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Patto per la Sicilia, il “bianchetto” della Regione: Gela e Termini perdono 48,3 milioni

Di Mario Barresi |

Catania. Erano i tempi del centrosinistra al governo; a Roma così come a Palermo. Erano i tempi di Matteo Renzi, all’apice del potere, che faceva all-in con la campagna elettorale del referendum costituzionale (poi avrebbe perso).

Erano i tempi in cui Rosario Crocetta, già imboccato il viale del tramonto, si rianimava promettendo «mille cantieri in tutta la Sicilia, anzi 1.100».

Erano i tempi in cui in «una giornata bellissima» alla Valle dei Templi c’era pure Angelino Alfano, padrone di casa e “notaio” delle firme di premier e governatore sul Patto per la Sicilia.

Erano tempi in cui, nella tabella dei sogni, un rigo non si negava a nessuno, da Portopalo a Mazara: compresi i progetti denominati “Gela: una via tre piazze” e, sempre a Crocettopoli, “Area attrezzata per cani con percorso agility nel quartiere Macchitella”.

Erano altri tempi.

E, adesso che i tempi sono cambiati, il governo regionale cancella con un colpo di spugna tutti quei progetti che «presentano forti criticità al raggiungimento del livello di progettazione utile per la sottoscrizione di Ogv entro il termine richiesto dal Patto (31/12/2021)». Tradotto dal burocratese: i progetti non cantierabili, poco più di un titolo su una lista, per i quali si rischierebbe di perdere i fondi.

La scelta di rimodulare una parte degli interventi finanziati dal Fondo Sviluppo Coesione 2014/20 (in tutto disponibili 242,3 milioni per infrastrutture, porti, sviluppo economico e attività produttive), deliberata negli scorsi giorni dalla giunta di Nello Musumeci, è frutto di «un’accurata ricognizione dello stato di attuazione dei singoli interventi» con «visite ispettive presso le stazioni appaltanti» a quasi tre anni dalla sottoscrizione del Patto. Un monitoraggio che porta a revocare i fondi (spostandoli altrove) a dieci progetti del valore di 48.345.910,22 euro per «verificata mancanza di progetto esecutivo», in alcuni casi sollecitato dalla Regione con diffida scaduta lo scorso 25 marzo. Risorse tolte agli “interventi nelle aree di crisi complessa”, a Gela e a Termini Imerese.

La città della Raffineria perde ben sei interventi, con stazione appaltante il Comune di Gela: oltre ai due già citati – l’area verde con parco agility per cani (400mila euro) e il nebuloso “tre vie, una piazza” (8,5 milioni) – il nuovo stadio di contrada Marchitello (15,5 milioni), l’Orto Pasquallello (8 milioni), l’asilo in via Albinoni (850mila euro) e la riqualificazione urbana di Macchitella (160mila euro).

Anche nella città dell’ex stabilimento Fiat, oltre che culla dell’ex potente senatore Beppe Lumia, la revoca di Musumeci è pesante: 8,3 milioni di opere di urbanizzazione dell’area di 3ª fase dell’agglomerato industriale (stazione appaltante Irsap); 5,6 milioni per quartieri Serio e Porta Euracea (Protezione civile); 575mila euro per l’impianto sportivo in contrada Bragone (Comune di Termini); 400mila euro per la sicurezza del porto (Autorità portuale di Palermo).

Ma, se la revoca è una scelta tecnica, la scelta di riprogrammare i 48,3 milioni a rischio è politica. E il governo regionale ha preso altre strade. Sia geograficamente (l’asse si sposta sulla Sicilia orientale), sia a livello di comparti, con forti investimenti su sanità, ricerca e innovazione.

«La rimodulazione delle risorse del Patto per il Sud – argomenta Mimmo Turano – corrisponde a una logica ben precisa. Abbiamo abbandonato progetti non più cantierabili, e in qualche caso di nessuna importanza per il settore produttivo, per puntare sulle aree e sulle infrastrutture strategiche dell’Isola e su alcune progettualità significative dal punto di vista dell’innovazione e dell’avanzamento tecnologico al fine di consentire un concreto sviluppo e rilancio industriale». L’obiettivo, per l’assessore alle Attività produttive, è «riuscire a impiegare bene e con intelligenza le risorse che abbiamo, stimolando ancora la crescita di alcuni settori come l’industria e le costruzioni che già nel 2018 con il loro trend positivo hanno sostenuto la piccola crescita del Pil siciliano».

Dove vanno a finire quei soldi? Il singolo intervento più importante è sulla rete viaria della zona industriale di Catania (10 milioni), seguito dal “Bct-Breast Cancer con radiosensibilizzanti in radioterapia convenzionale e protonterapia” (7,9 milioni), con Università di Catania, azienda ospedaliera “Cannizzaro” e Istituto nazionale di fisica nucleare.

Gli altri fondi sono indirizzati a macro-contenitori con più progetti dentro. Il più ingente (14,6 milioni) è l’incremento dei “Contratti di sviluppo” per «il potenziamento del sistema produttivo regionale», con l’esplicita intenzione del governo di occuparsi del «riequilibrio socio-occupazionale» del Calatino-Sud Simeto dopo la chiusura del Cara di Mineo.

Altri 12,1 milioni sono destinati alla quota parte (il 3%) della Regione nell’“Accordo per l’innovazione” del ministero dello Sviluppo economico con 23 progetti siciliani «in fase istruttoria da parte del Mise». Un plafond di 2,7 milioni per il cofinanziamento regionale di quattro “Accordi per l’innovazione”: Mise-Italtel (200.000 euro); Fondazione Giglio (828.342,75); progetto “Tauta” di Tomware (180.720); rete mobile 5G di Vodafone (366.000); progetto “Arrowhead Tools” di StMicroelectronics (634.233); progetto “MadeIn4” di St-Cnr-Polito-Comau-Fca Italy (546.000)

Un ultimo capitolo (921mila euro) riguarda la riqualificazione delle ex Asi. Con due progetti chiesti all’assessore Turano da Diego Bivona, presidente di Confindustria Siracusa, dopo «un’indagine tra le proprie azienda associate che hanno stabilimenti nell’area industriale Augusta-Melilli-Priolo-Siracusa», svolta per «acquisire informazioni sulle principali criticità infrastrutturali». L’associazione ha dunque segnalato due interventi alle Attività produttive: la «manutenzione straordinaria della bretella che conduce al porto commerciale di Augusta» e la «rimozione dello stato di pericolo per la pubblica incolumità dell’“Asse secondario Montedison-svincolo Punta Cugno”». Entrambe accolte. E finanziate, rispettivamente con 800mila e 122mila euro.

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