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Ariston rileva Riello: l’industria del clima torna a parlare italiano

Dall’heritage dei bruciatori alla transizione elettrica: cosa cambia davvero con l’acquisizione da parte di Ariston e perché è una partita che vale ben più dei 289 milioni

Redazione La Sicilia

17 Dicembre 2025, 11:16

Ariston rileva Riello: l’industria del clima torna a parlare veneto

Una sirena suona all’imbocco di Legnago, provincia di Verona. È la stessa routine che scandisce da decenni i turni là dove Riello ha costruito un pezzo di manifattura italiana: bruciatori, caldaie, tecnologie di combustione. Oggi quella sirena suona diversa. Con l’accordo annunciato tra Ariston Group e Carrier Global Corporation, il marchio veneto “torna a casa” sotto un azionista italiano e imbocca una fase nuova, in cui il peso della storia dovrà dialogare con la spinta alla elettrificazione del riscaldamento. Il prezzo? 289 milioni di euro di enterprise value su base “cash and debt free”, sinergie operative attese a circa 25 milioni di euro di Ebitda a regime e un impatto positivo sull’utile per azione già dal secondo anno dopo il closing. Il traguardo formale è fissato per la prima metà del 2026, quando arriveranno le autorizzazioni e si completeranno le consultazioni dei consigli di fabbrica.

Un’operazione che ridisegna il perimetro industriale

L’operazione riguarda il 100% di Riello Group e della controllata Riello America LLC: a cedere è Carrier, che incasserà proventi lordi stimati in 430 milioni di dollari, mentre Ariston pagherà in cassa al perfezionamento. Post-deal, l’indebitamento di Ariston è atteso sotto 2,5x NFP/Ebitda, un profilo coerente con la strategia finanziaria del gruppo marchigiano. Il closing è atteso entro il 30 giugno 2026, subordinato alle consuete condizioni regolamentari.

Secondo le informazioni comunicate alle piazze finanziarie, le sinergie — tecnologiche, di acquisto e logistiche — entreranno a regime nel quarto anno dal closing e valgono circa 25 milioni di euro di Ebitda addizionale. Soprattutto, l’operazione dovrebbe essere accretiva per l’EPS già dal secondo anno post-closing, con un incremento “high-teens” stimato per il 2026 includendo le sinergie.

Perché Riello torna italiana proprio adesso

Non è un segreto che Carrier avesse messo in vendita Riello nel 2025, anche alla luce del riposizionamento del proprio portafoglio dopo grandi operazioni sul fronte della climatizzazione e dell’energia intelligente. La stessa Carrier spiega la cessione come parte di una gestione “disciplinata” del perimetro e individua in Ariston il “proprietario giusto” per il nuovo ciclo di crescita di Riello.

In controluce, c’è la trasformazione del mercato europeo del calore: meno combustibili fossili, più pompe di calore, ibridi e sistemi ad alta efficienza. Una lettura emersa anche nei tavoli sindacali italiani, dove si è rilevato come Riello fosse fortissima su bruciatori e caldaie tradizionali, ma meno esposta sui prodotti dell’elettrificazione; un gap che un azionista industriale come Ariston, già leader nelle soluzioni rinnovabili e ad alta efficienza, può contribuire a colmare.

Quanto vale Riello oggi

I numeri forniti nell’annuncio raccontano un perimetro sano ma da riallineare al nuovo ciclo tecnologico: ricavi netti 2025 attesi attorno a 400 milioni di euro, Ebitda rettificato a circa 35 milioni. La base industriale conta “circa” 1.150 addetti — con circa la metà in Italia — e una presenza in oltre 120 Paesi. I marchi storici Riello e Beretta continueranno a operare con identità autonome, rispettive strategie commerciali e linee di prodotto dedicate.

Sul territorio italiano, oltre alla storica Legnago (Verona), l’ecosistema Riello comprende siti e centri di eccellenza tra Lecco e Volpago del Montello (Treviso). In prospettiva globale, il gruppo ha siti anche in Polonia (Toruń, produzione di caldaie murali e scaldacqua) e un presidio nordamericano a Mississauga (area di Toronto) con attività di ingegneria applicativa, test e logistica.

La strategia di Ariston: crescita disciplinata e M&A mirato

Per Ariston Group — quotata a Milano e guidata dal presidente esecutivo Paolo Merloni e dal CEO Maurizio Brusadelli — l’operazione si inserisce in un percorso di crescita che combina investimenti organici e acquisizioni selettive. Nel 2024, Ariston ha registrato 2,6 miliardi di euro di ricavi, oltre 10.000 dipendenti, 29 siti produttivi e 28 centri R&D; nel 2025 ha consolidato il recupero dei margini, con ricavi dei primi nove mesi a 1,96 miliardi (+2,8%) e Ebitda rettificato a 202,2 milioni (margine 10,3%).

Il perimetro Ariston è in espansione anche per linee esterne: nel 2025 il gruppo ha acquisito la statunitense DDR Heating per i componenti elettrici, ha siglato una joint venture con Lennox per i water heater residenziali in USA e Canada e ha rafforzato la filiera elettrica con l’80% di Z.R.E. – Zecchi Riscaldatori Elettrici. Mosse tutte coerenti con l’evoluzione dei portafogli verso soluzioni rinnovabili, ad alta efficienza e con un’impronta sempre più internazionale.

Cosa guadagna Ariston integrando Riello

Complementarità di portafoglio: Riello porta in dote leadership in bruciatori e in alcune nicchie di caldaie ad alta efficienza; Ariston innesta competenze su pompe di calore, ibridi e connettività, oltre a una rete globale industriale e R&D. La combinazione accresce la capacità di servire segmenti residenziali, commerciali e industriali.

