il rapporto 2025
La casa? In Sicilia diventa un sogno proibito. Svimez: boom alloggi vuoti e affitti alle stelle
A Palermo è vuoto il 20% delle case, a Catania il 25% e a Messina il 30%, mentre è basso il numero di alloggi sociali
A Palermo è vuoto il 20% delle case, a Catania il 25% e a Messina il 30%, mentre è basso il numero di alloggi sociali: rispettivamente 20.201, 9.127 e 7.062 unità popolari. Questa situazione fa lievitare il prezzo delle case e i canoni di affitto e aumenta il disagio non solo per i soggetti fragili che non possono nemmeno aspirare ad una casa in affitto, ma anche per il cosiddetto ceto medio il cui reddito non può sopportare né il peso del caro mutui né canoni che, soprattutto nelle aree metropolitane e fortemente turistiche, hanno raggiunto prezzi insostenibili per via del boom delle locazioni turistiche brevi.
Sono nuovi fattori speculativi da parte di chi cerca di arrotondare lo stipendio sfruttando alloggi liberi a disposizione, che rischiano di aggiungersi ai tradizionali motivi di emigrazione, anche solo da una provincia altamente urbanizzata verso un’area interna con prezzi delle case ancora abbordabili. Quando la Svimez titola il Rapporto 2025 “Libertà di muoversi, ma anche diritto di restare”, si riferisce pure a questa situazione e invita le P.a. del Sud a non perdere l’effetto volano del “Pnrr” dopo la sua scadenza. Infatti, per la Svimez non bisogna sprecare l’opportunità alternativa offerta dai Piani di sviluppo e coesione che, però, per la programmazione 2014-2020 in scadenza sono messi male: la Sicilia su 6,9 miliardi ne ha impegnato appena 4,3 (il 62,7%), ma al Sud il caso più preoccupante è quello dei Piani delle città metropolitane dell’Isola: Catania ha impegnato 94,3 milioni su 282, Messina 141 milioni su 207, Palermo 135 milioni su 278. E per il piano 2021-2027, che ancora di fatto è statico, la Regione ha in dote altri 5,2 miliardi, però con solo il 10,3% di impegni assunti e l’1,5% di spesa.
Poi, se la spesa certificata dei fondi Fesr 2014-2020, pari a 4,5 miliardi, ci dice che al rush finale restano da certificare spese per 500 milioni, si registrano forti ritardi nell’avvio del Piano 2021-2027, per cui la Svimez auspica che la Regione colga l’opportunità della revisione di medio termine per spostare risorse sulle politiche dell’abitare, sul social housing e sulla rigenerazione urbana che sono una delle nuove cinque priorità raccomandate dalla Commissione Ue.
E c’è anche la nota dolente del “Pnrr”, con il 22% dei cantieri non ancora avviati in Sicilia e il 30% in fase iniziale, a meno di un anno dalla scadenza. I pagamenti dei progetti sono fermi al 18% e quelli per i cantieri al 21,8%. Una nota positiva arriva dall’impatto del “Pnrr” sulla riduzione dei tempi per aprire i cantieri, dimezzatisi da 25 a 13 mesi in media.
In tutto questo, se le case sono inarrivabili ai più, c’è un boom di alloggi destinati agli affitti brevi. La Svimez svela che il turismo sta spingendo le trasformazioni urbane. Le presenze nell’Isola sono aumentate del 15%: 3,6 visitatori medi per ogni abitante (che salgono a 6,7 a Messina), e per il 50% sono stranieri. All’aumento della pressione turistica si affianca la forte pressione abitativa di cui abbiamo detto: la somma dei due fattori ha spinto la disponibilità di alloggi ristrutturati, ma anche la corsa all’aumento dei canoni di affitto, brevi e lunghi. Palermo città dispone di 46.293 alloggi, il 60,6% è di proprietà e l’affitto mensile medio è salito a 9,3 euro/m² quando il reddito pro capite è di soli 22.115 euro e il tasso di disoccupazione è al 14,7%. Catania città conta 28.988 alloggi, il 66% di proprietà, l’affitto è salito a 9,4 euro/m², il reddito pro capite è di 20.988 euro e la disoccupazione è al 12,7%. Segue Siracusa città, con 21.899 alloggi, 73,4% di proprietà, 8,5 euro/m² il canone d’affitto, 20.833 il reddito e 15,5% la disoccupazione.
Quanto agli affitti brevi, queste tre città fortemente turistiche stanno così cambiando. Palermo conta 4,3 milioni di presenze (+29% dal 2019, +10,8% sul 2023) che nel 27% scelgono le strutture extralberghiere. I codici Cin rilasciati sono 7.085 a fronte di 87 hotel con 3.881 camere e 683 esercizi extralberghieri che rappresentano 6.999 Cin (il 99%). Catania riceve 2,1 milioni di presenze e ben il 35% non soggiorna in albergo; ci sono 770 esercizi ricettivi, di cui 57 hotel con 2.166 camere e 370 extralberghieri che hanno 4.332 Cin (anche in questo caso il 99%). Siracusa vede 986mila presenze (dato 2023) che nel 25% disertano gli alberghi; ci sono 472 attività, di cui 61 hotel con 2.655 camere, e 411 extralberghieri che utilizzano 3.193 Cin (il 98%). È ovvio che in queste tre mete turistiche il numero spropositato di Cin rispetto al numero di strutture ricettive evidenzia la preponderanza di Airbnb e case vacanza. Questo fa sì che l’intensità turistica sia di 3,1 presenze per abitante a Palermo città, 3,2 a Catania città e ben 8,5 a Siracusa città; che il numero di Cin per abitante sia rispettivamente di 11,3, 14,7 e 28,2; e che ci siano in ordine 6,5 unità residenziali per ogni Cin, 6,6 e 6,7.
Ed ecco che a Palermo ci sono 7.370 annunci pubblicati su Airbnb, 4.413 a Catania e 3.898 a Siracusa con un tasso di occupazione che varia da 90,3 notti di Palermo a 89,2 di Catania fino a 66,2 di Siracusa; il prezzo medio è di 99,2 euro a Palermo, 88,3 a Catania e 125,2 euro a Siracusa; ogni struttura ricava in media fra 8.000 e 9.000 euro l’anno.