lo scenario
Allarme sulle stablecoin: la crisi del dollaro scuote il sistema monetario globale e spinge l’Europa verso l’euro digitale
Cosa ha detto Fabio Panetta, governatore della Banca d'Italia, nella Whitaker Lecture tenuta presso la Banca Centrale d'Irlanda a Dublino: un monito che incornicia anche le sfide geopolitiche rivolte all’Europa e sollecita le capitali a intervenire subito per preservare l’ancora rappresentata dalla moneta pubblica di fronte alla frammentazione indotta dalle stablecoin private
Il sistema monetario internazionale, pilastro della stabilità per famiglie e imprese, mostra crepe sempre più evidenti sotto la spinta della digitalizzazione dei pagamenti, mentre il dollaro, cardine dell’ordine finanziario dal secondo dopoguerra, comincia a vacillare.
È l’allarme lanciato da Fabio Panetta, governatore della Banca d'Italia, nella Whitaker Lecture tenuta presso la Banca Centrale d'Irlanda a Dublino: un monito che incornicia anche le sfide geopolitiche rivolte all’Europa e sollecita le capitali a intervenire subito per preservare l’ancora rappresentata dalla moneta pubblica di fronte alla frammentazione indotta dalle stablecoin private.
La conclusione è un invito pressante al Vecchio Continente: la “sicurezza finanziaria” di famiglie e imprese dipende in modo cruciale dall’essere ancorati a una moneta pubblica. Nell’era della digitalizzazione accelerata, la risposta non può che essere l’euro digitale, strumento che dovrà servire a difendere il ruolo della moneta pubblica nei pagamenti al dettaglio.
Da Bruxelles filtra che si è molto vicini ad aver risolto tutte le problematiche politiche significative per una posizione formale del Consiglio, in vista del trilogo che l’anno prossimo potrebbe aprire la strada al lancio del wallet nel 2029.
Ma per Panetta c’è un orizzonte più ampio: l’Europa deve rivitalizzare il proprio motore economico e realizzare un vero mercato unico dei capitali, idealmente sostenuto da un safe asset come gli eurobond.
Il contesto, avverte, è in rapida trasformazione: il sistema monetario globale sta entrando in territori inesplorati. Il dollaro resta la valuta dominante, ma poggia su basi che si stanno gradualmente indebolendo, tra perdita di centralità economica, disavanzi elevati e una posizione patrimoniale netta sull’estero in profondo rosso, pari a circa il -70% del Pil.
Con Trump, si è scelto di puntellare il biglietto verde facendo leva sulle stablecoin, token digitali privati ancorati a titoli del Tesoro americano e scambiati su infrastrutture decentralizzate. Questi strumenti, però, presentano “due peccati originali” insanabili, sottolinea il governatore: innanzitutto violano l’unicità della moneta, quella per cui oggi “un euro è un euro”. In secondo luogo sono intrinsecamente vulnerabili a corse ai rimborsi, oltre a soffrire di opacità che pongono rischi di integrità finanziaria.
La BCE non esclude stablecoin denominate in euro, ma ribadisce la necessità di salvaguardare la moneta pubblica con l’euro digitale.
Sullo sfondo, la competizione geopolitica per il ruolo internazionale delle valute di Stati Uniti, Europa e altri attori: il prestigio di una moneta si misurerà sempre più non solo sulla forza economica — come l’Europa ha a lungo dato per scontato — ma sulla capacità tecnologica. Se Trump intende sostenere il dollaro tramite stablecoin in biglietti verdi, si delinea per la prima volta una strategia speculare europea fondata sull’euro digitale.
In questa direzione si muovono anche le parole di Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo BCE e responsabile del progetto: le stablecoin “potrebbero minacciare l’uso internazionale dell’euro se non emerge una forte alternativa europea”. E se l’euro digitale “è in primo luogo concepito per l’uso interno”, il suo disegno procede, con le dovute cautele, “anche tenendo a mente l’uso internazionale”.
Una rotta che, nelle intenzioni di Francoforte e delle istituzioni europee, dovrebbe coniugare innovazione, sicurezza e sovranità monetaria.