10 dicembre 2025 - Aggiornato alle 00:21
×

TV

Dall'Antitrust multa da 4,2 milioni di euro a Sky Italia per 3 pratiche commerciali scorrette: «Stiamo stupiti da questa sanzione»

La nota della tv satellitare: «Restiamo convinti della correttezza del nostro operato e ci riserviamo di valutare tutte le azioni necessarie nelle sedi più opportune»

Alfredo Zermo

09 Dicembre 2025, 20:36

Dall'Antitrust multa da 4,2 milioni di euro a Sky Italia: «Stiamo stupiti da questa sanzione»

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha comminato a Sky Italia una sanzione complessiva di 4,2 milioni di euro per tre pratiche commerciali ritenute scorrette.

Il provvedimento, reso noto nel Bollettino settimanale dell’Antitrust, dettaglia tre diverse violazioni: 2 milioni di euro per la «ingannevolezza delle comunicazioni di aumento dei costi degli abbonamenti ai servizi Tv»800.000 euro per l’applicazione di tali aumenti a offerte Tv di Now il cui claim «finché non disdici» induceva a pensare che ne fossero esclusi. 1,4 milioni di euro per la «prospettazione alla clientela di offerte vantaggiose», con finalità di customer retention, confezionate in particolare mediante l’attivazione di pacchetti Tv aggiuntivi o servizi accessori (Sky Wi‑Fi), le cui condizioni promesse vengono sistematicamente disattese in fattura.

Sky Italia ha replicato esprimendo dissenso verso la decisione: «Siamo stupiti dalla sanzione comunicata oggi dall’Autorità, perché arriva nonostante le azioni messe in campo da Sky con l’obiettivo condiviso di rafforzare ulteriormente la trasparenza dei processi aziendali e di porre sempre il cliente al centro. Restiamo convinti della correttezza del nostro operato e ci riserviamo di valutare tutte le azioni necessarie nelle sedi più opportune».

Sulla vicenda è intervenuto anche Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha accolto con favore ma con riserva la decisione: «Bene, ottima notizia, ma non basta. Da anni denunciamo la pratica ormai consolidata di tante, troppe, società, di comunicare le modifiche contrattuali scomode e gli aumenti di prezzo in modo poco visibile e poco evidente», spesso «nei mesi estivi, durante i tipici periodi di ferie» e per questo «avevamo chiesto regole più stringenti sia alle singole Authority, da Arera all’Agcom, sia al legislatore nell’ambito dell’inutile e insignificante legge annuale sulla concorrenza». «Abbiamo chiesto — continua — che per ogni variazione unilaterale delle condizioni contrattuali e ogni rinnovo delle condizioni economiche che implica un aumento dei prezzi, sia richiesto un previo e consenso espresso da parte del cliente. Stop, insomma, al principio del silenzio assenso. In subordine al consenso espresso, serve che vi sia una comunicazione ad hoc e che vi sia la conferma del cliente dell’avvenuta lettura», conclude Dona.