G7, c'è l'accordo sulla Global Minimum Tax (ma le multinazionali Usa sono esentate)
Il nuovo sistema, secondo i leader dei Grandi, dovrebbe garantire una maggiore stabilità e certezza al quadro fiscale internazionale
Il G7 ha raggiunto un nuovo accordo sulla Global Minimum Tax, la tassa minima globale sulle multinazionali, introducendo una soluzione che esclude i gruppi statunitensi dalle regole più stringenti previste dall’intesa. La decisione, nata da una proposta “side-by-side” avanzata dagli Stati Uniti, prevede che le aziende americane siano esentate sia dalla regola sull’inclusione del reddito sia da quella sugli utili sotto-tassati, riconoscendo le attuali norme fiscali minime già in vigore negli USA.
Nel comunicato ufficiale della presidenza canadese si sottolinea che questa soluzione parallela punta a preservare i principali risultati ottenuti finora nella lotta contro l’erosione della base imponibile e il trasferimento dei profitti verso paesi a fiscalità agevolata. Il nuovo sistema, secondo i leader del G7, dovrebbe garantire una maggiore stabilità e certezza al quadro fiscale internazionale, favorendo anche un dialogo costruttivo sulla tassazione dell’economia digitale e sulla tutela della sovranità fiscale di ciascun paese.
L’accordo si basa sull’impegno congiunto dei membri del G7 a proseguire la collaborazione all’interno del cosiddetto “inclusive framework”, con l’obiettivo di contrastare i rischi di erosione della base imponibile e di profit shifting. In concreto, il sistema affiancato escluderà completamente i gruppi controllati dagli Stati Uniti dall’applicazione delle regole sugli utili sotto-tassati e sull’inclusione del reddito, sia per i profitti nazionali che per quelli esteri.
Cosa è la global minimum tax
La Global Minimum Tax è una tassa minima globale, introdotta a livello internazionale per assicurare che i grandi gruppi multinazionali paghino almeno il 15% di tasse sugli utili realizzati in ciascun Paese in cui operano. Questa misura è stata promossa dall’OCSE e adottata dall’Unione Europea per contrastare fenomeni come l’elusione fiscale e il trasferimento dei profitti verso Paesi a bassa tassazione, i cosiddetti paradisi fiscali.
Parallelamente, il G7 si impegna a lavorare su un sistema parallelo che semplifichi la gestione e la conformità amministrativa del secondo pilastro della riforma fiscale (Pillar 2), valutando anche possibili modifiche al trattamento dei crediti d’imposta non rimborsabili, per allinearli a quelli rimborsabili.
L’intesa rappresenta un passo avanti, ma conferma anche la complessità della Global Minimum Tax: se da un lato si cerca di evitare la corsa al ribasso delle aliquote fiscali tra i paesi, dall’altro la mancata piena adesione di Stati Uniti e Cina lascia ancora incertezza sull’efficacia globale della riforma. In Italia, la tassa minima del 15% sulle multinazionali è già in vigore dal 1° gennaio 2024, ma restano dubbi sull’effettivo gettito e sulla capacità del nuovo sistema di colpire realmente i giganti del web e le grandi aziende globali.