turismo
Sicilia a passo lento: cammini, ciclovie e il silenzio della Valle del Belìce
Dai luoghi del terremoto alla salita a Erice, proposte diverse dal solito per una vacanza indimenticabile
La Sicilia non è soltanto mare e località balneari sovraffollate. Chi desidera prendersi una pausa può scegliere un viaggio all’insegna di camminate o pedalate tra passato e presente, coste e rilievi, piccoli centri e silenzi.
In un’epoca in cui tutto accelera, sull’Isola prende forma un turismo lento e più sostenibile, attento a non snaturare il tessuto sociale e culturale dei luoghi.
La Valle del Belìce – l’accento cade sulla “i” – è uno dei paesaggi in cui la storia è inseparabile dall’ambiente. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, una sequenza di forti scosse sismiche colpì l’area compresa fra le province di Trapani, Agrigento e Palermo. Comuni come Gibellina, Salaparuta, Poggioreale e Montevago furono distrutti o resi inabitabili. Il bilancio contò centinaia di vittime e decine di migliaia di sfollati, avviando una ricostruzione lunga e complessa che ha mutato per sempre il volto della valle. Le nuove città sorsero in siti diversi rispetto ai nuclei originari e, ancora oggi, i centri storici abbandonati restano come scheletri sospesi nel tempo.
Gibellina – che nel 2026 sarà Capitale dell’Arte Contemporanea – è il simbolo di questa vicenda. Sulle sue rovine si estende il Cretto di Alberto Burri: una colata di cemento candido che ricopre l’antico impianto urbano lasciando affiorare, come fenditure, i tracciati delle vecchie strade. Oltre ai luoghi della memoria, che non si esauriscono nel Cretto, la Valle del Belìce custodisce un patrimonio naturalistico spesso sottovalutato.
Il fiume Belìce e i suoi affluenti attraversano campagne, boschi e dorsali collinari, ideali per itinerari in bicicletta o trekking di più giorni. Nel cuore della regione, il Rocca di Cerere Unesco Global Geopark racchiude un mosaico in cui si intrecciano storia geologica, vicende umane e paesaggio contemporaneo. Si estende per 1.279 chilometri quadrati in provincia di Enna e porta nel nome l’eco del culto antico di Demetra, dea della fertilità e dei cicli agricoli, profondamente radicato in queste terre.
La relazione tra suolo, produttività e comunità è il filo conduttore che attraversa il geoparco: in poche decine di chilometri si passa dagli ambienti umidi del lago di Pergusa ai boschi di leccio e roverella, fino alle creste panoramiche di Monte Altesina, vetta più elevata dei Monti Erei. A questo contesto naturale si affiancano luoghi di grande rilievo storico e culturale, come il complesso minerario di Floristella-Grottacalda, e siti archeologici quali Morgantina e la Villa Romana del Casale.
Per chi predilige la bicicletta, una proposta di viaggio sostenibile è la Ciclovia dei Parchi, che collega il Parco fluviale dell’Alcantara al Parco delle Madonie, attraversando anche i parchi dell’Etna e dei Nebrodi. Il tracciato scorre tra borghi interni, contrade, strade secondarie e centri montani che raramente figurano tra le mete “desiderabili” del turismo tradizionale.
Emblematici, nel cuore delle Madonie, i paesi di Petralia Soprana e Petralia Sottana: qui la sosta non è un’esperienza costruita, ma un incontro con la quotidianità di bar frequentati dagli abitanti, ritmi distesi e servizi essenziali.
Spostandosi verso occidente, tra i numerosi cammini legati alla devozione popolare spicca il sentiero di Sant’Anna, che conduce fino a Erice lungo un itinerario scandito dal Santuario di Sant’Anna, risalente ai primi decenni del Seicento. Una volta giunti in paese, meritano una visita il Duomo, il Castello di Venere e la Torretta Pepoli. E dopo oltre cinque chilometri di salita, niente di meglio per “ricaricarsi” delle genovesi, dolci tipici di pasta frolla ripieni di crema.
Scoprire una cultura attraverso un viaggio lento è anche questo.