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Così il Recovery Fund può cambiare il destino del Mezzogiorno d’Italia

Di Olindo Terrana* |

E’ stata avviata dal ministro Mara Carfagna l’iniziativa di ascolto “SUD – Progetti per ripartire” in vista della elaborazione definitiva del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che verrà presentato all’UE entro il 30 aprile, e dell’Accordo di Partenariato dell’Italia 2021-2027, la cui stesura definitiva è prevista per luglio 2021.

Obiettivo del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale è di avviare un percorso di confronto fra istituzioni, parti sociali, esperti e competenze differenti nella condivisione di obiettivi, finalità, priorità e metodi da seguire per la progettazione e la realizzazione degli interventi nel Sud d’Italia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

I lavori, strutturati in tre sessioni, si sono svolti il 23 e 24 marzo 2021, in videoconferenza trasmessa sul sito del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale e sui canali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La prima sessione, dedicata agli interventi dei rappresentanti istituzionali, si è aperta con l’intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, al quale sono succeduti gli interventi dei rappresentanti di Banca d’Italia, dell’Istat, della Ragioneria Generale dello Stato, dell’Agenzia per la Coesione, della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, della Direzione Generale Politica Regionale della Commissione europea e dei Presidenti delle Regioni del Sud d’Italia.

Nella seconda sessione, dedicata ai rappresentanti dei Comuni, sono intervenuti i sindaci delle città metropolitane e si sono costituiti otto tavoli di lavoro con la partecipazione di esponenti di fondazioni, associazioni, scuole e università, parti sociali, imprese e aziende sanitarie.

I Tavoli di Lavoro hanno affrontato delicati temi quali: “La questione meridionale oggi”, “Università per l’impresa e l’amministrazione”, “Lavoro e socialità”, “Mobilità a lungo e a breve raggio”, “Transizione ambientale”, “La scuola strumento per rimuovere gli ostacoli”, “Innovazione digitale”, “Salute, filiera strategica”.

Nella terza sessione del 24 marzo hanno relazionato i coordinatori degli otto tavoli tematici ai quali si sono succeduti gli interventi di F. Barca, C. De Vincenti, C. Bastioli, L. Reichlin e G. Provenzano e il contributo di Bruno Tabacci, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

In conclusione il ministro Mara Carfagna ha tracciato un bilancio dell’evento lasciando la chiusura dei lavori al ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco.

All’avvio dei lavori la Carfagna ha invitato i partecipanti “ad essere concreti, pragmatici, efficaci” in un momento straordinariamente importante che può cambiare il destino non solo del Sud d’Italia, ma dell’intero Paese, rassicurando i presenti sul fatto che “l’ascolto del Mezzogiorno è appena iniziato” e con esso “deve iniziare la stagione di rinnovamento per il Sud”.

Il Presidente Draghi, preannunciando la volontà del Governo di “condurre una campagna di ascolto diffusa” ha poi sottolineato che “Next Generation EU prevede per l’Italia 191,5 miliardi da spendere entro il 2026… per far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e centro-Nord che è fermo da decenni… dagli inizi degli anni ’70 a oggi è grandemente peggiorato. Il prodotto per persona nel Sud è passato dal 65% del Centro Nord al 55%. Negli ultimi anni, c’è stato un forte calo negli investimenti pubblici, che ha colpito il Sud ovviamente insieme al resto del Paese. Tra il 2008 e il 2018, la spesa pubblica per investimenti nel Mezzogiorno si è infatti più che dimezzata ed è passata da 21 a poco più di 10 miliardi”.

Draghi ha, altresì, sottolineato la grande opportunità di aumentare la spesa in infrastrutture fisiche e digitali e nelle fonti di energia sostenibili, precisando che alle risorse di Next Generation EU vanno anche aggiunte le risorse finanziarie degli altri programmi europei e dei fondi per la coesione, per altri 96 miliardi per il Sud nei prossimi anni.

Inoltre ha manifestato la preoccupazione che tali risorse non necessariamente potrebbero determinare la ripartenza del Mezzogiorno a causa delle due variabili legate all’utilizzo dei fondi europei e alla capacità di completamento delle opere pubbliche. Non a caso, ha precisato Draghi, “A fronte di 47,3 miliardi di euro programmati nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione dal 2014 al 2020, alla fine dello scorso anno erano stati spesi poco più di 3 miliardi, il 6,7%. Nel 2017, in Italia erano state avviate ma non completate 647 opere pubbliche. In oltre due terzi dei casi, non si era nemmeno arrivati alla metà. Il 70% di queste opere non completate era localizzato al Sud, per un valore di 2 miliardi”. Pertanto obiettivo prioritario del Governo è “Divenire capaci di spendere questi fondi, e di farlo bene, …Vogliamo fermare l’allargamento del divario e dirigere questi fondi in particolare verso le donne e i giovani” e tutto ciò attraverso “Una scelta che vuole valorizzare la partecipazione”.

