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«Melior de cinere surgo…» Ma quanta ciniri m’haia assuppari prima?

Il diario semiserio di un catanese esasperato

Gino Astorina

24 Luglio 2024, 10:38

auto ricoperta di cenere vulcanica dall'Etna a Catania

auto ricoperta di cenere vulcanica dall'Etna a Catania

Mi ha ripetuto almeno mille volte la stessa frase, onestamente anche con intonazioni diverse, ormai era diventato un mantra: «Porta la macchina a lavare», «Ci sei andato al lavaggio?» «È finalmente pulita la macchina?».
Da oltre un mese mia moglie mi ripeteva quotidianamente sempre la stessa cosa, io con altrettanta solerzia trovavo mille scuse per non farlo, ma onestamente l’auto posteggiata da mesi sotto casa, sapevo che fosse la mia per via della localizzazione di Google.

Ormai non aveva più il colore originale, forse neanche l’aerodinamica originale, la sabbia del Sahara mista alla cenere dell’Etna l’aveva resa una scultura post-moderna. L’altra sera davanti a una richiesta formale di separazione con pretesa di alimenti pari ad uno stipendio da impiegato regionale, ho ceduto, diciamo che mi sono lasciato convincere. Porto la macchina a lavare. Dopo ampia contrattazione con l’omino car wash, riesco a convincerlo nel farmi un prezzo che rientri nei parametri di Maastricht, la sua richiesta iniziale prevedeva anche l’uso di materiale esplosivo per la rimozione delle parti ormai calcificate.

Lo lascio lavorare e mi accingo a prendermi un caffè, il bar dopo la sala da barba è il talk-show dei catanesi, il tempo di ordinare l’espresso e mi coinvolgono nel dire la mia nello spot televisivo che in questi giorni va in onda per sapere cosa ne pensassi. Io ho risposto al volo che era giusto che i nostri concittadini fossero richiamati all’ordine e al senso civico. Ma la domanda non era questa: si voleva sapere se quell’orata presente nel filmato, era «chiù giustu falla arrustuta, piuttosto ca all’acqua pazza!». Li ho lasciati che disquisivano anche sul tipo di carbonella da utilizzare.

Finalmente riprendo la macchina, alla vista del colore e forma originaria mi sono emozionato come quando l’ho ritirata dal concessionario. Ritorno a casa e giustamente non trovo più il posto dove parcheggiarla. La mia attenzione viene catturata da una serie di fotocopie appiccicate al muro tenute da scotch adesivo con un avviso che intimava per le prossime 48 ore il divieto di posteggiare pena la rimozione, poiché da mezzanotte alle quattro del mattino con un macchinario speciale avrebbero, spazzato via tutta la cenere vulcanica. Disperazione!
In tempi normali trovare parcheggio era già un’impresa, stavolta sarebbe stato più facile vincere una cinquina al lotto. Trovo ricovero per la macchina a circa tre chilometri da casa mia. Durante la notte nessun mezzo spala-cenere mi sveglia, saranno elettrici.

Mi sveglio e affacciandomi mi accorgo che la situazione per le strade è perfettamente uguale al giorno prima, anzi una nube grigia si stava abbattendo sulla città, tutto inutile, con la differenza di avere la macchina a tre chilometri di distanza, non poter utilizzare il motorino per non scivolare e i soldi del lavaggio macchina che si sono fatti benedire.
Intimo a mia moglie di non dirmi mai più di portare al lavare la macchina. Lei serafica mi dice dovresti essere contento il motto di Catania è: «Melior de cinere surgo», non le rispondo potrei esplodere come l’Etna e penso: «ma ju quantu cinniri m’haja assuppari ancora prima di surgere?».