Accordo Usa-UE sui dazi: una tregua che conviene? Il nodo microchip, energia e Made in Italy
Un’intesa che ferma l’escalation ma pone nuove sfide all’Europa
L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno siglato un accordo storico sui dazi commerciali che stabilisce un’aliquota unica del 15% sulle merci Ue importate America, con l’obiettivo di evitare un’escalation tariffaria che avrebbe potuto raddoppiare in pochi giorni le tariffe.
Il patto, firmato a Turnberry tra la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente Usa Donald Trump, rappresenta una sorta di tregua in uno scenario di tensioni commerciali crescenti.
Dal punto di vista energetico, l’Ue ammette di dover incrementare le importazioni dagli Stati Uniti di gas naturale liquefatto, petrolio e soprattutto combustibile nucleare, ingredienti indispensabili alla transizione energetica e all’indipendenza dal gas russo previsto entro il 2027.
Un capitolo chiave riguarda inoltre i microprocessori di alta qualità, essenziali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, settore dove l’Europa prevede di non poterne fare a meno e non delocalizzare completamente la produzione.
Dal fronte commerciale, l’accordo abbassa i dazi su prodotti chiave come auto, semiconduttori e farmaci, stabilendo per la prima volta una tariffa fissa al 15%. Restano però dazi pesanti del 50% sui metalli industriali (acciaio e alluminio), e molti dettagli sono ancora da definire, come per l’agroalimentare e in particolare per il vino, prodotto che rischia un aumento significativo delle tariffe rispetto agli attuali livelli bassi (2,5%).
Gli operatori del settore agroalimentare europeo guardano con preoccupazione all’accordo. Pur apprezzando il fatto che il rischio di aumento delle tariffe fino al 30% sia stato contenuto, temono per l’incremento generale dei dazi da circa il 5% al 15%, con impatti pesanti sulle filiere di punta del Made in Italy. Il presidente della Copagri, Tommaso Battista, ha annunciato la necessità di misure di sostegno nazionali ed europee per limitare i danni, soprattutto sul vino, dove i mancati esenzioni ancora incerte possono tradursi in centinaia di milioni di euro di perdite per le esportazioni.
Simile posizione pessimista è arrivata da Fedagripesca Confcooperative che ha definito il risultato "non buono" e ha chiesto di rivedere i tagli agricoli nel bilancio Ue dati che, combinati con l’aumento delle tariffe, potrebbero compromettere la competitività del settore agroalimentare.
Sul versante industriale, l’accordo prevede l’impegno a collaborare sul riconoscimento degli standard tecnici, in particolare nel settore automotive, dove il dazio Usa sarà ridotto dal 27,5% al 15% e l’Ue ridurrà quello d’importazione dal 10% al 2,5%. Sono stati segnalati però ancora ampi margini da colmare, soprattutto per le emissioni di ossidi di azoto nei veicoli, e per settori ad alta tecnologia.
Le imprese europee vengono chiamate inoltre a mettere in atto strategie di adattamento per mitigare gli effetti dei dazi, come la riallocazione produttiva, l’uso di regimi speciali doganali e la gestione accurata delle classificazioni e origini delle merci, strumenti fondamentali per ottimizzare i costi doganali e mantenere la competitività globalmente.
L’intesa sui dazi tra Ue e Usa è un compromesso necessario che evita una guerra commerciale più dura e apre spazi di collaborazione. Tuttavia, per l’Europa restano aperte sfide importanti: diversificare l’approvvigionamento energetico, difendere i settori agroalimentari e industriali più esposti, e gestire con efficacia normative e tariffe in continuo cambiamento per mantenere la propria rilevanza economica a livello globale.