Il Pil italiano frena per l'incertezza sui dazi. Ma Giorgetti: «Entro fine anno recuperiamo»
I rischi sono piuttosto proiettati al 2026. Le tariffe potrebbero avere un impatto di mezzo punto
L’economia italiana inverte la rotta nel secondo trimestre dell’anno. Tra aprile e giugno, complice l'incertezza sui dazi, il Pil è diminuito dello 0,1%, segnando un netto cambiamento rispetto alla crescita dello 0,3% registrata nei primi tre mesi dell’anno. Ma il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, assicura che per fine anno saranno confermate le stime del governo, che in via prudenziale avevano indicato una crescita nel 2025 dello 0,6%. I rischi sono piuttosto proiettati nel 2026. I dazi imposti all’Europa dall’amministrazione Trump, calcola Giorgetti, potrebbero infatti avere l’anno prossimo un impatto di mezzo punto rispetto alle stime del Dfp di una crescita allo 0,8%.
Subito dopo però, rassicura ancora il titolare dell’Economia, ci sarà «un recupero graduale», che porterà il Pil a riallinearsi al livello dello scenario base entro il 2029, «in coerenza pertanto con le stime fornite dal documento di finanza pubblica». Di fronte all’accordo siglato domenica in Scozia, Giorgetti si mostra prudente, ma non del tutto pessimista. E lo stesso fa il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che parla di un’economia italiana «resiliente": «ci aspettiamo che il Pil continuerà a crescere quest’anno ed anche il prossimo», osserva il banchiere.
Gli occhi sono però inevitabilmente puntati sui rapporti Ue-Usa. La stretta di mano tra Trump e Von der Leyen ha un valore tutto politico, sottolinea ancora il ministro dell’Economia: «preannuncia la chiusura di una fase di incertezza e scongiura una guerra commerciale». Fornire certezze sul piano regolatorio significa garantire «una imprescindibile premessa rispetto all’adozione delle misure funzionali a garantire le imprese italiane e ad aumentare o anticipare la programmazione di investimenti». Tuttavia i dettagli mancano ancora e manca soprattutto la lista delle eventuali esenzioni dal dazio orizzontale del 15%. Proprio da questo dipenderà molto di quello che succederà in futuro. L’Italia sta ancora lavorando con l’Europa «per ottenere un accordo che sia il migliore possibile per il nostro Paese» e proprio per questo, al di là delle indiscrezioni apparse sui giornali sull'uso per esempio delle risorse del Pnrr, «parlare ora nel dettaglio di iniziative di contrasto degli effetti dei dazi sulle imprese sarebbe prematuro», puntualizza Giorgetti.
Intanto però, dopo mesi e mesi di crescita, l’economia italiana ha registrato un segno meno. Agricoltura e industria hanno perso terreno, solo i servizi sono rimasti stazionari. Anche su base annua si è passati da una crescita dello 0,7% allo 0,4%. Il rallentamento è generale in Europa, ma con l’eccezione - tra i grandi Paesi europei - della Francia. Secondo le stime di Eurostat, nel secondo trimestre, il Pil è aumentato rispetto ai tre mesi precedenti dello 0,1% nell’Eurozona e dello 0,2% nell’Ue. Ma nel primo trimestre, l’aumento era stato nettamente più forte: dello 0,6% per l’Eurozona e dello 0,5% per l’Ue. Indicativo il caso della Germania, passata - come l’Italia - dal +0,3% del periodo gennaio-marzo al -0,1% dei tre mesi tra aprile e giugno. La vera sorpresa è arrivata invece proprio da Parigi. Nonostante i tormenti interni, nel secondo trimestre il Pil francese ha accelerato a +0,3% rispetto al +0,1% del primo trimestre del 2025, superando le attese degli analisti.
In Italia l’opposizione punta il dito sul governo. L’economia italiana arranca «perché non c'è visione, né una strategia solida. Manca una politica industriale seria e non si protegge abbastanza il lavoro con i salari più bassi della media europea», attacca il Pd. Per il M5S invece con l’esecutivo Meloni, l’Italia si piazza «nei bassifondi mondiali».