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gli scenari

“Cassa e POS, matrimonio d’obbligo”: come cambia la vita di negozi e professionisti dal 2026

Una piattaforma unica per agganciare scontrini e incassi elettronici, regole di registrazione millimetriche e invii giornalieri al Fisco: ecco cosa fare, quando farlo e cosa cambia davvero

Redazione La Sicilia

29 Dicembre 2025, 10:28

“Cassa e POS, matrimonio d’obbligo”: come cambia la vita di negozi e professionisti dal 2026

Il cameriere del bar batte lo scontrino mentre il cliente avvicina la carta al terminale. Fino a ieri erano due gesti separati: scontrino da una parte, pagamento dall’altra. Dal mattino di lunedì 1° gennaio 2026, quei due gesti finiranno sullo stesso binario digitale. Lo Stato chiede agli esercenti di “dichiarare il fidanzamento” tra la cassa e il POS: un collegamento “logico” da registrare online, con finestre temporali precise e la promessa (o minaccia, dipende dai punti di vista) di dati giornalieri che combaciano tra incassi e scontrini. È la nuova frontiera della lotta all’evasione: niente cavi in negozio, ma un filo invisibile che unisce corrispettivi e pagamenti elettronici dentro i server dell’Agenzia delle Entrate.

Che cosa scatta dal 1° gennaio 2026

  1. Dal 1° gennaio 2026 gli esercenti dovranno protocollare online l’abbinamento tra il proprio registratore telematico e gli strumenti di pagamento elettronico utilizzati (POS fisici, app o terminali “virtuali”). L’operazione si svolge esclusivamente nell’area riservata del portale “Fatture e Corrispettivi”, senza alcun collegamento fisico tra i dispositivi.
  2. La regola di sostanza: i dati dei pagamenti elettronici devono essere memorizzati al momento dell’operazione, riportati nel documento commerciale (con indicazione della forma di pagamento e del relativo importo) e quindi trasmessi in forma aggregata su base giornaliera all’Agenzia delle Entrate insieme ai corrispettivi.
  3. L’abbinamento (e le eventuali modifiche) ha tempi di registrazione perentori:
  4. per i POS già in uso all’1 gennaio 2026 o utilizzati tra 1 e 31 gennaio 2026, ci sono 45 giorni di tempo, che decorrono dalla data in cui l’Agenzia renderà disponibile il nuovo servizio web;
  5. per i POS attivati dopo il 31 gennaio 2026, la registrazione va effettuata dal 6° giorno del secondo mese successivo all’attivazione ed entro l’ultimo giorno lavorativo (sabato escluso) dello stesso mese.

La base normativa: cosa c’è scritto nelle leggi e nei provvedimenti

L’obbligo arriva dai commi 74–77 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio 2025 (Legge 30 dicembre 2024, n. 207), pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre 2024 e in vigore dal 1° gennaio 2025; l’attuazione tecnica è stata definita con il Provvedimento n. 424470 del 31 ottobre 2025 del direttore dell’Agenzia delle Entrate, che ha precisato modalità, ruoli e scadenze. In parallelo è stato ritoccato il D.Lgs. 127/2015, per integrare la filiera dei corrispettivi con i pagamenti elettronici.

Non meno importante: il collegamento non è fisico. Nessun tecnico da chiamare, nessun cavo da tirare. È un collegamento “logico” registrato sulla piattaforma dell’Agenzia, costruito dopo un confronto con le associazioni di categoria per minimizzare l’impatto sui terminali esistenti.

Piattaforma e tempistiche operative: quando si potrà registrare l’abbinamento

Il servizio online dedicato – secondo le indicazioni diffuse a corredo del provvedimento – sarà messo a disposizione nei primi giorni di marzo 2026 nell’area riservata di “Fatture e Corrispettivi”. Da quella data scatteranno i 45 giorni per regolarizzare i POS già in uso/attivi a gennaio. La stessa funzione potrà essere utilizzata anche dai delegati dell’esercente abilitati al servizio “Accreditamento e censimento dispositivi”.

Perché si fa: la logica anti-evasione

Il matching tra il pagamento elettronico e lo scontrino elettronico è la chiave: se ciò che passa sul POS non si ritrova, con coerenza, tra i corrispettivi del giorno, scatta l’allerta. È un salto di qualità che consente verifiche quasi in tempo reale su base giornaliera, con l’obiettivo di restringere i margini per omissioni, sottodichiarazioni e “dimenticanze” nel passaggio da cassa al Fisco. La misura si inserisce in un più ampio pacchetto di interventi – dalla liquidazione IVA in caso di omissioni ai pignoramenti presso terzi più rapidi grazie alla fatturazione elettronica – che, nelle intenzioni del legislatore, punta a migliorare compliance e gettito.

Sanzioni: cosa rischia chi ignora l’obbligo

Il quadro sanzionatorio viene riallineato al nuovo ecosistema digitale. La prassi e i commenti tecnici indicano sanzioni specifiche per: mancata memorizzazione o mancata trasmissione dei dati dei pagamenti elettronici e dei corrispettivi, nonché per incoerenze rilevate in sede di controllo; importi che, nelle ricostruzioni di operatori qualificati, possono arrivare fino a 4.000 euro nelle ipotesi più gravi e reiterate, in combinato con le regole generali sui corrispettivi del D.Lgs. 471/1997.Il dettaglio va sempre verificato con il consulente, caso per caso, alla luce dei provvedimenti attuativi e delle eventuali circolari esplicative.