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Legge di bilancio

La manovra lievita, il governo ha varato un nuovo pacchetto di correzioni da 3,5 miliardi

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, si è presentato a sorpresa in Senato per annunciare un emendamento atteso nelle prossime ore

Redazione La Sicilia

15 Dicembre 2025, 22:07

Giorgetti

Cresce la portata della manovra. Con un nuovo pacchetto di correzioni da 3,5 miliardi, l’esecutivo aggiunge un tassello consistente alla legge di bilancio varata due mesi fa.

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, si è presentato a sorpresa in Senato per annunciare un emendamento atteso nelle prossime ore, fornendo al contempo rassicurazioni sull’oro di Bankitalia e sui tempi dell’esame parlamentare.

Una mossa che, però, rischia di complicare l’iter in commissione, mentre le opposizioni denunciano il “caos” di un testo che continua a essere riscritto. Dopo lo stallo emerso nel fine settimana, si attende l’ufficio di presidenza per definire il percorso.

A sparigliare le carte è stato l’arrivo del titolare del Mef in commissione Bilancio: prima un confronto nella stanza del presidente Nicola Calandrini, poi la partecipazione alla riunione. Uscendo, Giorgetti ha spiegato: “Ho voluto chiarire giustamente al Parlamento la vicenda dell’oro perché hanno letto soltanto sui vostri giornali come è andata” e “spiegare questo emendamento governativo”.

Sollecitato dai cronisti, ha precisato che l’intervento riguarda Zes e Transizione 5.0, poiché “abbiamo avuto domande significative oltre le previsioni”, che “riteniamo di dover almeno ragionevolmente coprire”.

Secondo quanto riferito ai senatori, l’emendamento vale 3,5 miliardi, da concentrarsi sul 2026, e comprende misure su Zes, iperammortamento, Industria 5.0, caro materiali, oltre allo slittamento del finanziamento del Ponte sullo Stretto a un’altra annualità e a risorse aggiuntive per il piano Casa, come ha indicato uno dei relatori, il leghista Claudio Borghi.

Considerando anche le riformulazioni presentate nei giorni scorsi (circa 1 miliardo), l’ammontare complessivo della manovra per il 2026, inizialmente fissato a 18,7 miliardi, è destinato a salire.

Il nuovo intervento, ammette lo stesso Giorgetti, è “importante” e “inevitabilmente in qualche modo un po’ di tempo in più lo prenderà”. Le opposizioni chiedono infatti tempi congrui e attaccano.

Per il capogruppo del Pd Francesco Boccia, “Giorgetti ammette ciò che denunciavamo da settimane: la manovra non sta in piedi e va riscritta”. Il M5s aggiunge: “La manovra di fatto non c’è, perché è in parte da riscrivere e il Parlamento ha votato zero”.

La capogruppo di Iv Raffaella Paita parla di “Una cosa mai vista. Abbiamo preteso tutto il tempo per valutare bene”. Anche Avs incalza: “Il Senato è ostaggio delle divisioni della maggioranza”, annunciando battaglia sulla previdenza.

Proprio da previdenza e assicurazioni, stando a quanto riferito dai senatori, dovrebbero arrivare parte delle coperture dell’emendamento.

In commissione, il ministro ha inoltre rassicurato sull’emendamento relativo all’oro della Banca d’Italia. La formulazione definitiva, letta da Giorgetti, richiama i Trattati e stabilisce che “le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia, come iscritte nel proprio bilancio, appartengono al Popolo Italiano”. Con questa versione, ha affermato, “riteniamo che la questione si possa considerare chiusa: sulla Bce siamo a posto”.

Nel giorno in cui l’Eurotower critica le misure del provvedimento sulle banche, da Francoforte trapela tuttavia che il testo sarebbe lo stesso esaminato l’8 dicembre, con parere legale immutato e senza una nuova valutazione in arrivo.

Sul fronte procedurale, le votazioni in commissione potrebbero iniziare domani, dopo gli incontri bilaterali di oggi, ma il quadro resta fluido.

Intanto la Fieg lancia l’allarme sulle risorse destinate all’editoria. “È questo il momento per evitare un futuro che metta a rischio l’informazione, con rischio di black out della conoscenza della attività politica e di governo”, avverte il presidente della Federazione Italiana Editori Giornali, Andrea Riffeser Monti, che si appella al governo e alle forze politiche affinché siano garantite “adeguate risorse” ai giornali e all’informazione di qualità.