in favore delle politiche attive del lavoro, di potenziamento del sistema del welfare, di attrazione degli investimenti e di innovazione. A febbraio di quest’anno abbiamo presentato al governo regionale e all’Ars un pacchetto di proposte che va in questa direzione, a partire dalla creazione di un centro di formazione d’eccellenza sull’intelligenza artificiale a Castello Utveggio, alla riforma dei distretti socio sanitari nell’ottica di garantire servizi più efficienti, per citarne solo alcune. Auspichiamo che il governo Schifani e tutta la deputazione regionale capiscano che non c’è più tempo da perdere e che ci si deve confrontare su temi concreti, come quelli avanzati dalla Cisl».