Dopo l’intervento del Presidente Draghi, i presidenti delle regioni del Sud d’Italia hanno focalizzato molte problematiche quali la consapevolezza che nel Sud i fondi aggiuntivi sono diventati fondi sostitutivi della spesa ordinaria (De Luca), la necessità di adeguate revisioni normative che consentano di dare più certezze per la realizzazione delle opere (Emiliano), affrontare la coesione territoriale superando le difficoltà di programmazione che sorgono tra le aree interne e quelle pianeggianti e costiere e potenziare i porti in funzione di un’adeguata piattaforma europea (Marsilio), colmare gli svantaggi strutturali permanenti in termini di trasporti con particolare riguardo alle isole di Sardegna e Sicilia, dare speditezza all’azione amministrativa limitando il neocentralismo (Solinas), avere risorse e procedure veloci per realizzare le opere pubbliche attraverso una forte sburocratizzazione (Musumeci).

Nelle considerazioni finali la Carfagna ha dichiarato la volontà di porre le fondamenta per “un Mezzogiorno dei diritti, dello sviluppo e del lavoro”, così come necessita smettere con il criterio della spesa storica, che penalizza i territori bisognosi di colmare i divari sui diritti essenziali quali, ad esempio, gli asili nido e le politiche sociali.

Nel Mezzogiorno, ha ricordato il Ministro, assieme al collega Brunetta abbiamo già pensato ad un piano straordinario di 2.800 assunzioni entro l’estate, ma saranno, inoltre, destinate risorse senza precedenti: “circa la metà degli investimenti in infrastrutture previsti nel PNRR, oltre a 250 milioni per il contrasto alla povertà educativa, 300 milioni per la riconversione dei beni confiscati alle mafie, 900 milioni per irrobustire le infrastrutture sociali e materiali delle aree interne (parte di un piano complessivo di 2 miliardi), 600 milioni per le infrastrutture nelle ZES, 350 milioni per nuovi ecosistemi dell’innovazione. A questi si aggiungono gli 8 miliardi riservati al Sud nel piano ReactEU, gli oltre 80 miliardi tra fondi di coesione europei e cofinanziamenti, l’80% del Fondo di sviluppo e coesione nazionale”.

Ma tale mole di risorse, ha avvertito il ministro, non è sufficiente a determinare una maggiore coesione territoriale, senza una capacità progettuale efficace e di superamento delle lentezze della macchina burocratica e lo snellimento delle procedure, sarà difficile completare le opere nei tempi previsti e, pertanto “necessita un impegno corale a tutti i livelli istituzionali e alle imprese per lavorare insieme in vista dell’obiettivo finale”.

Il Ministro Franco, a conclusione dei lavori, richiamandosi a Draghi ha fortemente posto la necessita di abbattere i divari territoriali dell’Italia, così come di attivare e potenziare tutte le capacità amministrative a tutti i livelli (Stato, regioni comuni). Ha sottolineato la positività dell’approccio multisettoriale del PNRR chiarendo, però, che il ritardo del Mezzogiorno non può essere superato dal solo PNRR, ma necessita una strategia più complessiva e di maggiore durata. Per il Ministro il PNRR costituisce una grande occasione, ma occorre uno sforzo maggiore e superiore nel tempo per dare adeguate risposte al superamento dei divari territoriali del Paese.

Estremamente significativo, nel corso dei lavori, l’intervento del Maestro Riccardo Muti che dalla prestigiosa sede del Teatro Massimo di Palermo, da lui definito “uno dei teatri più belli del mondo”, presentatosi come “figlio del Sud”, ha lanciato un appello per i teatri, i musicisti, i ballerini, i coristi, le bande, gli artisti e i tecnici della tradizione musicale italiana, conosciuta e molto apprezzata nel mondo, raccomandandosi con la Carfagna affinchè “Le parole non siano portate via dal vento ma siano realtà.”

*Architetto, PHD Pianificazione urbana e territoriale e Project manager di Programmi interterritoriali e transnazionali.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA