«Altolà» al Credito Etneo dagli ispettori della Banca d’Italia
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Catania. Dopo la Banca di sviluppo economico, meglio nota come Banca Base, ora è il Credito Etneo Bcc a finire tra le maglie dei controlli della Banca d’Italia, che, con provvedimento del primo giugno scorso, pubblicato il 3, ha ordinato all’istituto di credito di astenersi dall’intraprendere operazioni con nuova clientela adottando, in pratica, lo stesso provvedimento inibitore tempo addietro adottato nei confronti di Banca Base, che per un determinato periodo di tempo non potè compiere operazioni finanziarie (la triste parabola di questa banca ormai scomparsa dal panorama creditizio si concluse con gli arresti del presidente del consiglio di amministrazione, Pietro Bottino, e del direttore generale, Gaetano Sannolo, e con diversi componenti del cda e del collegio sindacale inquisiti. Per fortuna i soldi dei risparmiatori furono salvati grazie all’intervento della Banca agricola popolare di Ragusa; stessa fortuna non hanno avuto gli azionisti che non hanno ancora recuperato un solo centesimo).
Seppure ancora nulla di ufficiale sia stato fatto trapelare, fonti autorevoli hanno fatto notare che il Credito Etneo sarebbe molto vicino al gruppo dell’ex patron del Catania Calcio Antonino Pulvirenti (le assemblee della Banca venivano tenute a Torre del Grifo e le società Finaria e Meridi sono socie della Banca).
Anni fa, inoltre, l’istituto aveva concesso un mutuo milionario alla Windjet (la compagnia aerea di cui era proprietario lo stesso Pulvirenti) prima del suo fallimento, soldi immediatamente dopo travasati in Finaria. Professionisti che hanno lavorato con Pulvirenti (come Pietro Asero, già sindaco di Meridi e Finaria, e Angelo Vitaliti, già amministratore di Meridi e Calcio Catania) ricoprono o hanno ricoperto cariche nella Banca Credito Etneo (Pietro Asero è attuale componente del collegio sindacale e Angelo Vitaliti è stato sino a qualche anno fa nel Consiglio di amministrazione).
Inoltre nel fascicolo fallimentare della Meridi sono presenti diversi assegni del Credito Etneo dati in pagamento a fornitori che però non li hanno potuti incassare per mancanza di fondi. Circostanze, tutte queste, che si spera siano soltanto delle mere coincidenze.
Già a maggio del 2019 la Banca venne citata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, Santino Mirabella, nell’ambito dell’operazione antimafia “Gisella” (in cui furono arrestate 26 persone, una sola delle quali detenuta, compreso un carabiniere in servizio nella stazione di Motta Sant’Anastasia che rivelava agli affiliati notizie riservate su attività investigative), per i rapporti di un colletto bianco dell’Istituto di credito Alessandro Amore con il boss Nino Rivilli affiliato ai “Tuppi” di Misterbianco (ovvero gli eredi del boss Mario Nicotra a suo tempo vicini ai “cursoti”, successivamente ai “carcagnusi” di Nuccio Mazzei e, comunque, sempre in rotta di collisione con il gruppo del Malpassotu, Giuseppe Pulvirenti, il “leone di Belpasso”).