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Micro-pacchi di Shein e Temu sotto tiro: da luglio dazio fisso di 3 euro per ogni spedizione sotto i 150 euro

Il provvedimento, approvato dall’Ecofin, anticipa la più ampia riforma delle dogane europee attesa dal 2028

Alfredo Zermo

12 Dicembre 2025, 20:41

Micro-pacchi di Shein e Temu sotto tiro: da luglio dazio fisso di 3 euro per ogni spedizione sotto i 150 euro

Stretta Ue sui micro-colli dall’e-commerce: da luglio scatta un dazio fisso da 3 euro per ogni spedizione di valore inferiore a 150 euro, misura pensata per arginare il diluvio di mini-pacchi in ingresso, in particolare dagli ordini su piattaforme cinesi come Shein e Temu.

Il provvedimento, approvato dall’Ecofin, anticipa la più ampia riforma delle dogane europee attesa dal 2028: la franchigia dei 150 euro sarà eliminata del tutto tra due anni, con l’avvio del “Data Hub” europeo per lo smistamento e la gestione dei volumi record dei micro pacchetti.

L’impatto potenziale è notevole: nel 2024 si stima l’ingresso nell’Ue di 4,6 miliardi di spedizioni sotto i 150 euro; se ciascuna corrispondesse il prelievo transitorio, nelle casse comunitarie affluirebbero oltre 10 miliardi, pari al 75% dei proventi complessivi, mentre il restante 25% resterebbe allo Stato membro di primo ingresso per coprire i costi di gestione.

L’Italia ha spinto con decisione per accelerare la stretta, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in prima linea nel denunciare la concorrenza delle piattaforme online cinesi.

Il nuovo diritto doganale si applicherà ai beni venduti da operatori extra Ue registrati al sistema Import One-Stop Shop (IOSS), canale che copre circa il 93% dei flussi di e-commerce in entrata nell’Unione. L’importo è fissato a 3 euro per “articolo”, con alcune tecnicalità: un pacco con più magliette sconta un solo dazio da 3 euro, mentre un collo con una maglietta e un paio di scarpe paga due dazi, per un totale di 6 euro.

Va precisato che si tratta di dazi doganali: i relativi introiti confluiscono nel bilancio Ue per il 75%, con il 25% trattenuto dal Paese di ingresso. Parallelamente, l’Italia e altri Stati stanno introducendo nelle manovre di bilancio un prelievo nazionale di 2 euro sui piccoli pacchi extra Ue, motivato come “costi di gestione” e destinato direttamente ai bilanci nazionali.

A Bruxelles si fa sapere che saranno le implementazioni nazionali a definire se e come i due balzelli coesisteranno o se i 3 euro comunitari finiranno per assorbire anche i 2 euro previsti dall’emendamento italiano.

La riforma doganale prevede inoltre la creazione della nuova Agenzia europea EUCA — per la quale Roma è candidata, insieme ad altre otto città — e l’introduzione di una “handling fee”, il cui importo non è ancora stato fissato.

Sul fronte della vigilanza finanziaria, Giorgetti ha espresso prudenza rispetto alla proposta della Commissione europea di attribuire all’Autorità europea degli strumenti finanziari (Esma) compiti di supervisione diretta sulle principali infrastrutture di mercato a rilevanza sistemica, incluse le società di deposito titoli, e sui fornitori di servizi in cripto-attività. Affidare tali poteri all’Esma è, secondo il ministro, “in qualche modo prematuro” senza un adeguato meccanismo di salvaguardia comune e senza un rafforzamento operativo graduale, pur riconoscendo che la riforma va nella direzione giusta sul piano della governance e della convergenza.

Una cautela condivisa da Belgio e Irlanda, favorevoli all’integrazione dei mercati ma attenti a sussidiarietà, costi e gestione delle crisi. Lussemburgo, Svezia e Paesi Bassi si sono invece detti apertamente contrari a una centralizzazione spinta della supervisione.