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Sicilia, aspettando il Ponte e la Tav serve la continuità territoriale

Di Sonia Distefano |

Sull’argomento trasporti da e per la Sicilia il tema della Continuità territoriale è sempre stata un’utopia per i siciliani. Vale a dire tariffe agevolate per determinate categorie di passeggeri (vedi i residenti i Sicilia), così come avviene, per esempio, per la Sardegna. In Sicilia se ne parla da sempre ma non se n’è fatto mai nulla. Adesso l’assessore regionale ai Trasporti e alla Mobilità Marco Falcone, ha annunciato un progetto di continuità territoriale, ma solo su aeroporti minori, Trapani e Comiso. All’Ars, sull’argomento, è stata recentemente presentata un’interrogazione di Alfio Papale (Fi) ed una mozione della deputata M5S José Marano.

Ma che speranze ci sono per un’eventuale realizzazione delle tariffe agevolate?

«Ci sono dei tempi – mette le mani avanti Falcone -. Il governo Musumeci sta già intervenendo predisponendo una serie di atti. La continuità territoriale sarà attuata da Comiso e da Trapani-Birgi verso altri aeroporti italiani a prezzi calmierati. Aspettiamo soltanto l’ok da parte della Commissione Europea. Faremo la gara e quindi da marzo-aprile potremmo entrare in esercizio con costi che oscilleranno tra 120-140 euro. Catania, in quanto scalo maggiore non rientra, perché c’è il libero mercato. Ma volare da Comiso non sarebbe così grave. Anzi tutt’altro. Lì si può intercettare un bacino di utenza che riguarda il Siracusano, il Ragusano, il Nisseno sud, Gela e quindi l’Agrigentino. La continuità territoriale viene esercitata quando non c’è un libero mercato, a meno che il governo nazionale non intervenga e metta in gioco un bel po’ di denari. La Regione Siciliana ha fatto uno sforzo non indifferente, mettendo più di 5 milioni di euro l’anno, cioè 16 milioni. Lo Stato è intervenuto con 31 milioni».

E non si può chiedere al governo nazionale di intervenire in questo senso anche per Catania?

«Certo che lo possiamo chiedere e lo abbiamo già chiesto. Intanto per le difficoltà che in questo momento si stanno registrando su Catania parlerò con il ministro Cancelleri, perché può intervenire chi ha la competenza e rappresenta il governo nazionale e la Sicilia. Chiederemo spiegazioni sulla sospensione di tratte esercitata da Vueling e Ryanair . Significa che i prezzi lievitano con meno corse e un disservizio non indifferente per gli utenti. Abbiamo allertato anche i vertici di Enac, chiedendo spiegazioni e sollecitando il ripristino almeno di alcune tratte per limitare al minimo i disagi per l’utenza».

Vueling aveva detto che la sospensione era un provvedimento temporaneo in atto fino a marzo, dovuto ad una contrazione del mercato. Molti siciliani, però durante il periodo invernale si muovono comunque per lavoro, studio o salute.

«La verità è che gli aeroporti gli accordi li fanno senza un obbligo bilaterale. Cioè i vettori arrivano in aeroporto e non prendono un impegno nel tempo, ma addirittura con un preavviso di appena qualche giorno possono sopprimere anche le tratte. Quindi fanno dei contratti in cui il vettore ha la possibilità di recedere senza pagare alcuna penale, lasciando quindi in una condizione di disservizio lo stesso aeroporto. Abbiamo allertato anche i gestori e abbiamo chiesto che su questo ci rispondano».

E il trasporto su gomma? Rincari sui biglietti dei traghetti; difficoltà a traghettare su Tremestieri con una nave ogni ora e lunghe attese, con costi influenti sul costo del lavoro…

«Da Tremestieri i traghetti sono ogni trenta-quaranta minuti. Ma questo incide sempre sull’estensione dei tempi di attraversamento. Ecco perché la vera soluzione della continuità territoriale è il Ponte sullo Stretto, che permetterebbe l’ingresso all’alta velocità. Questo collegherebbe la Sicilia con il resto di Italia e l’aereo non sarebbe più l’esclusivo vettore. Nel resto d’Italia non si utilizza l’aereo. Si preferisce il treno veloce. Cosa che potremmo fare anche in Sicilia, e che non viene fatto perché intestardirsi sul “no ponte” significa rimanere ancorati a vecchi schemi ideologici, che non consentiranno mai di connettere veramente la Sicilia con il resto di Italia. Fare la Catania-Palermo costerà 6 miliardi di euro. Fare il Ponte costerebbe da 8 a 10 miliardi. In questo momento i transiti sia di autovetture che di mezzi valgono 350 milioni di euro l’anno. Con la stessa cifra si potrebbe realizzare, con un progetto di finanza, l’intera infrastruttura. Quindi a costo zero per lo Stato. E comunque, anche se lo Stato avesse dei costi, sarebbe un grande investimento che porterebbe in Sicilia ed in Italia un aumento del Pil non indifferente».

La continuità territoriale potrebbe influire sul costo del lavoro?

«La Sicilia non è competitiva con i propri prodotti perché ha un costo dei trasporti che diventa insopportabile. E il costo del lavoro aumenta con l’aumento delle distanze. In mancanza del collegamento dell’alta velocità, che in Sicilia in assenza del Ponte non arriverà mai, dovremmo soltanto accontentarci dell’alta capacità. Che è ciò che stiamo facendo. Ma non è sufficiente. Con l’alta capacità ferroviaria possiamo arrivare ad un limite tra 200 e 250 km/h, che in genere poi sarà una media tra 180 e 200 km/h. E questo sarà il progetto della Catania-Palermo, e anche della Messina-Catania. Ma oggi in altre parti di Italia si arriva a 300 km/h. Se consideriamo che tra Catania e Roma ci sono 800 chilometri questa distanza potrebbe essere percorsa in tre ore. Anche quattro sarebbe un successo. A giugno 2021 realizzeremo la fermata ferroviaria di Fontanarossa che consentirà a chi viene da Messina, da Enna, da Siracusa, da Caltagirone, di arrivare direttamente in prossimità dell’aeroporto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA