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Ponte sullo Stretto, il governo trova il modo di dire sì per dire no

Di Redazione |

C’era attesa per la relazione della commissione speciale del ministero dei Trasporti sul Ponte sullo stretto, commissione istituita dall’ex ministro Paola De Micheli e che doveva essere presentata a giorni al Parlamento dal nuovo ministro Enrico Giovannini per aprire un dibattitto pubblico e definitivo sull’opportunità di costruire la “madre” di tutte le infrastrutture, ovvero l’attraversamento stabile tra Sicilia e Calabria. Ma qualcosa è trapelata oggi sui giornali e ha probabilmente rovinato al governo l’effetto sorpresa.

La sorpresa sarebbe stata il presunto sì del governo alla fattibilità dell’opera. Ma c’è un però. che vi sveliamo più avanti. «Oggi è uscito un articolo che anticipa la relazione che ancora non è finalizzata e dunque invito tutti a leggere con attenzione la relazione che a breve io trasmetterò al Parlamento», ha detto oggi il ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili

«Invito a questa lettura attenta, perché la commissione ha messo insieme evidenze molto importanti, riflettendo sugli aspetti trasportistici, sugli aspetti vulcanologici, economici», ha spiegato il ministro, sottolineando che «è importante che il dibattito che si svilupperà sia basato sui fatti citati nella relazione». Ma bisogna «fare attenzione particolare a non farne un dibattito puramente ideologico», ha concluso Giovannini, facendo appello anche ai media.

La relazione della commissione di esperti sul ponte sullo Stretto «contiene molte informazioni nuove, molti elementi che vanno considerati da molti punti di vista – ha aggiunto -. Questa commissione di esperti molto molto qualificati ha completato questo lavoro e questo lavoro ha preso in considerazione diverse ipotesi e ha tratto delle conclusioni che verranno rapidamente inviate in Parlamento e al dibattito pubblico».

Sull’ipotesi che per il ponte possano essere usati i fondi del Next Generation Eu, il ministro ha chiarito che il «il Pnrr è chiuso, andato a Bruxelles, fine delle trasmissioni. E come ho detto nelle scorse settimane non sarebbe stato possibile inserirlo, anche se qualcuno avesse voluto, perché le scadenze sono il 2026 con le opere in esecuzione. Dopodiché ci sono altri fondi e, se il paese deciderà di andare in questa direzione, deve utilizzare altri fondi». 

Secondo quanto trapelato, l’ennesima commissione speciale di super esperti creata per valutare il ponte avrebbe quindi detto sì all’opera. E questa sarebbe davvero una grande notizia se non fosse per il fatto che dal documento emergerebbe una sostanziale “bocciatura” del progetto a campata unica a favore di una nuova soluzione a tre campate.

In buona sostanza, sempre secondo quanto trapela, la commissione – che avrebbe bocciato le due ipotesi di tunnel – propenderebbe per il progetto di Italfer che prevede di piantare due piloni in mezzo al mare un po’ come il ponte Akashi in Giappone

La commissione speciale proporrebbe quindi di abbandonare un progetto già pronto per una soluzione ancora tutta da impostare. «Significherebbe ricominciare da capo e sarebbe un modo burocratico e ipocrita per mettere una pietra tombale sulla più importante opera infrastrutturale europea del prossimo futuro» ha sintentizzato bene la parlamentare siciliana Stefania Prestigiacomo di Fi. 

«In Parlamento ho chiesto più volte chiarezza al governo sulla realizzazione di quest’opera, invitando il governo a indicare quando i pareri della Commissione ministeriale fossero inviati alle Camere. Ciò non è ancora avvenuto. Venga quindi il Ministro Giovannini in Parlamento e riferisca su quanto pubblicato oggi ovvero chiarisca una volta e per tutte se questo governo vuole o non vuole realizzare il ponte sullo stretto di Messina. E la Regione Siciliana – conclude l’ex ministro dell’Ambiente – neghi l’intesa ove si proponesse il ponte a 3 campate. Pensare di ricominciare tutto l’iter progettuale da zero è uno schiaffo a tutti i Siciliani».

«Il progetto già esistente del Ponte sullo Stretto è l’unica strada per scrivere una nuova storia di Sicilia e Sud Italia – afferma dal canto suo l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone -. Per altro verso, l’ipotesi alternativa di Italferr del ponte a tre campate, ancorché valida e ritenuta fattibile, sarebbe però tutta ancora da impostare. Ecco perché dobbiamo partire subito dal progetto di Eurolink che WeBuild, assieme a Sicilia e Calabria, si è detta pronta a realizzare da subito. Un progetto chiavi in mano, già munito dei necessari pareri e relative autorizzazioni. Il governo Musumeci chiede che non si perda più tempo, facendo anche appello alla chiara maggioranza pro-Ponte presente in Parlamento. Oggi ci sono tutte le condizioni per passare dalle parole ai fatti».

Il 12 maggio è il giorno nel quale la relazione potrebbe arrivare in Parlamento e lì vedremo se le indiscrezioni saranno confermate.

«Se c’è un’opera prontamente cantierabile e che tra l’altro darebbe lavoro a circa quarantamila addetti per dieci anni nelle due regioni a più alta disoccupazione è proprio il Ponte sullo Stretto, che poi sarebbe il più lungo del mondo, vanto e gloria dell’imprenditoria italiana», scriveva il nostro compianto Tony Zermo, il giornalista siciliano che più si è battuto per la realizzazione di quest’opera.

La verità è che – come diceva Zermo – sul Ponte sullo Stretto «il governo di Roma ha sempre barato». E sembra voglia continuare. Si continua a rimandare la realizzazione di un’opera che è cantierabile, dotata di un progetto esecutivo, che costa più non fare che realizzare. Nominare una nuova commissione e attendere un ennesimo via libera per aprire un nuovo dibattito  quando il progetto er agià pronto è stato solo un modo per perdere altro tempo. A spese del Sud e dei siciliani.

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