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Caro voli, così si partirà da e per la Sicilia con le tariffe sociali

Di Mario Barresi |

Catania. «Prima dell’estate sarà avviata la prima fase, concreta, della lotta al caro-voli in Sicilia». I buoni propositi del 2020, per Giancarlo Cancelleri, sono racchiusi anche nelle carpette che lo aspettano da oggi nel suo ufficio romano di piazzale di Porta Pia. Sulla questione, che infiamma il web e svuota le tasche delle famiglie siciliane, il viceministro grillino dei Trasporti sa di giocarsi buona parte della credibilità da uomo di governo.

Le tariffe sociali

La misura a cui Cancelleri tiene di più – e cioè le tariffe sociali – è già una norma dello Stato. Con «un contributo per ogni biglietto aereo acquistato da e per Palermo e Catania», c’è scritto nella legge di bilancio che apposta 25 milioni per il 2020. Quattro le categorie di beneficiari: studenti universitari fuori sede, disabili gravi, lavoratori dipendenti con sede lavorativa fuori Sicilia e migranti per ragioni sanitarie entrambi con reddito lordo annuo fino a 20mila euro.

Per passare dalla teoria alla pratica serve però un decreto attuativo del ministero dei Trasporti. «Ed è proprio a questo che abbiamo già cominciato a lavorare», dice Cancelleri. Con due mesi di tempo per indicare la «quantificazione dello sconto», ma anche «modalità» e «termini» del rimborso. Da un primo report ricevuto dai tecnici, il viceministro ipotizza «in 400mila siciliani la platea di potenziali passeggeri, da e per Catania e Palermo su tutte le destinazioni nazionali, appartenenti alle quattro categorie, ma non sappiamo quanti di loro voleranno effettivamente, e, fra chi lo farà, quante volte l’anno». Ed è da questa incertezza che dipende la stima al ribasso dello sconto da indicare nel decreto: sarà del 30% e non del 40-50% prospettato all’inizio. Stabilito il “quanto”, è il “come” a essere più complicato. «A breve riuniremo al ministero tutti i vettori interessati per concordare aspetti più tecnici che politici». Come si applicheranno le tariffe sociali? «Confermo l’idea di partenza: una finestra nel sito di Enac in cui depositare i documenti che attestino i requisiti. E poi sarà questo portale dedicato, fatte le opportune verifiche, a emettere un codice sconto personale, da utilizzabile nelle prenotazioni di tutte le compagnie». Saranno queste ultime, secondo Cancelleri, a ricevere dallo Stato il rimborso della differenza fra il biglietto a prezzo pieno e la tariffa scontata.

«È la prima volta che in Italia si sperimenta una cosa del genere – ammette il viceministro – e siamo consapevoli che potranno servire aggiustamenti in corso». E se i 25 milioni non dovessero bastare? «Ci sono molti strumenti per rimpinguare il fondo, ma bisogna considerare che dovrà coprire metà del 2020». Perché il test delle tariffe sociali partirà «presumibilmente prima della stagione estiva, altro picco del caro-voli per la Sicilia».

La continuità territoriale

E poi l’orizzonte di tariffe fisse per tutti i residenti in Sicilia per determinate tratte aeree. Ovvero: la continuità territoriale. Sempre «entro l’estate», secondo Cancelleri, partirà quella riconosciuta agli aeroporti di Trapani (con Ancona, Brindisi, Napoli, Parma, Perugia e Trieste) e di Comiso (con Roma e Palermo). Un’operazione da 49,5 milioni: 33 di fondi statali, 16,5 regionali. «Nessuna somma distolta, nessun ritardo su Comiso, che ha avuto solo qualche problema per Milano, visto che la Commissione Ue ha chiesto di non indicare solo uno dei due scali. Ma adesso la parte ministeriale è conclusa e sono certo che la Regione espleterà i bandi per scegliere prezzo fisso e compagnie». Anche in questo caso l’idea è di lanciare entro l’estate il nuovo regime per i due scali minori (entrambi a quota 400mila passeggeri l’anno), che per Cancelleri «avrà un effetto moltiplicatore sul traffico».

Ma il viceministro ha più d’una riserva sulla continuità territoriale, che «ti dà la possibilità di viaggiare a un costo fisso, ma distrugge la concorrenza e abbassa il livello di qualità del servizio». E poi c’è l’Europa che «sta lì col fucile puntato, come per Crotone, dove ci sono 9 milioni bloccati». La paura di Cancelleri, che promette «il massimo impegno, di concerto con Musumeci che presiederà la conferenza dei servizi, per provarci fino alla fine», è ottenere il beneficio per Catania e Palermo. Al di là dei fondi («lo Stato dovrebbe metterci 150 milioni, ma la Regione altri 75»; ma con un emendamento di Iv, prima firmataria la senatrice Valeria Sudano, ci sono 25 milioni già nel 2020), il punto è che una misura su un’Isola di 5 milioni di residenti e due aeroporti con numeri record sui voli per Roma e Milano «rischia di finire nella tagliola dei divieti su libera concorrenza e aiuti di Stato». Dunque, «dovremo muoverci come in una cristalleria». Come? «Prima acquisendo tutti i dati dai gestori di Fontanarossa e Punta Raisi, poi dialogando con la commissione Trasporti Ue per concordare parametri e rotte».

La compagnia siciliana

E se la migliore arma per vincere la guerra del caro-tariffe fosse davvero una compagnia siciliana? Cancelleri resta scettico. Soprattutto sul progetto, rilanciato da Nello Musumeci, di una società con parte di capitale pubblico. «Non conosco i dettagli, so soltanto ciò che ho letto sul vostro giornale. Ma non la vedo bene. Soprattutto se la Regione si mette a comprare aerei per fare una specie di “Ast dei cieli”, il che, ricordandomi una sparata di Crocetta, mi fa rabbrividire». Oggi «non può stare sul mercato» una compagnia di bandiera in stile AirMusumeci, «a meno che non si metta in conto una specie di “perdita sociale” che però a casa mia si chiama anche debito pubblico. Magari con la creazione di un altro carrozzone regionale».

Cambierebbe qualcosa se – come nel progetto “Aerolinee Siciliane” esposto su La Sicilia da Luigi Crispino – il protagonista fosse una società con azionariato popolare? «Valgono le stesse perplessità. Ma se un imprenditore privato vuole provarci e mi dimostra il contrario, sarei felice di avere torto», chiosa con una risata Cancelleri.

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