Scala e acquisti: con 29 stabilimenti e una catena d’approvvigionamento già ottimizzata, Ariston può estrarre sinergie su componentistica, logistica e industrializzazione, alla base dei 25 milioni di Ebitda incrementale stimati.

Go-to-market: i marchi Riello e Beretta manterranno identità e canali, evitando trauma commerciale. Nel frattempo, la rete Ariston in Nord America — rafforzata dall’alleanza con Lennox — offre opportunità cross-selling.

Innovazione: la pipeline Riello su idrogeno e ultra low NOx nei grandi bruciatori può dialogare con le piattaforme Ariston per pompe di calore e sistemi ibridi, accelerando la transizione dei portafogli.

E i lavoratori? Continuità industriale e nodi da sciogliere

Le comunicazioni ufficiali parlano dell’ingresso in Ariston di “circa” 1.150 dipendenti del perimetro Riello, con circa la metà in Italia. Le fonti sindacali, nei tavoli avviati nel 2025, hanno spesso citato una base “intorno” ai 1.300 addetti complessivi nei siti italiani di Verona, Lecco e Treviso; un delta che può derivare da perimetri contabili diversi o aggiornamenti intervenuti negli ultimi mesi. In ogni caso, la continuità dei marchi e delle linee, indicata come principio dell’integrazione, è un primo segnale per il mantenimento delle competenze chiave. Restano sul tavolo i passaggi procedurali (autorizzazioni, consultazioni) e la definizione dei piani di investimento sugli stabilimenti.

Un tassello nella più ampia transizione del riscaldamento

L’Europa accelera sulla decabonizzazione del calore: incentivi, direttive sull’efficienza energetica degli edifici, obiettivi di riduzione delle emissioni. In questo quadro, la capacità di offrire soluzioni ibride — che combinano l’affidabilità di caldaie di nuova generazione con pompe di calore e controlli digitali — diventa fattore competitivo. Ariston, che nel 2025 ha firmato anche un PPA decennale per l’energia rinnovabile a copertura dei siti italiani, ha un percorso ESG strutturato (medaglia EcoVadis Silver), e l’integrazione di Riello può accelerare la convergenza tra competenze storiche e nuove piattaforme.

Governance industriale: autonomia dei marchi, una regia unica

La scelta di mantenere l’identità dei brand è più di un dettaglio di marketing: significa preservare reti di assistenza, capillarità commerciale, know-how tecnico maturato nelle filiere locali. La regia di Ariston punta a orchestrare una piattaforma industriale in cui i centri di eccellenza — dai laboratori combustione di Legnago alla R&D Ariston su heat pump — si parlino via via di più, alimentando cicli di sviluppo snelli e riuso di componenti. È il cuore della promessa di sinergie da 25 milioni l’anno a regime.

Cosa cambia per i clienti

Per l’utente residenziale italiano, Beretta e Riello dovrebbero continuare a presidiare i rispettivi segmenti con linee dedicate; l’effetto Ariston potrebbe vedersi in tempi rapidi su connettività, efficienza stagionale e integrazione con accessori smart.

Per i clienti industriali e terziario, la maggiore scala globale può significare cicli di fornitura più stabili, maggiore disponibilità di ricambi, e soluzioni su misura su grandi potenze, dove Riello è storicamente forte.

In Nord America, l’accordo con Lennox e l’hub Riello di Mississauga offrono canali distributivi complementari e un supporto tecnico locale più ampio.

Il prezzo è giusto?

Valutare 289 milioni di euro un gruppo con 400 milioni di ricavi e 35 milioni di Ebitda adjusted implica — sulla carta — multipli contenuti se letti “stand alone”. Ma l’accordo precisa che il valore include la stima delle sinergie a regime e che, a transizione completata, l’EV/Ebitda 2026 (incluso sinergie) si collocherebbe attorno a 5x, livello in linea con transazioni in comparti maturi ma in riorganizzazione tecnologica. Per Ariston, che finanzierà l’operazione con cassa, il rapporto rischio/rendimento appare bilanciato proprio grazie alla natura industriale delle sinergie.

Il filo lungo un secolo che lega Legnago al mondo

Fondata nel 1922, Riello ha scritto pagine di ingegneria dei bruciatori e della combustione; ha ampliato la rete di produzione in Europa (la Polonia è diventata un hub per le caldaie murali dai primi anni 2000), ha costruito un Centro d’Eccellenza a Legnago e sperimentato anche combustioni con idrogeno al 100% nei propri laboratori, con performance emissive molto spinte su NOx e CO/CO₂. Nel 2016 è entrata nel perimetro di United Technologies/UTC Climate, Controls & Security con una quota di maggioranza, poi transitata nel 2020 in Carrier a seguito dello spin-off. Il passaggio ad Ariston chiude un ciclo decennale sotto capitale estero e apre una fase in cui la tradizione dei bruciatori dovrà convivere con l’era del calore elettrico.

La posta in gioco: una filiera italiana più forte

Se mantenuta la promessa di preservare i marchi e valorizzare le competenze locali, l’operazione può diventare un caso scuola di reshoring della governance su un asset tecnologico che l’Italia conosce bene. Ariston porta una piattaforma globale, investimenti in R&D, una spinta ESG concreta (dal PPA per energia rinnovabile agli standard EcoVadis), e un perimetro di M&A coerente. Riello porta un secolo di ingegneria della combustione, una rete di service capillare, una reputazione che apre porte nei cantieri complessi. L’equazione, se funzionerà, non si misura solo in 25 milioni di Ebitda in più: si misura nella capacità di trasformare un patrimonio industriale in leva per la transizione energetica, senza snaturarne l’identità.