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L'effetto dazi su vino, olio, pasta e formaggi: si teme una bruscata frenata per milioni di euro

L'allarme delle associazioni alimentari di categoria che si chiedono fino a che punto gli americani saranno disposti a pagare gli aumenti dei prodotti italiani

Elisabetta Guidobaldi

28 Luglio 2025, 20:15

vino

Si è evitata l’escalation più temuta di dazi al 30% che avrebbero rischiato di rovinare i rapporti commerciali tra aziende italiane e l’oltreoceano, centrando anche una vittoria europea. Ma per chi opera nel settore dell’agroalimentare anche al 15%, le tariffe creeranno un’onda d’urto rilevante. Si guarda in queste ore con speranza alle trattative per esentare il settore del vino, come annunciato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

In attesa di conoscere la lista dei prodotti, alcuni settori cruciali per l’export nazionale hanno già i calcoli alla mano. Oggi la mozzarella di bufala campana viene venduta negli Stati Uniti d’America a circa 45 euro al chilo, alla luce dell’aumento dei dazi gli americani potranno acquistarla a 60 euro al chilo. «Gli americani - si chiede Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania e vicepresidente nazionale con delega al Mezzogiorno - continueranno a comprare la mozzarella a 60 euro al chilo? Continueranno a comprare il vino campano che oggi viene venduto in media a 40-50 dollari a bottiglia?». In generale per le aziende campane, in tutti i settori, i dazi come sono stati concordati, peseranno 280 milioni di euro all’anno. Per il vino a fare i conti è l’Unione italiana vini: 317 milioni di danni nei prossimi 12 mesi. Moscato d’Asti, Pinot grigio e Prosecco i più esposti, secondo Uiv. Preoccupazioni anche in Franciacorta, per cui il 13% dell’export complessivo è in Usa. Forti i timori anche tra i produttori di salumi. Gli Usa nel 2024 si sono confermati come terza destinazione per l’export, con oltre 20.000 tonnellate (+19,9%) e un giro d’affari di 265 milioni di euro (+20,4% rispetto al 2023). Se il tasso di cambio dovesse rimanere su livelli sfavorevoli, «si stima una possibile contrazione fino al 10%, con una perdita potenziale di circa 25 milioni di euro», dice il presidente di Assica, Lorenzo Beretta.

In totale, secondo quanto ricorda Coldiretti, l’export agroalimentare italiano in Usa vale 7,8 miliardi (+17% nel 2024) a fronte di importazioni pari a 1,6 miliardi (+18%). I prodotti italiani più venduti sono vino, olio, pasta e formaggi. Nel primo quadrimestre del 2025 la crescita è stata dell’8,6% anche se rallentata ad aprile a causa dell’incertezza sulle mosse del presidente americano Trump. A maggio è crollata al +0,4%, con calo in valore per alcuni dei prodotti simbolo, dall’olio extravergine d’oliva (-17%) ai formaggi (-4%) fino al pomodoro trasformato (-17%), mentre sul fronte del vino si segnala un recupero del 3% rispetto al dato negativo di aprile. «Il 30% - dice il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini - avrebbe causato danni per 2,3 miliardi mentre il 15% è sicuramente migliorativo ma aspettiamo di leggere la lista dei prodotti a dazi zero e chiediamo compensazioni europee per le filiere che saranno più penalizzate». Un piano di sostegno Ue che viene richiesto da più voci, a partire da Avito, Associazione vini toscani Dop e Igp che rappresenta 24 Consorzi di tutela e il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, a FederPrima, la Federazione Italiana costituita da Assalzoo, Assocarni e Italmopa, all’Associazione italiana coltivatori (Aic).

Da parte sua, Fedagripesca critica l’accordo e chiede vini e formaggi italiani a zero dazi.
Uno scenario dove, come ricorda la Cia Agricoltori Italiani, a dipendere maggiormente dagli Usa per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). «Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor: dal Malbec argentino allo Shiraz australiano fino al Merlot cileno», mette in guardia Cia.
Intanto l’Istat certifica il primato italiano in Ue per valore aggiunto in agricoltura con 43 miliardi di euro, il 18,4% del totale europeo, seguita da Spagna e Francia e al terzo per la produzione.